Guerra fredda e interessi nazionali |
Massimo de Leonardis
IL LIBRO – L'epoca successiva alla Seconda guerra mondiale marca una netta discontinuità rispetto alle fasi precedenti della politica estera italiana. Tuttavia, passata la fase dell'emergenza e della scelta di campo, riemersero alcune caratteristiche costanti della nostra diplomazia. DAL TESTO – "Di fatto per il nostro Paese, durante la Guerra fredda, il rapporto con Washington è sempre stato prevalente, in politica sia estera sia interna. Già nell'ultima fase della guerra e nell'immediato dopoguerra, l'Italia affidò le sue sorti agli Stati Uniti, stante anche l'atteggiamento punitivo di Londra e poi la perdurante freddezza dei rapporti con la Gran Bretagna, riacutizzata dalla questione di Trieste, delle cui dolorose vicende furono incolpati soprattutto gli inglesi, e la debolezza della Francia. Lo stesso maresciallo Badoglio, che gli inglesi e in particolare Churchill consideravano legato a loro e garante dell'armistizio, si era affrettato a offrire a Washington l'egemonia in Italia e nel Mediterraneo. La «svolta di Salerno», strettamente collegata alla ripresa delle relazioni diplomatiche con l'URSS, una classica manovra da vecchia diplomazia sabauda realizzata appunto da due sudditi del Re di Sardegna, il piemontese Badoglio ed il sardo Renato Prunas segretario generale f. f. di Palazzo Chigi, portò alla costituzione del secondo governo del maresciallo, che in tale occasione scrisse al presidente americano Roosevelt chiedendogli un «riesame integrale della durissima situazione [...] dell'Italia», facendola passare dalla «co-belligeranza all'alleanza». «Nessun uomo vivente» poteva svolgere meglio quel compito: «Gli Stati Uniti assumerebbero in questo modo in Italia e nel Mediterraneo - continuava Badoglio - un ruolo dirigente nei confronti di tutte le altre potenze; si assicurerebbero una decisa e decisiva influenza sull'Italia e sulle cose italiane; neutralizzerebbero una qualunque azione ed influenza dall'Est; scongelerebbero la rigida e intransigente politica britannica, trascinandola verso mete e compiti più costruttivi». In modo analogo il sostituto alla segreteria di Stato vaticana monsignor Domenico Tardini si era rivolto nel dicembre 1943 ai dirigenti americani: «Gli Stati Uniti acquisirebbero una magnifica base nel cuore dell'Europa e del Mediterraneo per l'estensione di un'influenza civilizzatrice e per una vantaggiosa penetrazione economica»." L'AUTORE – Massimo de Leonardis è Ordinario di Storia delle Relazioni e delle Istituzioni Internazionali e Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche nell'Università Cattolica di Milano. Coordinatore delle discipline storiche al Master in Diplomacy dell'ISPI, Vice Presidente della International Commission of Military History e della Società Italiana di Storia Internazionale. Tra i suoi volumi più recenti: "Europa-Stati Uniti: un Atlantico più largo?", Milano, 2001; "L'Italia e il suo Esercito", Roma, 2005; "Storia dei Trattati e Politica internazionale", Milano, 2011; "Ultima ratio regum. Forza militare e relazioni internazionali", Milano, 2013. INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Luigi Vittorio Ferraris - Introduzione - I. Forze politiche e diplomazia di fronte alle continuità e discontinuità nella politica estera dopo la Seconda guerra mondiale (1. Gli spartiacque della politica estera italiana - 2. Le tradizioni militari dell'Italia - 3. L'Italia unita: un popolo «di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di navigatori, di trasmigratori» o di «traditori»? – 4. La politica estera italiana dopo la Seconda guerra mondiale: tra rottura e continuità) - II. Le premesse militari della ricostruzione della politica estera italiana: la cobelligeranza (1943-1945) (1. Il ruolo delle Forze armate italiane nelle trattative per l'armistizio «breve» - 2. La cobelligeranza: una formula ambigua - 3. L'impiego del Regio esercito tra necessità militari e considerazioni politiche) - III. La questione di Trieste dalla cobelligeranza al memorandum d'intesa (1943-1954) (1. La «corsa per Trieste»: i progetti militari italiani - 2. La situazione politico-militare nella Venezia Giulia - 3. L'azione diplomatica italiana - 4. La frontiera orientale nel Trattato di pace - 5. Il logoramento della posizione italiana a seguito della «scomunica» sovietica di Tito - 6. Dallo scontro all'intesa (agosto 1953-ottobre 1954) – 7. Conclusione) - IV. L'Italia nella Guerra fredda: linee di fondo e peculiarità (1. La novità della Guerra fredda e il caso italiano - 2. L'Italia dalla sconfitta all'alleanza con l'Occidente - 3. L'Italia nuovamente Grande potenza? - 4. La riabilitazione dell'Italia) - V. Manlio Brosio ambasciatore a Mosca e la scelta occidentale dell'Italia (1947-1950) (1. La nomina di Brosio - 2. Una politica di «dignitoso riserbo» e «decisa neutralità» - 3. Brosio interprete della politica estera sovietica - 4. L'esigenza primaria della sicurezza - 5. Un gaullista italiano?) - VI. L'atlantismo dell'Italia tra Guerra fredda, interessi nazionali e politica interna: dal centrismo al centro-sinistra (1953-1963) (1. Guerra fredda e interessi nazionali: Trieste e la politica atlantica (1953-54) - 2. La prima distensione: il ritorno dell'Italia Grande potenza? - 3. Il neoatlantismo: mito e realtà - 4. Il centro-sinistra - 5. Aspetti militari della presenza italiana nella NATO - 6. Conclusione: il primato dell'atlantismo) – VII. Il Mediterraneo nella politica estera italiana del secondo dopoguerra (1. Il primato dell'atlantismo - 2. Il «terzo cerchio» mediterraneo - 3. Il Mediterraneo al centro del neoatlantismo - 4. Crisi e rilancio della politica estera italiana) - Indice dei nomi |