Unam Sanctam |
Paolo Pasqualucci IL LIBRO – Il presente saggio, quali che siano i suoi limiti, vuole offrire un contributo al dibattito attuale sul Concilio Ecumenico Vaticano II. Il cinquantesimo anniversario del suo inizio (11 ottobre 1962), testé conclusosi, ha visto celebrazioni che ne esaltavano i supposti grandi vantaggi che ne sarebbero derivati alla Chiesa universale. DAL TESTO – "Per ciò che riguarda la Liturgia, solleva notevoli perplessità il modo nel quale è definita la Santa Messa nella costituzione Sacrosanctum Concilium sulla liturgia (SC 47,48,106), ove sembrano prevalere le nozioni di "convito nel quale si riceve Cristo" e "memoriale" in luogo di sacrificio propiziatorio (che ci procura cioè misericordia [propitiatio] presso Dio per i nostri peccati), con l'ultimo articolo che mette in evidenza "il mistero pasquale" (nuovo, oscuro ed inusuale nome della Messa) come «riunione dei fedeli in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare alla Eucaristia e così far memoria della passione, della resurrezione e della gloria del Signore Gesù e render grazia a Dio...» (SC 106); modo di esprimersi che sembra presentare la Messa essenzialmente come memoriale e "sacrificio di lode", alla maniera dei Protestanti eretici. Inoltre, le definizioni della Messa della SC, tacendo del dogma della transustanziazione e del carattere di sacrificio propiziatorio della Messa, non rientrano nella fattispecie condannata solennemente da Pio VI nel 1794, quando fulminò le eresie dei Giansenisti, dichiarando la loro definizione della Messa, proprio a causa del silenzio sulla transustanziazione, «perniciosa, infedele all'esposizione della verità cattolica sul dogma della transustanziazione, favorevole agli eretici»? Nel decreto Ad Gentes sull'attività missionaria della Chiesa (AG), la variazione nel significato della Messa è ancora più evidente: vi si dice che i catecumeni partecipano alla Santa Messa ossia «celebrano il memoriale della morte e della resurrezione del Signore con tutto il popolo di DIO [memoriale mortis et resurrectionis Domini cum cuncto Populo Dei celebrant]» (AG 14), il quale "popolo di Dio" non assiste dunque alla Messa ma la "celebra", assieme all'officiante, evidentemente; idea che sembra potersi ricavare da SC 48. In questi articoli della SC appaiono già gli elementi della definizione della montiniana Nuova Messa nello sconcertante art. 7 della Institutio Novi Messalis Romani (1969), tuttora vigente: «La Cena del Signore o Messa è la santa assemblea o riunione del popolo di Dio che si raduna sotto la presidenza del sacerdote per celebrare il memoriale del Signore»; definizione che suscitò al tempo le angosciate quanto inutili proteste di tanti fedeli e sacerdoti, e la ben nota presa di posizione dei cardinali Ottaviani e Bacci a causa del suo evidente carattere protestante. Vale la pena confrontarla con quella ortodossa, sostenuta nel Catechismo di san Pio X: «N. 159. Che cos'è la Santa Messa? La Santa Messa è il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo che, sotto le specie del pane e del vino, si offre dal Sacerdote a Dio sull'altare in memoria e rinnovazione del Sacrificio della Croce»." L'AUTORE – Paolo Pasqualucci, già ordinario di Filosofia del Diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Perugia, ha insegnato anche nelle Università di Roma, Napoli, Teramo (Storia delle Dottrine Politiche). La sua produzione si è inizialmente incentrata su temi giusfilosofici e di filosofia della politica con articoli, saggi e monografie dedicate a classici moderni quali Locke, Hobbes, Rousseau e Kant. Ha rielaborato progressivamente i suoi corsi universitari in una Introduzione alla filosofia del diritto (Margiacchi-Galeno, Perugia, ultima edizione nel 1994, pp. 228). Ha sviluppato una critica radicale del pensiero rivoluzionario in due articoli dedicati a Walter Benjamin (La Rivoluzione come Messia. Considerazioni sulla filosofia politica di Benjamin, "Trimestre", X, 1977, 1-2, pp. 67-112; Felicità Messianica. Interpretazione del frammento teologico-politico di Benjamin, "Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto", LV, 1978, 3, pp. 583-629) e in un saggio dedicato al Messianesimo laico contemporaneo: Politica e Religione. Saggio di teologia della storia (Antonio Pellicani, Roma 2001, pp. 94). A partire dall'inizio degli anni Novanta del secolo scorso si è dedicato in prevalenza alla ricerca metafisica e teologica. Nell'ambito della prima, ha pubblicato un saggio sul concetto dell'Uno come concetto filosofico di Dio, nel quale ritiene di aver dimostrato che tale concetto è perfettamente compatibile con quello del vero Dio, rivelatosi nella Santissima Monotriade: Introduzione alla Metafisica dell'Uno, con Prefazione di Antimo Negri (Antonio Pellicani, Roma 1996, pp. 151). Sta inoltre lavorando da anni ad un'opera in tre volumi intitolata Metafisica del Soggetto, volta a rifondare una teoria realistica della conoscenza, nella tradizione della metafisica classica o aristotelico-tomistica. Di essa è uscito il primo volume: Metafisica del Soggetto. Cinque tesi preliminari (vol. I, Spes - Fondazione G. Capograssi, Roma 2010, pp. 188). I suoi studi teologici e di filosofia della religione si sono concentrati sull'analisi critica del Concilio ecumenico Vaticano II, condotta dal punto di vista della Tradizione della Chiesa, traducendosi finora in articoli, interventi a convegni e due libri: Giovanni XXIII e il Concilio Ecumenico Vaticano II (Editrice Ichthys, Albano Laziale 2008, pp. 415); L'ambigua cristologia della redenzione universale. Analisi di "Gaudium et Spes 22" (Editrice Ichthys, Albano Laziale 2009, pp. 144). Di quest'ultimo è apparsa una versione ridotta in "Divinitas", LIV, 2011, 2, pp. 163-187, con il titolo: La Cristologia antropocentrica del Concilio Ecumenico Vaticano II. Il presente volume, Unam Sanctam, rappresenta il compimento delle indagini dell'Autore in questo campo, in uno "studio sulle deviazioni dottrinali nella Chiesa cattolica del XXI secolo", come appaiono nei testi più discussi e contestati del "pastorale" Vaticano II. INDICE DELL'OPERA – Al lettore – Introduzione – I. "Lumen gentium" 8, imputato di un inaccettabile concetto "allargato" della Chiesa di Cristo – II. "Unitatis redintegratio" 3, che sanziona l'inclusione delle comunità acattoliche nella Chiesa di Cristo – III. Parallelo tra "Aeternus Unigeniti" 1-7, schema scartato, e "Lumen gentium" 1-8 che lo ha rielaborato – IV. Struttura generale di "Aeternus Unigeniti" 3-7 – V. La Chiesa di LG 4-8 è una Chiesa dello spirito e dell'amore, ossia una Chiesa non gerarchica e non militante, sempre imperfetta, sempre in cerca della pienezza della Verità? – VI. Le immagini della Chiesa, secondo LG 6 – VII. Un "Corpo mistico" incentrato sul Cristo, che ha già redento l'uomo con la Sua incarnazione, morte e resurrezione? – VIII. Bilancio del raffronto tra AEU 1-7 e LG 1-8 – IX. La critica di Mons. Gherardini a LG 8 e UR 3 – X. Sull'origine del "Subsistit in". Critica dell'interpretazione di Sua Eminenza Prof. Karl J. Becker S. I. – XI. "Gaudium es spes" 22, ovvero una nuova dottrina dell'Incarnazione, come unione di Cristo "ad ogni uomo" – XII. La "redenzione universale" nella teologia personale di Papa Wojtyla – XIII. "Gaudium et spes" 22.1 e l'esegesi antropocentrica di Henri de Lubac – XIV. Possibile interpretazione antropocentrica della creazione in "Gaudium et spes" 12 e 24 – XV. Critica di "Lumen gentium" 22 che sembra aver creato due distinti titolari e due diversi esercizi della Suprema potestas iurisdictionis sulla Chiesa universale – XVI. La libertà religiosa della dichiarazione "Dignitatis humanae", laico corpo estraneo nel Vaticano II? - XVII. Il dogma dell'inerenza delle Sacre Scritture è messo in pericolo da "Dei Verbum" 11? – XVIII. Le ulteriori contraddizioni e lacune della "Dei Verbum", l'apodittica difesa d'ufficio del prof. Cantoni – XIX. Se esiste un'infallibilità implicita e surrettizia, allora anche il Vaticano II è un concilio dogmatico – XX. La neoilluministica "Gaudium et spes" specchio della pastoralità confusa del Vaticano II – L'Autore |