Pezzi di turchi |
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Cristoforo Spinella Pezzi di turchi Editori Internazionali Riuniti, pagg.206, € 13,00
DAL TESTO – “«Tutte le donne dovrebbero partorire almeno tre figli». La prima volta che lo disse, il primo ministro Erdoğan, non era solo un auspicio. Era un augurio, preciso, alle donne di Turchia nel giorno della loro festa. Alla platea che attendeva le linee guida delle politiche di genere del suo governo di ispirazione islamica, lo spiegò con chiarezza. Poi, dopo quell'8 marzo del 2008, è diventato un refrain, uno slogan buono a precisare e incentivare, suggerendo la funzione necessaria - se non esclusiva – del popolo femminile al tempo di Erdoğan. Per alcune, nei fatti, nulla di nuovo: in molte zone del paese, la struttura patriarcale della società le relegava a questo da tempo. A volte, da sempre. Ma le donne, in Turchia, erano abituate anche ad altro. E la nuova rappresentazione dell'angelo di un focolare religioso e nazionalista, che vede nella crescita demografica lo strumento di erezione delle rinnovate ambizioni internazionali, stonava. Maturata nel tempo l'intenzione coerentemente limitativa - o, forse, preclusiva - della contraccezione, il terzo governo Erdoğan ha provato a realizzarla. Prima, varando una legge che riduce i parti cesarei ai casi di stretta necessità medica, con l'obiettivo dichiarato di preservare la fecondità delle donne. Poi, con un piano per ridurre il limite massimo per l'aborto da dieci a quattro settimane, diventato lo scenario di una sfida decisiva sul terreno della libertà sessuale. E, almeno finora, sospesa. Se a fare le leggi - e a discuterne - ci fossero più donne, sarebbe forse diverso. Dice Sibel Gönül, del partito di Erdoğan, che guida la Commissione parlamentare sulle Pari opportunità: «Per me, il settore principale in cui la Turchia deve migliorare è il ruolo delle donne nei meccanismi decisionali». Non si tratta solo del Parlamento, dove pure non arrivano al 15 per cento. Il potere giudiziario, per esempio, è decisamente in mano agli uomini. Secondo i dati della magistratura, solo un quarto dei 7600 giudici e appena l'8per cento dei procuratori sono donne. L'occupazione femminile è sotto il 30 per cento, in calo rispetto al passato. E la dipendenza dall'uomo - marito, fratello o padre - in conseguente aumento. Tra le prime venti economie del mondo, e in crescita, nella classifica 2012 sul divario di genere del World Economic Forum la Turchia è solo centoventiquattresima su centotrentacinque Stati.” L’AUTORE – Cristoforo Spinella, giornalista professionista, è nato nel 1984. Esperto di Turchia, di cui scrive per diverse testate, ha vissuto a Istanbul e lavorato nelle sedi Ansa di Ankara e Parigi. INDICE DELL’OPERA – Introduzione – Pprima parte. Il contesto - 1. Ai confini dell'Europa - 2. La questione armena - 3. Il velo come bandiera - 4. Sesso e libertà - 5. Vivere da omosessuali - 6. Il dilemma curdo - 7. Le mani sulla stampa - 8. I giorni di Gezi – Seconda parte. A viva voce - 1. Il paese delle minoranze: Şafak Pavey - 2. Il diritto al velo: Merve Kavakçi-Islam - 3. La moschea delle donne: Zeynep Fadilhoğlu - 4. Essere gay in Turchia: Barbaros Şansal - 5. La soltudine degli armeni: Aris Nalci - 6. La Voce dei curdi: Aynur Doğan – Appendice – 1. La piattaforma di Taksim - 2. Le parole del potere - 3. Rapporti degli osservatori internazionali - Bibliografia
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