Lineamenti per una nuova filosofia della storia Stampa E-mail

Costanzo Preve – Luigi Tedeschi

Lineamenti per una nuova filosofia della storia
La passione dell’anticapitalismo

Casa Editrice Il Prato, pagg.288, € 18,00

 

preve-tedeschi_lineamenti  IL LIBRO – Dinanzi alla crisi devastante del capitalismo, sorge l’esigenza di comprendere il nostro presente storico. L’attuale capitalismo, proprio perché assoluto, non necessita di storia, rappresentando esso stesso “la fine della storia”, né tantomeno di filosofia, ma di dogmi ideologici. L’eterno presente del capitalismo globale è, in realtà, la fase terminale di un processo storico ormai esaurito e dalla sua crisi sistemica può nascere una nuova storia, un nuovo umanesimo, una nuova utopia. Non esiste, infatti, storia senza filosofia, proprio perché, secondo la definizione di Hegel la filosofia altro non è che “il nostro tempo appreso nel pensiero”. Una storia senza filosofia si tramuterebbe in uno storicismo autoreferenziale, un’ideologia giustificazionista del fatto compiuto. Una filosofia senza storia diverrebbe una concettualizzazione astratta autoreferente, che darebbe luogo ad un dogmatismo ideologico opposto – ma identico negli effetti – allo storicismo: nel divenire della storia verrebbero solo ricercate conferme delle presunte “verità” ideologiche. In questo libro vogliamo proporre un dialogo imperniato sull’analisi del pensiero di Vico, Hegel, Marx, Heidegger, Nietzsche, Bloch. Riproporre la problematica della filosofia della storia significa riscoprire il senso della storia, alla luce del contenuto veritativo della filosofia. Pensare il nostro presente nell’ottica della filosofia della storia e, quindi, considerare la storia umana come un processo unitario che ha come unico soggetto l’Uomo, pensato come entità rappresentativa della totalità dell’umanità, significa porsi in una condizione di radicale alternativa filosofica, etica e politica dinanzi al vuoto di essere prodotto dalla alienazione dell’uomo nella mercificazione capitalista globale. Poiché il capitalismo non riuscirà a determinare la fine della storia, è necessario riscoprire il fine della storia per comprendere il nostro tempo, e quindi le sue potenziali possibilità di trasformazione etica, sociale, politica.

  DAL TESTO – “L'ideologizzazione della filosofia della storia è un processo in cui […] vengono a sinterizzarsi il vero ed il certo, ma in una visione particolaristica e contingente che però assume le vesti di una categoria ideale di natura universale. In primo luogo, i fatti storici particolari vengono esaminati senza alcuna mediazione del certo con le categorie universali della verità filosofica. In secondo luogo, il pensiero filosofico dai fatti contingenti fa derivare una concettualità assoluta, univoca, perché priva di qualsiasi riferimento dialettico e avulsa da qualsiasi verifica storica. La filosofia assume quindi i caratteri di un determinismo assoluto, in cui la storia stessa assume le vesti di un divenire necessario per il raggiungimento degli obiettivi ideologici immanenti, più assimilabile ad un messianismo trascendente, piuttosto che ad una filosofia della storia che abbia la funzione di elaborare un sistema concettuale che fornisca un senso all'essere dell'uomo nella storia.
  “Alla fine delle grandi narrazioni ideologiche ha fatto seguito la teoria di Fukujama della fine della storia che riassume in sé la dimensione storica dell'attuale capitalismo globale. […] lo sviluppo del capitalismo si articola in tre fasi successive: il momento astratto, il momento dialettico, il momento speculativo. Il momento speculativo è quello terminale, in cui il capitalismo è giunto alla sua fase di sviluppo assoluta, in cui cioè riflette sé stesso nella società globalizzata da esso imposta. Pertanto, il capitalismo, giunto alla sua totale autoreferenza, dichiara la fine della storia, facendo coincidere la fine della storia stessa con la sua storia temporalmente determinata. Il capitalismo concepisce la fine della storia come l'avvento di una temporalità illimitata in cui esso riprodurrà eternamente sé stesso, ormai sempre uguale a sé stesso, poiché, in quanto assoluto, ha realizzato totalmente sé stesso e, quale unico sistema economico-politico mondiale, non è suscettibile di ulteriori sviluppi. È un fenomeno definitivamente compiuto. Tuttavia, nella stessa teoria della fine della storia, in cui il capitalismo assolutizza sé stesso, sono evidenti alcune contraddizioni. Dopo la fine della storia, nella sua stessa dimensione astorica, il capitalismo finisce per negare anche la sua idea di progresso, quale divenire storico progressivo illimitato, di emancipazione ed evoluzione dell'uomo, ideologia che ha costituito la sua ragion d'essere sin dalle sue origini e generatrice della sua forza propulsiva, espressione autentica della modernità. Anziché evolversi, nel XXI° secolo il capitalismo si è ripiegato in sé stesso, tornando alle proprie origini, richiamandosi alle teorie di Smith, Stuart Mill, Ricardo, provocando un impoverimento generale, scarsa mobilità sociale, una società statica e stratificata, dominata da elites sempre più ristrette. Ha abbandonato i fondamentali presupposti dell'economia di mercato, quali il rischio, la responsabilità individuale e la stessa concorrenza, data la sua connaturata tendenza al monopolismo. Non riesce a superare le proprie crisi attraverso le già sperimentate trasformazioni selettive ed evolutive del mercato. Oggi il libero mercato sussiste grazie alle sovvenzioni degli stati (cioè a carico di popoli), che hanno fatto sempre fronte ai suoi ripetuti fallimenti. Tali fenomeni sono esplicativi di un lento, ma ben definito processo di senescenza del capitalismo, derivante proprio dalla dimensione astorica da esso assunta, perché ha concluso il proprio percorso storico, perché divenuto un assoluto ideologico, a prescindere dalle circostanze storiche, ormai esaurite che lo hanno generato.”

  GLI AUTORI – Costanzo Preve (1943-2013) ha studiato scienze politiche, filosofia e neoellenistica nelle Università di Torino, Parigi e Atene (1961- 1967). Ha insegnato, poi, filosofia e storia nei licei italiani (1967-2002). È stato autore di numerosi studi di storia del marxismo e di storia della filosofia pubblicati sia in italiano sia in lingue straniere. Il suo contributo agli studi filosofici è stato principalmente rivolto a una ricostruzione razionale e non ideologica della storia del marxismo e a una riattualizzazione convincente del pensiero greco classico.
  Luigi Tedeschi (1954), laureato in giurisprudenza con una tesi in filosofia del diritto su Max Stirner, svolge la professione di revisore legale dei conti e consulenza aziendale. Con Costanzo Preve ha pubblicato nel 2008 il libro Alla ricerca della speranza perduta, dialogo filosofico-politico sulle problematiche del nostro tempo, oltre al libro intervista Dove va la finanza? con Giorgio Vitangeli, direttore del periodico La Finanza. I suoi interessi principali, oltre alla filosofia, sono nel campo dell’economia e della finanza.

   INDICE DELL’OPERA – Dialogo sulla filosofia della storia, di Costanzo Preve e Luigi Tedeschi (Giovanni Battista Vico, creatore della filosofia della storia, precursore dell'idealismo - Filosofia della storia come filosofia della libertà - Storia, storicismo e filosofia della storia nel pensiero hegeliano - Hegel: il fine e la fine della storia - Marx, il materialismo storico e il problema della fondazione - Heidegger: essere e temporalità, come nulla di essere - Nietzsche, tra eccesso di storia e nichilismo - Bloch e l'utopia, quale motore della storia del mondo - Considerazioni sul nostro presente storico) - Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi, di Costanzo Preve - Verso una definizione condivisa di comunitarismo. Il comunitarismo come etica e come politica, di Costanzo Preve - Le avventure della coscienza storica occidentale. Note di ricostruzione alternativa della storia della filosofia e della filosofia della storia, di Costanzo Preve - Una recente moda filosofica: il nuovo realismo (new realism). Note di interpretazione, di Costanzo Preve