Gli ultimi Mohicani |
Stenio Solinas Gli ultimi Mohicani Edizioni Bietti, pagg.122, € 13,00
IL LIBRO – Partiti e militanti, intellettuali e ideologie, visioni del mondo, Destra e Sinistra… La fine del Novecento ha chiuso l’ultimo atto della politica, sostituita da un’economia come destino e una degradazione senza eguali come condizione normale. Amarcord generazionale, berlusconiani e antiberlusconiani, democrazia tecnocratica e democrazia telematica, “tripolarismi” e populismi: questi i segni di un tempo che ha ridotto la politica degli ideali – solo una fantasia, per le nuove generazioni – a tragicommedia tutta italiana, osservata con occhio disincantato dagli “ultimi Mohicani”, estranei al baratro odierno e fedeli a una prassi politica autentica e quanto mai inattuale. DAL TESTO – “Torniamo da dove siamo partiti, la sensazione generazionale di essere come gli ultimi Mohicani, gli ultimi ad aver conosciuto cosa fosse la politica, nel senso delle idee e delle ideologie, di una visione del mondo, per capirci meglio, fino a impregnarsi di essa e a consumarvi sopra gli anni, i migliori e insieme i peggiori della nostra vita, e ora impotenti di fronte alla catastrofe e alla deriva, all'opacità di un presente che non promette redenzioni e proietta su di te l'ombra lunga della bizzarria, se non del ridicolo - sempre più emarginati rispetto al proprio tempo. Eppure, sento già l'obiezione, mai come oggi è un ribollire di sigle e di movimenti, di antagonismi che scuotono la società. Contestano gli studenti e contestano i centri sociali, è un fiorire di società civile colorata, ieri il popolo viola, oggi il popolo arancione, c'è la democrazia (?) della Rete e la democrazia delle primarie, lo spettro partitico è ampio e composito, quello parlamentare è in mutamento, ci sono i cortei e gli scioperi e, insomma, non è che sotto il profilo dell'impegno e dell'interesse sia poi cambiato molto, e magari a essere cambiato sei soltanto tu: hai più anni, meno speranze, soprattutto meno tempo a disposizione... Per chi si accontenta di uno sguardo superficiale è senz'altro così, ma basta andare un po' più in profondità per accorgersi come, a fronte di un'apparente molteplicità di posizioni, ci sia in realtà una sorta di percorso obbligato che le incanala e quindi le neutralizza. Cominciamo con il grado zero della politica tradizionale, con il quale in Italia, ma non solo, siamo costretti a confrontarci. Nel momento in cui un governo politico è stato costretto, per incapacità propria, a lasciare il posto a un governo di tecnici, chiamato a fare il lavoro sporco senza doversi confrontare con il corpo elettorale, si è imboccata una strada da cui difficilmente si farà ritorno. Chi verrà dopo non potrà più far finta di niente, né limitarsi a considerarla un'eccezione. La tecnica, nella sua estrinsecazione economica, ha preso il posto della politica e, a guardar bene, nel soppiantarla ci ha anche preso gusto. Per la prima volta, insomma, è l'economia il nostro destino e questo in fondo era il corollario nascosto di ciò che la fine del Novecento ha portato con sé. Rimasto solo sulla scena, il liberal-capitalismo ha accentuato la sua dimensione economica, via via che quella statuale si assottigliava per gli effetti della globalizzazione e di un transnazionalismo che demandava a una costruzione europea su base monetaria il compito di risolvere le proprie aporie su base nazionale. Va anche detto che, una volta accettata la logica della Ue e dei mercati internazionali, difficilmente si poteva fare altrimenti, e però l'impressione è che nessuno ci abbia mai pensato seriamente, tanto il feticismo dell'euro da una parte e l'incapacità di tenere a bada i conti pubblici dall'altra, uniti alla totale mancanza di una visione della politica che andasse di là dal puro e semplice tornaconto in termini di potere, davano vita all'instaurazione di un protettorato all'ombra del quale continuare una pratica di sopravvivenza.” L’AUTORE – Stenio Solinas è nato a Roma. Giornalista, vive e lavora a Milano. Tra i suoi libri, Per farla finita con la Destra (Ponte alle Grazie, 1997), Compagni di solitudine (Ponte alle Grazie, 1999), L’onda del tempo (Ponte alle Grazie, 2001), Percorsi d’acqua (Ponte alle Grazie, 2004), Vagamondo (Settecolori, 2008) e Da Parigi a Gerusalemme. Sulle tracce di Chateaubriand (Vallecchi, 2011). INDICE DELL’OPERA – Parte prima - 1. Riserve indiane - Parte seconda - 1. Come eravamo - 2. Anni Settanta. L'inverno del nostro scontento - 3. Anni Ottanta. Di latta, di fango, di gloria – Bibliografia - Indice dei nomi
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