Gli errori giudiziari |
Jacques Vergès Gli errori giudiziari
Liberilibri, pagg.180, Euro 16,00
IL LIBRO – In questa carrellata di errori giudiziari Jacques Vergès ci presenta un tragico, allarmante, piccolo museo degli orrori, visitando il quale dovremmo provare vergogna, sentircene per la nostra parte responsabili, e tremare. DAL TESTO – “Gli errori giudiziari sono più numerosi di quanto si pensi. L'errore giudiziario "riuscito" è come un invisibile delitto perfetto. L'innocente ha un bel gridare, nessuno gli crederà. Occorre un eccezionale concorso di circostanze perché esso appaia agli occhi di tutti, e uno sforzo supplementare perché il corpo giudiziario lo riconosca. Lo spirito di corpo non è mai stato incline a una grande apertura mentale. In una sentenza rimasta famosa, la sezione penale della Corte di cassazione dichiarò che nel caso d'una procedura di revisione d'una condanna penale ingiustificata, la presunzione d'innocenza doveva essere applicata ai giudici e non al condannato. Ciò spiega perché le revisioni o le cassazioni nell'interesse della legge siano così rare: per le condanne più gravi pronunciate dalle Corti d'assise, meno di dieci revisioni in mezzo secolo, ottenute spesso in seguito a campagne d'opinione lunghe e a volte tragiche - dodici anni nel caso di Roland Agret, il quale soltanto mutilandosi riuscì ad arrivare alla revisione dell'iniquo processo che l'aveva condannato. Questo atteggiamento dell'istituzione giudiziaria è tanto più sorprendente, in quanto non corrisponde affatto ai moniti dei sommi rappresentanti della cultura nazionale nel corso dei secoli. Montaigne afferma che la condanna d'un innocente è «più criminale del crimine»; La Bruyère dichiara che «la condanna d'un innocente riguarda tutte le persone oneste»; Chateaubriand scrive che «più grave dell'uccidere un innocente è il dichiararlo colpevole»; Victor Hugo asserisce che «un giusto assassinato nella foresta delle leggi» è per l'umanità una sventura più grande di centomila uomini caduti su un campo di battaglia.” L’AUTORE – Jacques Vergès (Ubon Ratchathani, 1925), di padre francese e madre vietnamita, nasce in Thailandia. Si laurea in legge e in filosofia, studia storia e lingue orientali alla Sorbona. Nel 1942 si arruola nei reparti del generale De Gaulle; a partire dagli anni della guerra d’Algeria, nella veste di avvocato difensore di terroristi, esponenti di movimenti di liberazione, criminali nazisti e collaborazionisti, è protagonista di celebri processi (da ricordare quelli intentati all’eroina del FLN, Djamila Bouhired, al terrorista Carlos, a Klaus Barbie, il “macellaio di Lione”, a Milos¡evic´, e ai dittatori del Gabon, del Togo e del Ciad). La sua vita avventurosa e per molti aspetti inquietante si è svolta lungo poche coordinate essenziali: diritto inalienabile alla difesa anche per gli “indifendibili”; condanna pronunciabile solo ove la colpevolezza sia accertata al di là d’ogni ragionevole dubbio; necessità di rigorosa vigilanza sul “potere terribile del magistrato”. INDICE DELL’OPERA - Introduzione, di Giuliano Ferrara - Gli errori giudiziari - Prefazione - Capitolo I. La colpa originaria (L'errore ispirato dal pregiudizio religioso - L'errore ispirato dal pregiudizio di casta - L'errore ispirato dalle convenienze sociali - L'errore ispirato dalla falsa logica del dossier - L'errore ispirato dalla logica delirante delle Corti) - Capitolo II. Sulla religione delle confessioni (Quelle carpite con la tortura - Quelle estorte con la violenza ordinaria - Quelle ottenute da un giovane immaturo - Quelle strappate a un bambino - Quelle accolte a dispetto della loro incoerenza) - Capitolo III. Sul buon uso delle testimonianze (Quelle preferite - Quelle trascurate - Quelle ascoltate con un orecchio solo - Quelle scartate - Quelle screditate)
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