I diari di Mussolini (veri o presunti). 1936 Stampa E-mail

I diari di Mussolini (veri o presunti). 1936

Bompiani, pagg.847, Euro 26,00

 

mussolini_diari_1936  IL LIBRO – Il 9 maggio 1936 Mussolini si affaccia dal balcone in piazza Venezia a Roma e tiene il discorso di proclamazione dell’Impero, dopo l’occupazione di Addis Abeba. Il bagno di folla è il culmine di un anno molto intenso per l’Italia: sono i mesi dell’autarchia imposta dallo stato per mostrare la forza del paese, dell’appoggio al regime franchista in Spagna, e soprattutto del rafforzamento dell’asse tra Roma e Berlino.

  DAL TESTO – “Chiudo il mio giornale con te Arnaldo - In questi giorni ultimi dell'anno ti ho avuto vicino, il mio pensiero per te è stato costante.
  Tu animavi con la tua presenza la mia vita – Ora più il tempo passa e più mi sento solo. Veramente e irrimediabilmente solo. Ho davanti a me un orizzonte senza luce -
  Le piccole e le grandi cose di ogni giorno mi spingono a procedere nel tempo come io dovessi assolvere un preciso dovere -
  Ascoltami - Arnaldo - ascoltami, abbiamo un Impero!!
  che oggi è solo terra, fiumi, montagne, foreste, e lande deserte -
  Bottego aprì la strada nella parte più occulta e anche più affascinante del vasto Paese -
  Ma ascoltami - Arnaldo - io non voglio solo parlarti di questo…...
  Avrei tante e tante cose da dirti …… le mie ansie – le lotte - il coraggio - qualche
  [Prosegue sulla pagina del 31 dicembre]
  cosa che è in me e che riesce sempre a spezzare tutto anche la disperazione…….
  Tu sai chi mi ha sostenuto e chi mi sostiene? il popolo - questi italiani meravigliosamente poliedrici! che sono come me audaci - Sono loro che mi tracciano la strada che mi rincuorano nei momenti di dubbio - di incertezza e anche di sfiducia - e che mi tolgono dalla mente i miei dubitevoli: "tanto arrivi a zero!"
  No - ma che zero! Quando esito loro stessi gli italiani tutti (più il proletariato che è sempre con me – perché il proletariato sono io) accorrono in Piazza Venezia o in ogni luogo e mi urlano la loro fede -
  Sono loro stessi che vogliono sottolineo questo imperativo - vogliono ciò che io dico di fare. Ma sul filo di questa passione per l'Italia tesa fino al sacrificio estremo - io ti confido che il dubbio mi assale spesso e che talvolta riesce perfino a flettere il mio provato coraggio -
  [Prosegue su una pagina non datata]
  che tu - Arnaldo - conosci bene -
  E allora?
  Allora - esco al cospetto della folla che accorre da ogni dove - là o di fronte agli apparecchi sonori della radio per udirmi -
  e quel coraggio che un pò si stava arrendendo si innalza più forte e invincibile che mai
  Il mio compito non ammette resa ed io non mi arrenderò”
  30 dicembre 1936

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