La Francia di Vichy |
Maurizio Serra La Francia di Vichy Le Lettere, pagg.X-300, Euro 28,00
IL LIBRO – Pubblicato nel 1980 e ora riproposto con l'aggiunta di un saggio che lo aggiorna alla luce di un trentennio di dibattito storiografico, questo volume di Maurizio Serra permette di contestualizzare la vicenda di Vichy e soprattutto la «rivoluzione nazionale» all’interno della storia intellettuale, prima ancora che politica, francese. Renzo De Felice, che ne propiziò la pubblicazione vedendo in esso un libro che avrebbe fatto «a lungo testo», fece notare come Serra avesse affrontato «uno degli aspetti fondamentali e più controversi» della realtà di Vichv, «quello della cultura, non limitandosi però agli anni di Vichy, ma risalendo negli anni Trenta e anche più indietro, così da tracciare un convincente profilo della tradizione antirepubblicana e poter poi vedere come le diverse componenti di questa tradizione abbiano giocato e si siano atteggiate nel 1940-44». L’autore indaga le costanti ideologiche della destra francese per sviluppare, poi, attraverso lo studio del caso di Vichy come «esempio storico di cultura autoritaria al potere», una riflessione più ampia sul rapporto fra cultura e autorità. Serra si sofferma sulle modalità di costruzione di quella «cultura dell'autorità» che alimentò la «rivoluzione nazionale» e nella quale confluirono idee e motivi originali di una destra nuova e diversa, sostanziata di apporti provenienti persino da ambienti radicali e repubblicani e da sponde inassimilabili alla vecchia destra. Ed è per molti versi innovativa, nella letteratura storiografica dedicata al regime di Vichy, l'attenzione riservata al «collaborazionismo intellettuale parigino», cioè a dire a quel fenomeno sviluppatosi a partire dall'ultimo scorcio del 1942 in conseguenza della completa occupazione tedesca in una città che conservava pur sempre l'aspetto di metropoli culturalmente fermentante e di vitale centro di irradiazione delle più varie espressioni artistiche. Questo «collaborazionismo intellettuale parigino» assunse, per dirlo con Serra, carattere «filotedesco e filonazista, molto più che filovichysta, anzi talvolta antivychista» e rappresentò «la pagina più sulfurea del regime». DAL TESTO – “Il collaborazionismo filotedesco e filonazista - molto più che filovichysta, anzi talvolta antivichysta - ebbe il suo epicentro nella capitale e una coda finale nel Terzo Reich in fiamme. Fu la pagina più sulfurea del regime, ma anche quella che continua a trascinarsi dietro molte ricostruzioni sommarie e giudizi approssimativi. Ciò non significa, ovviamente, avallare un discorso di tipo revisionista, bensì cercare di comprendere un fenomeno più complesso dell'immagine riduttiva e liquidatrice che tanto mi colpiva, se posso citarmi sommessamente, quando intrapresi le ricerche per questo libro negli anni '70, e che francamente non mi sembra granché mutata oggi. L'unico progresso effettivo, sul piano del dibattito storiografico e sulla percezione del pubblico in generale, è che mentre allora si continuava a scaricare prevalentemente o esclusivamente sui collaborazionisti il peso delle colpe peggiori del regime, oggi, come abbiamo visto, si tende a smontare le tesi giustificazioniste del bouclier per mettere Pétain, Laval e il gruppo dirigente della "rivoluzione nazionale" di fronte alle loro effettive responsabilità. Tuttavia, capire meglio Vichy serve ma non basta a capire anche quello che accadde a Parigi.” L’AUTORE – Maurizio Serra, diplomatico e saggista è attualmente ambasciatore d'Italia all'Unesco. Il suo ultimo libro, Malaparte. Vies et légendes (Grasset) ha vinto il Goncourt de la Biographie 2011 ed è di prossima uscita in Italia. Per i nostri tipi ha curato l'edizione di A Palazzo Farnese. Memorie di un Ambasciatore francese a Roma (1938-1940) di André François-Poncet. INDICE DELL’OPERA - Prefazione, di Francesco Perfetti – Introduzione, di Maurizio Serra. Vichy e il collaborazionismo francese: un altro passato che continua a non passare - Parte prima. Situazione della disfatta - I. Mea culpa e riscatto (1. La contraddizione politica del regime - 2. Valutazioni di una disfatta - 3. Il circolo vizioso della «rivoluzione nazionale») - II. La ricerca dei numi tutelari (1. Aspetti dell'organizzazione culturale dell'occupante - 2. Renan e la «Réforme» - 3. Proudhon, Barrès, Péguy - 4. Maurras) - III. L'era della tentazione e dell'adesione (1. Un'ideologia «anti» - 2. La motivazione contro-morale - 3. Tentazione e conservazione - 4. Estetica, autorità e fascismo) - Parte seconda. L'autorità sugli intellettuali - IV. «L'occasion d'écrire en prose» (1. Verso una religione del capo - 2. Autorità e libertà - 3. I filosofi del re) - V. Il ritorno all'irreale (1. Carattere eretico per Pétain della cultura problematica - 2. Educazione e istruzione - 3. Espressioni autoritarie del «ritorno al reale») - Parte terza. L'intellettuale come autorità - VI. L'élite naturale: il caso di Uriage - VII. Testimonianze delle élites (1. I «Cahiers de formation politique» - 2. «L'Echo des Etudiants») - VIII. Accanto a Vichy: l'intellettuale e il collaborazionismo (1. La seconda fase del regime - 2. La «casa in fiamme») - Considerazioni finali – Appendice. Una rappresentazione anti-ideologica: Gilles di Pierre Drieu La Rochelle (1. Il momento dell'espressione - 2. Il momento anti-ideologico dell'ambientazione - 3. Il corsaro e il druido) - Indice dei nomi
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