L'Italia dei cattolici |
Guido Formigoni L'Italia dei cattolici. Dal Risorgimento a oggi il Mulino, pagg.224, Euro 12,50
IL LIBRO – Fin dagli anni del Risorgimento i cattolici italiani avevano incontrato l'idea di nazione, pur rimanendo estranei a uno Stato nazionale costituitosi contro il potere temporale del papa. Il libro mette in luce una visione "guelfa" che attraversa tutta la storia d'Italia, ispirandosi a un'idea alternativa di nazione, centrata sulla tradizione religiosa. Ne discute gli effetti e le manifestazioni non sempre omogenee. All'inizio del Novecento il guelfismo contribuì a tenere lontani i cattolici dalle degenerazioni nazionaliste. Durante il fascismo, se da un lato li avvicinò al regime nazionale che aveva risolto la questione romana, dall'altro li indusse a distanziarsi dalle sue tendenze totalitarie. Nel dopoguerra si palesò un nuovo paradosso: mentre l'affermazione politica della Dc pareva sancire il successo della sempiterna "Italia cattolica", si veniva consumando la secolarizzazione della società. Questa nuova edizione dà conto del risveglio del mito guelfo, dell'attuale protagonismo pubblico della Chiesa e della nuova, ambigua funzione che il richiamo alla tradizione cattolica nazionale assume, in un'Italia sempre più pluralistica. DAL TESTO – “Nel mondo cattolico italiano durante il fascismo si esprimeva […] appieno, oltre a queste posizioni sostanzialmente moderate, una delle correnti dell'ideologia nazionalista italiana. Si trattava di una versione sempre più chiaramente distinta, dopo il 1925, da quella fortemente statalista imperniata sull'asse «ufficiale» del regime Rocco-Gentile (il quale ultimo - non trascuriamolo - aveva pur tentato un proprio recupero «eterodosso» e laico del giobertismo). Da quando Mussolini aveva appoggiato la codificazione dell'ideologia fascista e dello stesso nuovo Stato autoritario sulle posizioni del giurista nazionalista e del filosofo idealista, si era aperta la concorrenza a questa (precaria) egemonia culturale, da parte di un filone cattolico che ambiva a correggere dall'interno quella situazione. Questo nazionalismo cattolico esprimeva così il tentativo di colmare un vuoto creatosi nel dibattito interno al nascente regime, ricucendo un rapporto carente tra cultura religiosa e attualità politica. Si pensi alle posizioni di padre Gemelli, sviluppate soprattutto dopo il 1929, con l'idea che l'Università cattolica dovesse compiere una battaglia culturale decisiva per concretizzare quella possibilità di «ridare Dio all'Italia e l'Italia a Dio» che secondo il papa era stata aperta dai patti Lateranensi, sfruttando a questo fine anche le opportunità aperte dal regime autoritario. Dopo la campagna etiopica e le sanzioni antitaliane decise dalla Società delle nazioni a Ginevra, il nazionalismo del rettore della Cattolica si dispiegò in un retorico e convinto appoggio al fascismo che «[aveva] assunto il compito di mettere l'Italia su una linea operosa di svolgimento della propria missione civilizzatrice nel mondo»”. L’AUTORE – Guido Formigoni insegna Storia contemporanea nell'Università IULM di Milano. Con il Mulino ha pubblicato La Democrazia cristiana e l'alleanza occidentale (1996) e una Storia della politica internazionale nell'età contemporanea (nuova ed. 2006). INDICE DELL’OPERA - Introduzione - I. L'incontro risorgimentale tra religione e nazione – II. Il patriottismo degli intransigenti contro lo Stato nazionale - III. L'approccio faticoso alla politica nazionale - IV. Tra guerra e dopoguerra: Benedetto XV e il popolarismo - V. Nazional-cattolicesimo e residuo antinazionalismo tra le due guerre - VI. La Dc al governo: riemerge l'«Italia cattolica»? - VII. Il guelfismo cattolico tra crisi e rilancio - Conclusioni - Indice dei nomi
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