I fratelli Karamazov |
Fëdor M. Dostoevskij I fratelli Karamazov. Testo russo a fronte Bompiani, pagg.XXI-2038, Euro 38,00
IL LIBRO - Unanimemente considerata tra le opere più alte della letteratura russa e di tutto l’Ottocento europeo, I fratelli Karamazov è l’ultima opera di F. Dostoevskij. Pubblicato inizialmente, e solo in parte, tra il 1879 e il 1880 sul «Messaggero Russo», vide la luce nella sua forma integrale nel 1880. Al centro della narrazione le vicende della famiglia Karamazov, padre e quattro figli, di cui uno illegittimo, e tre di loro nati da madri diverse, tutte precocemente scomparse. Aleksej, Dmitrij, Ivan e Smerdjakov si muovono circondati da un teatro di personaggi altrettanto cruciali e determinanti, non solo ai fini della narrazione ma anche ai fini del perfetto equilibrio su cui l’architettura di questo romanzo è costruita. È la storia di un parricidio, è la storia di una schiera di anime alla ricerca della verità e, infine, di una salvezza possibile, tutta spirituale, che l’autore cuce addosso al suo Aleksej, colorandolo sin dalle primissime pagine di una luce forte e ostinata, che è propria solo degli “eroi”. "Arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità." Lettera scritta da Dostoevskij a Natalija Dmitrievna Fonvizina, 1854 "I Fratelli Karamazov non hanno tre protagonisti ma quattro: questo Dostoevskij lo sa fin dal principio, ma lascia al lettore tutto il tempo che vuole per accorgersi che oltre ai tre figli legittimi c’è anche un illegittimo, il vero parricida. Tutti i quattro si chiamano Karamazov, un nome carico di significati: la parola ‛Kàra’ in russo indica castigo mentre ‛Màzov’ deriva dal verbo ‛màzat’, ungere, segnare qualcuno con l’olio consacrato. Sono iquattro fratelli segnati per essere colpiti con una pena, con un solo castigo. Dmitrij, Ivàn, Aleksèj e Smerdjakòv – questi i loro nomi – si ritrovano insieme nella casa del padre, che tutti odiano (il suo nome è Fëdor Pàvloviè). Si comincia con questo libro, I Fratelli Karamazov, che meglio di ogni altro riflette la sua problematica, la pubblicazione delle opere di Dostoevskij in un’edizione che il lettore italiano non ha mai posseduto. Avranno il testo a fronte e i taccuini che da noi non vengono mai pubblicati in calce ai suoi libri e restano di notevole interesse; soprattutto l’intenzione di questa iniziativa è quella di restituire Dostoevskij al pensiero, o quanto meno alla riflessione contemporanea che nel nostro Paese ha soprattutto ora bisogno di ritornare alle grandi domande. Ne I Fratelli Karamazov non si devono cercare spigolature estetiche ma dettagli di infinito, non tendenze del momento ma questioni fondamentali, non problematiche di attualità ma riflessioni senza l’indicazione di scadenza." Dall’Introduzione di Armando Torno
DAL TESTO - “Lo starec è uno che si prende la vostra anima, la vostra volontà, e l’assorbe nella sua propria anima, nella sua propria volontà. Quando vi siete scelti uno starec, voi vi separate dalla vostra volontà e la date a lui in obbedienza assoluta, con una autorinunzia completa. Questa prova, questa terribile scuola di vita, colui che fa il voto l’accetta volontariamente, perché spera, dopo la lunga prova, di vincere se stesso, di dominare se stesso a tal punto da potere, alla fine, con l’obbedienza di una vita intera, raggiungere la libertà perfetta, cioè la libertà dal proprio io, e sfuggire così alla sorte di quelli che hanno vissuto tutta una vita e non hanno ritrovato se stessi. Questo starčestvo non è un’invenzione teorica, ma è il risultato ottenuto, in Oriente da una pratica ormai millenaria. I doveri verso lo starec sono ben altra cosa che la comune «obbedienza», sempre esistita anche nei nostri monasteri russi. Qui tutti i discepoli si obbligano a fare sempre la loro confessione allo starec e riconoscono l’esistenza di un vincolo indissolubile fra colui che ha legato e colui che è stato legato”.
L'AUTORE - Fëdor M. Dostoevskij (Mosca 1821-San Pietroburgo 1881) è forse il più grande narratore russo e uno dei classici di tutti i tempi. Le sue opere e i suoi personaggi, intensi, drammatici, affascinanti, sono attuali e modernissimi. Lo scrittore, a causa delle sue convinzioni socialiste, nel 1849 venne condannato a morte. La pena fu poi commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia e nell’esilio fino al 1859.
IL CURATORE - Armando Torno (Milano 1953), editorialista del “Corriere della Sera”, è autore di numerose pubblicazioni. Sempre di Dostoevskij, per questa stessa collana, ha curato I fratelli Karamazov (2005), Diario di uno scrittore (2007) e L'idiota (2009).
INDICE DELL'OPERA - Introduzione. Se Dio non esiste, tutto è permesso, di Armando Torno – Da parte dell’autore – Parte prima – Libro primo. Storia di una famigliuola - Libro secondo. Una riunione fuori posto – Libro terzo. I lussuriosi – Parte seconda - Libro quarto. I tormentati – Libro quinto. Il pro e il contro – Libro sesto. Il monaco russo – Parte terza – Libro settimo. Alëša – Libro ottavo. Mitja – Libro nono. L’istruttoria preliminare – Parte quarta – Libro decimo. I ragazzi – Libro undicesimo. Ivàn Fëdorovič – Libro dodicesimo. Un errore giudiziario – Epilogo – I taccuini per «I fratelli Karamazov» - Note ai testi – Note a «I fratelli Karamazov» - Note ai Taccuini per «I fratelli Karamazov» - Indice |