Rivoluzione conservatrice e fascino ambiguo della tecnica. Ernst Jünger nella Germania weimariana |
Andrea Benedetti Rivoluzione conservatrice e fascino ambiguo della tecnica. Ernst Jünger nella Germania weimariana: 1920-1932 Pendragon, pagg.360, Euro 18,00
IL LIBRO - Il lavoro, frutto di numerosi e prolungati soggiorni di ricerca in Germania presso università e archivi specialistici, letterari e militari, pubblici e privati, si caratterizza per l’approccio filologico e la presentazione di materiale inedito relativo alla discussa figura dello Jünger weimariano. La ricostruzione diacronica delle varie “fasi” del nazionalismo jüngeriano punta a intersecarsi con l’evoluzione dell’altro tema centrale del saggio, la tecnica nel primo Jünger, per riconsiderare in chiave estetica l’intero primo periodo dell’opera dell’autore entro il quadro dell’avanguardismo del primo Novecento tedesco ed europeo. In questo senso l’abbondante citazione di materiale inedito si prefigge lo scopo di rifuggire tanto da toni agiografici quanto da banali semplificazioni e mistificazioni, che spesso caratterizzano la Jünger-Forschung su opposti fronti ideologici. Ciò costituisce la peculiarità e l’elemento di novità del testo rispetto allo stato attuale della ricerca jüngeriana nel suo insieme.
DAL TESTO - "Lo sviluppo virtualmente illimitato della tecnica viene applicato da Ernst Jünger all'analisi del primo conflitto mondiale - e contemporaneamente proiettato nella rappresentazione di un quadro spirituale più ampio rappresentativo del "la nuova Europa" (SG/3, 100) postbellica -, in cui non sono più il coraggio o la temerarietà del singolo a decidere l'esito del combattimento quanto la "spietatezza" (SG/3, 100) imposta dal "ritmo intenso del combattimento" (SG/3, 100): "quando la macchina conquista il potere tutti i sentimenti nobili e personali devono cederle il passo" (SG/3, 100). "Al centro di questa nuova società stanno i tratti fortemente anticipatori dell'"operaio" propri di un uomo mutato interiormente in maniera radicale dalla brutale "monotonia del lavoro delle macchine" (SG/3, 99) nella guerra tecnica; in essa la distruzione del paesaggio, il segno più tangibile di un asservimento totale e funzionale dell'individuo e degli oggetti all'enorme marchingegno bellico, trasforma lo scenario del conflitto in una subumana "fedele immagine" (SG/3, 99) dell'"animo del combattente dei materiali" (SG/3, 99) che, proporzionalmente all'aumento della potenza distruttiva dei mezzi tecnici a disposizione, si fa "più misterioso, più insensibile, più spietato" (SG/3, 99); "nei suoi lineamenti si era scolpita quell'espressione fissa propria di un'energia tesa allo spasimo" (SG/3, 99)".
L'AUTORE - Andrea Benedetti, germanista, laureato in Lingue e letterature straniere presso l’Università di Urbino (1999), ha conseguito il titolo di dottore di ricerca presso l’Università di Pisa (2005). Attualmente è docente a contratto per i corsi di Letteratura tedesca contemporanea presso l’Università della Calabria e l’Università di Urbino. Il suo ambito di ricerca verte in particolare sulla letteratura in lingua tedesca tra la fine dell’Ottocento e il 1945.
INDICE DELL'OPERA - Ringraziamenti - Tavola delle abbreviazioni - I. All'origine del "nazionalismo metapolitico" in Ernst Jünger (1918-1924) - II. La crisi postbellica weimariana: tecnica e "nazionalismo metapolitico" nelle prime elaborazioni letterarie (1920-1924) - III. La ridefinizione nazionalistica della guerra tecnica sotto il segno della "Volontà di potenza". «Das Wäldchen 125» e «Feuer und Blut» (1925) - IV. La rivoluzione permanente come "metodo" nella pubblicistica weimariana di Ernst Jünger (1925-1933) - V. L'attacco elementare-metafisico all'ordine borghese nel segno dell'Operaio. «Der Arbeiter. Herrschaft und Gestalt» (1932) - Bibliografia - Indice dei nomi |