Cola di Rienzo Stampa E-mail

Tommaso Di Carpegna Falconieri

Cola di Rienzo
Il tribuno del popolo che cercò di riportare Roma alla sua antica grandezza


Salerno Editrice, pagg.312, € 28,00

 

falconieri coladirienzo  Il Medioevo, periodo che copre circa mille anni di storia, è segnato da figure carismatiche che hanno cercato di riscrivere le sorti delle loro città, dei loro popoli e del mondo intero. Tra queste figure, una delle più affascinanti e complesse è senza dubbio Cola di Rienzo, un uomo che, pur non essendo un sovrano nell'accezione tradizionale, ha saputo acquisire un notevole potere politico e un'immensa popolarità a Roma nel XIV secolo. La sua breve e tumultuosa parabola, che si estende tra il 1347 e il 1354, ha rappresentato un tentativo di restaurare l'antica grandezza della città eterna, cercando di riportare Roma all'apice del suo passato imperiale, un ambizioso progetto che lo ha portato ad assumere il titolo di "tribuno augusto".

  Il contesto storico in cui Cola di Rienzo si inserisce è quello di un'Italia frammentata, segnata dalla crisi dell'Impero Romano d'Occidente e dal conflitto tra papato e impero, ma anche dall'ascesa dei comuni medievali e delle signorie locali. Roma, che aveva visto il suo potere e la sua importanza scemare dopo la caduta dell'Impero, era ormai una città senza una leadership stabile, dominata da lotte interne tra famiglie nobiliari e costantemente sotto il controllo della curia papale. In questo scenario di decadenza e disgregazione, Cola di Rienzo si propose come il salvatore di Roma, un tribuno capace di guidare il popolo verso una rinascita che doveva ridare alla città lo splendore che essa aveva conosciuto nel periodo imperiale.

  Tommaso Di Carpegna Falconieri, nel libro *Cola di Rienzo. Il tribuno del popolo che cercò di riportare Roma alla sua antica grandezza*, ci offre una lettura approfondita di questa figura affascinante e tragica, esplorando sia la sua ascesa sia la sua caduta. Falconieri ricostruisce la sua parabola storica, analizzando le ambizioni politiche, le contraddizioni e i motivi che hanno spinto Cola a tentare l'impossibile: risvegliare la potenza di Roma e restituirle il ruolo di capitale di un mondo unito sotto l'egemonia di un impero ideale.

  Con una scrittura limpida e una meticolosa ricostruzione storica, l'autore dipinge la figura di Cola di Rienzo come quella di un uomo ambizioso e misterioso, che oscillò tra il sogno di una Roma restaurata e la dura realtà del suo tempo. La figura di Cola, al contempo idealista e spregiudicato, è al centro dell'opera, ed è trattata non solo come un personaggio storico, ma come un simbolo di aspirazioni universali e, forse, irrealizzabili.

  Nella parte iniziale del libro, Falconieri si concentra sulle origini e sulle prime fasi della carriera di Cola di Rienzo. La sua ascesa è intricata e avvincente: partito da una posizione umile, Cola riuscì ad affermarsi nel tumultuoso panorama politico romano grazie a una combinazione di astuzia politica, abilità oratoria e il sostegno di una parte del popolo. Queste pagine sono cruciali per comprendere come Cola fosse riuscito a capitalizzare sull'instabilità di Roma, una città in preda alle lotte tra fazioni nobiliari e sotto il controllo papale. L'autore non trascura il contesto in cui Cola si trovava, mettendo in luce la sua capacità di leggere la debolezza dei poteri in gioco e di presentarsi come un tribuno del popolo, in grado di incarnare un ideale di giustizia e di restaurazione.

  Falconieri sottolinea come Cola fosse un uomo dai tratti contrastanti: idealista e sognatore, ma anche pragmatico e capace di gestire con abilità le relazioni politiche. Nel libro, è dedicato ampio spazio alla costruzione dell'immagine pubblica di Cola di Rienzo, che si presentò come il portatore di un messaggio di rinascita per Roma, ma anche come un uomo che cercò un rafforzamento del suo potere personale, avvicinandosi al Papa, cercando il sostegno dell'Imperatore per ridefinire la politica della città.

  La seconda parte del libro si concentra sul periodo culminante della carriera di Cola, quando, nel 1347, riuscì ad assumere formalmente il titolo di "tribuno augusto" e a stabilire un governo che si rivelò di breve durata. In questa fase, Falconieri esplora come Cola cercò di restaurare Roma all'antico splendore imperiale, intraprendendo una serie di riforme e provando a imporre l'autorità del popolo contro le forze aristocratiche e papali. Tuttavia, la sua esperienza si scontrò ben presto con le difficoltà politiche e sociali: la sua visione di una Roma gloriosa non era condivisa da tutti, e il suo tentativo di consolidare il potere attraverso misure autoritarie e l'adozione di simboli imperiali finì per alienargli non solo le fazioni nobiliari ma anche ampie porzioni della popolazione.

  Falconieri descrive la sua gestione del potere come un misto di grande ambizione ed errori di calcolo politici. La figura di Cola diventa quella di un uomo che, pur cercando di realizzare un sogno grandioso, finisce per contraddirsi, usando metodi che lo portarono alla perdita di consenso. L'autore esplora le sfide politiche che Cola affrontò, evidenziando l'impossibilità di mantenere un equilibrio tra la volontà di restaurare l'antica grandezza della città e le realtà della politica medievale.

  Il capitolo dedicato alla fine di Cola di Rienzo è altrettanto avvincente, descrivendo in dettaglio il suo tracollo politico e la violenta sommossa che, nel 1354, pose fine alla sua esperienza. L'autore analizza i fattori che portarono alla sua caduta, tra cui la reazione delle fazioni nobiliari e del clero, ma anche le difficoltà interne nel mantenere un consenso stabile tra le diverse classi sociali di Roma. La fine tragica di Cola, arrestato e infine ucciso, è il culmine di un ciclo di speranze infrante, un capitolo oscuro della storia della città che Falconieri racconta in maniera rigorosa, evidenziando le contraddizioni e le fragilità di un progetto che mirava a realizzare l'utopia di una Roma restaurata, ma che non poté sopravvivere alla brutalità del potere.

  Nelle pagine conclusive, Falconieri si concentra sull'eredità e sul mito di Cola di Rienzo, che ha continuato a esercitare un fascino notevole nei secoli successivi. La figura di Cola è stata infatti oggetto di molteplici interpretazioni: mentre nel Medioevo fu visto come un traditore e un usurpatore, nei secoli successivi venne rivalutato da alcuni come un precursore di idee democratiche e repubblicane. L'autore traccia le varie interpretazioni del suo mito, fino al Risorgimento, quando Cola di Rienzo venne celebrato come simbolo della lotta per la libertà e l'indipendenza di Roma.

  Con un'analisi attenta e ben documentata, Tommaso Di Carpegna Falconieri restituisce al lettore una visione sfaccettata e approfondita di un personaggio che ha cercato di riscrivere la storia di Roma, ma che ha incontrato nella realtà politica medievale le difficoltà di un progetto troppo ambizioso.