Cinzia Bearzot
La Grecia del V secolo Dal bipolarismo di Atene e Sparta al conflitto globale
Carocci Editore, pagg.240, € 23,00
Il V secolo a. C. segna il culmine della civiltà greca classica, con la consolidazione della democrazia ateniese, la grandezza culturale e artistica di Atene, e la competizione tra le potenze greche per l'egemonia nel Mediterraneo orientale. Il secolo, tuttavia, è anche un periodo di contraddizioni e conflitti interni, segnato dalla rivalità tra Atene e Sparta, le due città-stato che, nonostante condividessero una cultura comune, adottavano modelli di organizzazione politica, militare e sociale radicalmente diversi.
La Grecia del V secolo, infatti, si presenta come un mosaico di poleis (città-stato) che, pur mantenendo una certa autonomia, si ritrovano inevitabilmente coinvolte in dinamiche geopolitiche più ampie, spesso caratterizzate da alleanze, confronti e guerre. Le guerre persiane (499-478 a.C.) rappresentano il punto di svolta, in quanto segnano la fine dell'espansione persiana nell'Egeo e l'inizio di un nuovo equilibrio di potere nella regione. A partire dal 478 a. C., l'egemonia della Grecia si concentra tra Atene e Sparta, le cui rispettive alleanze (la Lega di Delio e la Lega Peloponnesiaca) definiscono il panorama politico per gran parte del V secolo.
L'epoca che segue le guerre persiane è segnata da un paradosso: da un lato, si consolida una relativa stabilità nelle relazioni tra le principali potenze greche, ma dall'altro, le tensioni interne e la competizione per l'egemonia culminano nel conflitto totale della guerra del Peloponneso (431-404 a. C.). Questo conflitto non solo polarizza la Grecia, ma segna anche la fine del predominio ateniese e la fine di un'era di grandezza e prosperità per la polis che aveva raggiunto il culmine sotto Pericle.
Il volume di Cinzia Bearzot, *La Grecia del V secolo. Dal bipolarismo di Atene e Sparta al conflitto globale*, affronta questa complessa fase della storia greca, analizzando in dettaglio gli equilibri geopolitici che segnarono la transizione da una relativa stabilità a una guerra totale, enfatizzando gli aspetti politici, militari ed economici che caratterizzarono il periodo. La ricerca di Bearzot intreccia la storia militare con l'analisi delle istituzioni, della politica e delle relazioni internazionali tra le poleis greche.
Partendo da una sintesi delle guerre persiane, l'autrice affronta i temi cruciali del bipolarismo tra Atene e Sparta e della guerra del Peloponneso, delineando le dinamiche politiche, sociali e militari che definirono il contesto del periodo. L'approccio di Bearzot è decisamente orientato alla ricostruzione delle relazioni di potere tra le diverse forze in campo, cercando di evidenziare i meccanismi di alleanza e rivalità che determinarono gli sviluppi di un conflitto che non fu solo greco, ma che ebbe ricadute di portata globale nell'ambito dell'intero Mediterraneo orientale.
Il volume si apre con una trattazione sintetica delle guerre persiane (499-478 a. C.), un conflitto che segnò la fine dell'espansione persiana nell'Egeo e l'affermazione della Grecia come potenza militare. Bearzot dedica una riflessione approfondita sul modo in cui le poleis greche si unirono per fronteggiare una minaccia comune, nonostante le loro tradizionali rivalità. La vittoria contro i Persiani, secondo l'autrice, ha rappresentato un momento di grande unità, ma anche l'inizio di una lotta per l'egemonia tra le potenze greche che sarebbe durata per gran parte del secolo. La creazione della Lega di Delo sotto la guida di Atene, per contrastare la minaccia persiana, diventa il punto di partenza per l'affermazione dell'imperialismo ateniese.
Nel cuore del libro, Bearzot esplora il periodo dal 478 al 431 a.C., segnato dal bipolarismo tra Atene e Sparta, due potenze che, pur facendo parte della stessa civiltà greca, adottano modelli di vita e organizzazione politica radicalmente differenti. Atene, forte della sua democrazia e della sua potenza marittima, rappresenta l'emblema della modernità, della prosperità e della cultura. Sparta, al contrario, con il suo sistema oligarchico e la sua potenza terrestre, è la custode delle tradizioni militari e della disciplina.
L'autrice esamina con attenzione le dinamiche di potere tra le due potenze, mostrando come il sistema di alleanze, da un lato stabilizzasse, ma dall'altro alimentasse tensioni interne. La Lega di Delo, inizialmente creata come una coalizione contro la Persia, diventa ben presto uno strumento di dominazione ateniese, suscitando il malcontento di altre città-stato. Questo processo di imperialismo ateniese genera un aumento delle rivalità e delle frizioni tra Atene e Sparta, creando le premesse per la guerra del Peloponneso. Bearzot evidenzia inoltre come la crescita dell'imperialismo ateniese fosse accompagnata da una progressiva centralizzazione del potere, che minava l'autonomia delle altre poleis.
La parte finale del libro è dedicata alla guerra del Peloponneso (431-404 a.C.), che Bearzot considera non solo il punto culminante della rivalità tra Atene e Sparta, ma anche l'esplosione di un conflitto che coinvolge una serie di alleanze e di interventi esterni, trasformandosi in una vera e propria guerra globale. La guerra, caratterizzata da una lunga serie di battaglie e da una dura guerra di logoramento, ha un impatto devastante sulla Grecia e segna la fine dell'età d'oro di Atene. Le ragioni di questo conflitto, per Bearzot, vanno ricercate non solo nella rivalità tra le due potenze, ma anche nella crisi degli assetti politici e imperiali, nell'imperialismo ateniese e nella crescente forza delle "terze forze", ossia di quelle polis che, pur non facendo parte del conflitto diretto, giocano un ruolo crescente nelle dinamiche geopolitiche.
Il conflitto, secondo Bearzot, ha avuto ripercussioni su tutta la Grecia, determinando un cambiamento sostanziale nell'equilibrio di potere e creando le premesse per la fine dell'egemonia della polis ateniese. La guerra, pur essendo un conflitto tra due grandi potenze, coinvolge un ampio numero di altre città-stato, che agiscono come attori indipendenti o alleati delle potenze maggiori, e contribuisce alla frammentazione della Grecia.
Bearzot non si limita a narrare i fatti, ma analizza anche gli elementi di crisi che caratterizzano gli assetti politici e geopolitici del periodo. L'autrice sottolinea come il fallimento dell'imperialismo ateniese e il progressivo indebolimento della Lega di Delo fossero segnali di una crisi strutturale, aggravata dalle lotte interne tra le classi dominanti e dall'emergere delle "terze forze" che, pur non avendo la forza per imporsi come potenze egemoni, giocano un ruolo decisivo nel ribilanciare i rapporti di potere. |