Emanuela Locci
La massoneria in Turchia Tra storia e relazioni internazionalismo
Mimesis Edizioni, pagg.159, € 16,00
Emanuela Locci, assegnista di ricerca presso l'Università di Torino, ricostruisce in questo agile volume la storia della massoneria turca intrecciandola con i più significativi eventi politici e culturali della Turchia contemporanea.
La rivoluzione del 1908 "vide molti aderenti all'istituzione nei ruoli chiave del potere politico turco". Nel 1909, venne fondato il Grande Oriente Ottomano con il contributo dei massoni italiani del Grande Oriente d'Italia. In quel periodo, la Libera muratoria prosperò, mentre alla fine della Prima Guerra mondiale il suo sviluppo "subì un arresto".
Con la nascita della Repubblica e l'avvento di Mustafa Kemal alla guida della Turchia, la massoneria riprese a crescere, "mantenendosi lontano dalla politica e dagli ambienti di potere" ma allineandosi alle idee kemaliste.
Sull'adesione di Atatürk alla Libera muratoria, sospettata da taluni storici (c'è chi sostiene che sarebbe stato iniziato dall'avvocato sefardita e Maestro Venerabile Emanuele Carasso; per altri invece l'iniziazione sarebbe avvenuta "presso una loggia militare fondata sull'isola di Rodi") ma "negata tutt'oggi dalla stessa massoneria turca", mancano prove certe: "quel che è certo – osserva l'Autrice – è che gli ideali kemalisti della laicità della modernità, la visione filosofica dello Stato combaciavano con la visione della massoneria". D'altra parte, Mustafa Kemal "era un ammiratore della massoneria e dei suoi principi universalistici e umanistici, probabilmente a causa dell'istruzione di tipo occidentale ricevuta in gioventù. Non dimenticava l'apporto che la massoneria, in particolare quella italiana, aveva dato per la riuscita della rivoluzione turca del 1908, tanto che nel 1925 e nel 1926, quando partecipò ad alcune riunioni massoniche, pronunciò discorsi di stima per l'operato dell'Istituzione. Di particolare rilevanza secondo il Presidente della Repubblica la capacità della massoneria di essere una scuola di vita, in cui non vi era spazio per ignoranza e superstizione e in cui l'uomo poteva elevarsi moralmente, spiritualmente e intellettualmente".
I rapporti tra il Governo kemalista e l'istituzione massonica "furono sempre buoni": "Atatürk si circondò nei suoi organi politici esecutivi di esponenti importanti dell'istituzione chiamandoli a ricoprire le cariche più importanti". Tale situazione si mantenne fino al 1935, allorché "in base alla legge sulle associazioni la massoneria, anche se non esplicitamente richiamata, fu soppressa".
La rinascita avvenne nel 1948, "con la creazione di diverse logge che iniziarono a lavorare alla luce del sole". Nacquero in quell'anno tre Grandi Logge – a Istanbul, Izmir e Ankara – che, nel 1956, si unirono dando vita alla Gran Loggia di Turchia. Negli anni Cinquanta, la massoneria turca "visse una seconda primavera".
L'analisi dell'Autrice abbraccia anche i rapporti tra la massoneria turca e quella italiana. Nel 1996, tra l'altro, la Grande Loggia di Turchia riconobbe la Gran Loggia Regolare d'Italia, guidata da Fabio Venzi e fondata tre anni prima "dallo scissionista Gran Maestro Giuliano Di Bernardo". Secondo Emanuela Locci, la GLRdI "giocherà un ruolo fondamentale nei rapporti tra Italia e Turchia".
Nel 2016, tuttavia, dopo ventidue anni, la Gran Loggia di Turchia tornò a riconoscere il Grande Oriente d'Italia senza però revocare il riconoscimento alla Gran Loggia Regolare d'Italia: "un fatto insolito – osserva giustamente l'Autrice – nel panorama massonico internazionale, infatti di norma un'Obbedienza riconosce solo un'Obbedienza per nazione".
Il volume è poi arricchito da un capitolo contenente i profili biografici dei Gran Maestri "che si sono succeduti alla guida della maggiore tra le Obbedienze, la Grande Loggia di Turchia, dal 1909 ad oggi". |