Guerre corsare nel Mediterraneo Stampa E-mail

Salvatore Bono

Guerre corsare nel Mediterraneo
Una storia di incursioni, arrembaggi, razzie


il Mulino, pagg.296, € 24,00

 

bono corsare  IL LIBRO – Nelle acque e lungo le coste del Mediterraneo, soprattutto fra la sponda cristiana e quella musulmana, dal Cinque al Settecento imperversarono i corsari: non pirati né predoni, ma guerriglieri del mare che agivano con patenti statali. Erano in gran parte maghrebini insediati ad Algeri, Tunisi e Tripoli, ma anche l'impero ottomano aveva i suoi corsari. Le città da cui muovevano, le navi con cui operavano, le regole, le pratiche, i rituali, come veniva spartito il bottino, come era organizzato il commercio delle prede e degli schiavi: il libro descrive gli usi della guerra corsara e ne ripercorre le vicende principali, con uno sguardo alla poco conosciuta attività dei corsari europei (italiani, francesi, maltesi, spagnoli) contro gli stessi europei.
  La necessaria distinzione fra corsari e pirati, con cui si apre il volume, permette di non attribuire la qualifica di «pirati», con tutta la carica di riprovazione e di sdegno che essa può giustamente comportare, a chi era invece un corsaro, cioè un combattente sotto le leggi di uno Stato, sotto una o altra bandiera. Serve inoltre a rilevare che gli stessi stati, città, persone che conducevano quella forma di guerra avevano contemporaneamente altri ordinati, rispettosi e proficui rapporti, persino connessi a quegli eventi ostili. Il capitolo I prosegue inquadrando il tema nella storia del mare interno dalla riconquista ispanica di Granada al Congresso di Vienna. Delle guerre corsare vengono mostrati aspetti forse poco conosciuti e considerati.
  Le città da cui muovevano corsari e pirati, le navi con cui operavano, le regole, le pratiche, i rituali secondo cui agivano costituiscono la materia del capitolo II: appartenenze «nazionali» e religiose mutano e si intrecciano fra attori e vittime, fra chi comanda e ne trae i maggiori profitti, e coloro che le rendono possibili a rischio della vita.
Nel capitolo III si analizza storicamente l'attività corsara connessa alle fasi di conflitto fra Stati europei e islamici, ovvero esercitata lungo tre secoli dalle «reggenze barbaresche», da Tripoli ad Algeri, e da città dell'impero del Marocco. Viene poi descritta l'attività corsara di europei contro europei, nell'insieme molto meno nota, ma non meno movimentata nella varietà di contrapposizioni, esiti, protagonisti. Il capitolo si conclude con il ricordo delle torri costiere per l'avvistamento e la difesa. Regole e risultati della spartizione del bottino e del commercio delle prede, essenziali per la vitalità stessa dell'attività corsara sono descritti nel capitolo IV; preda più preziosa erano gli esseri umani, d'ogni età e condizione, d'ogni valore e prezzo, ma anche merci e oggetti, e le navi stesse.
  Viene infine tracciata una panoramica di quali siano state nei secoli le conoscenze e le valutazioni della guerra corsara mediterranea, e di come esse siano mutate nel corso del tempo, sino ai nostri giorni, a due secoli dalla fine del Mediterraneo dei corsari.

  DAL TESTO – "Dal XVI secolo la guerra corsara mediterranea si intensifica notevolmente rispetto ai secoli precedenti poiché diventa, specialmente dopo la battaglia di Lepanto (1571), la forma, residua e costante, delle ostilità fra i due blocchi politico-militari (ispano-italiano e ottomano-maghrebino). Questa guerra – che Michel Fontenay, forse il massimo esperto, ha proposto di denominare corso, dall'espressione italiana dell'epoca «andare in corso» - trovò una delle sue maggiori fonti di profitto nella cattura di persone, a bordo di imbarcazioni e navi di ogni tipo, e nelle incursioni in località costiere e prossime al mare. Le catture umane hanno caratterizzato la corsa mediterranea e sono state la fonte principale di «produzione» di schiavi europei e ottomano-maghrebini, mentre gli schiavi neri africani - a parte la quota minoritaria catturata da europei mentre veniva trasportata nel Mediterraneo verso l'impero ottomano - furono per la maggior parte condotti dall'Africa occidentale direttamente nella penisola iberica."

  L'AUTORE – Salvatore Bono è professore emerito dell'Università di Perugia, dove ha insegnato Storia del Mediterraneo. Con il Mulino ha pubblicato «Schiavi. Una storia mediterranea» (2016); fra gli altri suoi libri: «Schiavi musulmani nell'Italia moderna» (Esi, 1999), «Un altro Mediterraneo» (Salerno, 2008), «Piraten und Korsaren im Mittelmeer» (2009).

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione - I. Corsari o pirati? Dall'una all'altra sponda del Mediterraneo (Corsari e pirati nella storia mediterranea - Da Granada al Congresso di Vienna - Il peso della rivalità religiosa - I corsari barbareschi: le ragioni del successo - Ostilità e complicità) - II. Città, navi, uomini (Città e flotte corsare - Città corsare maghrebine e dell'impero ottomano - Malta, Livorno e altri corsari - Usi della guerra corsara: patenti e salvacondotti - Costumi della guerra corsara: rituali e pratiche - Uomini per la corsa: capitani e raìs - Equipaggi e ciurme al remo) - III. Corsari fra guerre e paci (Millenni di guerre corsare - Da Barbarossa alla riconquista di Tunisi - L'età d'oro - Dal Settecento alla fine dei barbareschi - Altri nemici: corsari europei contro europei - La difesa dai corsari: torri, mura e gente armata) - IV. Prede e traffici (La spartizione del bottino - Il commercio delle prede - La «merce umana») - V. La parola e il silenzio degli storici (I corsari nella storia del Mediterraneo - Dall'Arcipelago Gulag ai terroristi islamici) – Note - Fonti e bibliografia - Indici