Anche noi macchine! |
Monica Cioli
IL LIBRO – Dopo la Grande guerra e la Rivoluzione d'Ottobre la macchina (che aveva già caratterizzato dal punto di vista materiale l'industrialismo ottocentesco) diventa un'idea-simbolo trainante con riscontri culturali oltre che politico-organizzativi in tutto il mondo. Il libro ricostruisce il significato politico della macchina nelle avanguardie artistiche, oltre che le affinità e le divergenze dei loro discorsi, orientati alla rifondazione di una società e di un uomo completamente nuovi. Esso analizza inoltre il dibattito sulla razionalizzazione in Germania, Francia e Italia, la ricezione del taylorismo e del fordismo in questi paesi e nel "discorso" degli artisti. L'autrice, sfuggendo alla tentazione di leggere l'intreccio dei due "campi" di politica e arte nella modalità tradizionale di causa-effetto, presenta invece l'estetica modernistica degli anni Venti e oltre come vera e propria elaborazione di un "ordine nuovo", spesso sfociante in utopia. DAL TESTO – "Il movimento che forse, primo fra tutti, ha legato il suo potenziale politico alla macchina e al macchinismo è stato il futurismo italiano. Nel febbraio del 1909 "Le Figaro" pubblicava il manifesto fondativo del movimento. Celebrando la macchina, il testo faceva eco a un entusiasmo che, dall'iniro del secolo, in Italia e in Francia, aveva dato luogo a nuova poesia lirica: dalla Beauté rationelle (1904) di Paul Souriau, alla Nuova arma (1905) di Mario Morasso. Ma Filippo Tommaso Marinetti dava alla macchina qualcosa di nuovo, destinato a rivoluzionare l'immobilità della scena politico-sociale italiana e a dare al futurismo rilievo internazionale: da ora in poi la macchina, nelle varie accezioni ed evoluzioni, è destinata a restare al centro del lunghissimo discorso futurista. Come mito, utopia, distopia. Ma c'è di più: sebbene molti giornali italiani avessero parlato del manifesto ben prima della fatidica data francese, è sul quotidiano del faubourg Saint-Antoine che Marinetti ha voluto lanciare all'Italia la sua sfida. Arricchito del meraviglioso prologo, il primo manifesto usciva non a caso sullo stesso organo in cui Jean Moréas il 18 settembre 1886 aveva pubblicato il manifesto del simbolismo, ciò che rivela l'eccellente capacità manageriale di Marinetti nel campo dell'arte, notata anche da Marcel Duchamp. Una cassa di risonanza eccezionale e di comprovata efficacia, dunque, visto l'illustre precedente, ma un'operazione che doveva rispondere anche a una strategia ben precisa: l'anatema contro il "passatismo" italiano (il culto della tradizione, l'ossessione per l'antico) e l'inno alla velocità, alla macchina, alla rivoluzione, poteva riuscire soltanto da Parigi, la culla principale delle avanguardie europee del tempo. La pubblicazione del manifesto si iscriveva in un piano di comunicazione nuovo; la sua promozione pubblica ricorreva ai media moderni, adottando un metodo fino allora inedito. La strategia pubblicitaria, il senso originale della provocazione, la negazione radicale del passato – che si è affermata nel nome stesso del movimento - hanno fatto del futurismo il primo movimento d'avanguardia del XX secolo." L'AUTRICE – Monica Cioli si occupa da anni del rapporto tra arte e politica. Tra i suoi lavori "Il fascismo e la 'sua' arte. Dottrina e istituzioni tra futurismo e Novecento" (Firenze, 2011); "Arte e scienza internazionale. Il "modernismo" fascista negli anni Venti" (Bologna, 2016). INDICE DELL'OPERA - Introduzione. Dal "politico" ad altri "centri di riferimento": le avanguardie e la macchina - 1. Da un secolo all'altro (La distinctivity inglese / La crisi della modernità / Stato e società / Il "modernismo") - 2. La guerra (Tecno-scienza e organizzazione / Gli intellettuali / Le avanguardie / L'interruzione dell'interscambio artistico internazionale / La Rivoluzione d'Ottobre) - 3. La macchina (Il Bauhaus / La Parigi purista e Fernand Léger / Theo van Doesburg e De Stijl / Il futurismo italiano / La seconda metà degli anni Venti) - 4. L'organizzazione (La Germania di Weimar / La Terza Repubblica francese / Il fascismo italiano) - Considerazioni conclusive (Uomo e macchina - Parigi "astratta": il laboratorio cosmopolita - Il futurismo italiano: ancora una riflessione) – Bibliografia - Indice dei nomi |