La Cecoslovacchia al tempo del socialismo reale Stampa E-mail

Francesco Caccamo

La Cecoslovacchia al tempo del socialismo reale
Regime, dissenso, esilio


Società editrice Dante Alighieri, pagg.261, € 19,00

 

caccamo cecoslovacchia  IL LIBRO – Questo volume esamina attraverso una pluralità di prospettive la storia della Cecoslovacchia - un paese oggi scomparso, ma che nel corso della sua esistenza fu un autentico "sismografo d'Europa" - nei quattro decenni segnati dalla dura esperienza del socialismo reale.
  È una storia che solo a uno sguardo superficiale può sembrare omogenea e indistinta. Come e forse più di altri paesi del blocco sovietico la Cecoslovacchia socialista fu percorsa da tensioni, fermenti e progetti di riforma, che in alcuni casi rimasero sotterranei, in altri vennero prepotentemente alla superficie: basti pensare al colpo di Praga del febbraio 1948, al sessantottesco esperimento di socialismo dal volto umano o alla rivoluzione di velluto di fine 1989. Attraverso queste e altre vicende meno note la Cecoslovacchia socialista assurse a un ruolo di considerevole rilievo nella scena globale del secondo Novecento e rimane ancora oggi uno stimolante tema di riflessione.
  Come risulta dal titolo, i concetti su cui si sofferma il volume sono essenzialmente tre. In primo luogo ovviamente il regime: un regime che si identificava con il partito al potere, il Partito comunista cecoslovacco, con il suo apparato e con le varie organizzazioni che ne erano emanazione, e che può dunque essere qualificato a tutti gli effetti come comunista; un regime che permeava ogni aspetto della vita politica, economica, sociale e culturale, tanto da costituire l'inevitabile filo conduttore di ogni narrazione sulla Cecoslovacchia tra 1948 e 1989. In secondo luogo il dissenso. Il ricorso a questo termine è dovuto alla sua diffusione e facile identificabilità nel contesto centro ed est-europeo: con l'avvertenza comunque che alla già di per sé variegata galassia del dissenso e della cultura alternativa vadano in qualche modo affiancate le correnti di opposizione dal carattere più esplicitamente politico e, entro certi limiti, perfino i movimenti intellettuali eterodossi che affondavano le radici nello stesso partito comunista. Per ultimo, ma non per questo meno importante, l'esilio. Si tratta di un fenomeno che ha rivestito una considerevole influenza nei passaggio critici della storia cecoslovacca, ma fino a tempi recentissimi quasi completamente ignorato in relazione al periodo socialista. Nominandolo sin dal titolo, l'Autore ha voluto valorizzare il contributo offerto dall'esilio post-quarantottesco, da quello post-sessantottesco e dai loro ulteriori epigoni nel confronto con il regime, come anche sottolineare il fondamentale ruolo di intermediazione da loro assolto nei rapporti tra la contestazione interna e il mondo occidentale.

  DAL TESTO – "Dopo il forzoso ritiro dal Piano Marshall le autorità praghesi ostentavano la massima prudenza sul piano internazionale, nel tentativo di persuadere l'Urss della loro fedeltà e di tutelare quel poco di autonomia che rimaneva loro; le formule adottate dopo la fine della guerra per definire la politica del paese, «ponte fra l'Occidente e l'Oriente», «punto di incrocio e di vaglio delle due ideologie», «alleanza con la Russia, ma stretta amicizia con gli anglosassoni», suonavano ormai «arrischiate e pretestuose», o meglio, erano «passate di moda». All'orizzonte si intravedeva semmai il pericolo di un rivolgimento interno, dell'imposizione «di un regime ortodosso secondo le ideologie comuniste e più docile ai voleri russi, tale insomma da portare l'incontrastato dominio sovietico». Certo, la grande maggioranza dell'opinione pubblica ceca e slovacca rimaneva attaccata agli ideali di libertà e indipendenza ed era contraria a un simile esperimento, ma il gioco dei comunisti era facilitato dalle cautele e dai timori che condizionavano gli altri partiti. Più in generale, per il rappresentante italiano era evidente che l'Urss, pur astenendosi dal lanciare aggressioni o guerre preventive, era determinata a portare avanti una vera e propria «invasione politica» nell'intera Europa centro-orientale."

  L'AUTORE – Francesco Caccamo è professore associato di Storia dell'Europa orientale all'Università di Chieti-Pescara. Collabora con l'Istituto di storia contemporanea dell'Accademia delle Scienze e con altre istituzioni della Repubblica Ceca.

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione - Fondi archivistici e relative abbreviazioni - 1. La strada per il colpo di Praga. L'instaurazione del regime comunista nell'analisi della diplomazia italiana - 2. 1956, "epoca del disgelo" o "occasione mancata"? - 3. Per la riforma del socialismo reale. Zdeněk Mlynář e il team per lo sviluppo del sistema politico - 4. La Primavera di Praga come problema storiografico - 5. Il Pci, la sinistra italiana e la Primavera di Praga - 6. «Listy». Tra esilio, contestazione interna e opinione pubblica internazionale - 7. Václav Havel dal dissenso alla politica - 8. Dalla normalizzazione alla rivoluzione di velluto - 9. Il federalismo ceco-slovacco e la sua crisi dopo il 1989 - Indice dei nomi