Dizionario di mitologia germanica |
Claude Lecouteux Dizionario di mitologia germanica Argo Editrice, pagg.280, Euro 18,00
IL LIBRO – Qualche personaggio come Odino o Sigfrido è noto anche da noi, ma nel suo complesso la mitologia germanica rimane pressoché sconosciuta. Il Dizionario di Lecouteux, fondandosi sulle saghe medievali, su leggende e tradizionai popolari, ci consente di percorrere spazi incantati, affollati di dèi, fate, elfi, folletti, spiriti, nani e giganti. Unica nel suo genere, quest’opera scritta da un illustre specialista ci disvela tutta la ricchezza, la poesia e il mistero di una delle più grandi culture europee.
DAL TESTO – “Albero: Il culto degli alberi è attestato in tutto l’Occidente medievale. Nei paesi germanici le specie citate più spesso sono il frassino – l’albero cosmico, Yggdrasill, è un frassino; e il primo uomo viene creato dal tronco di un frassino -, il pioppo e il tiglio, assai popolari Oltre–Reno. Un frammento mitico afferma che Thor sarebbe stato salvato da un ramo di sorbo selvatico. Lo spazio sacro in cui si svolgeva il duello era delimitato da bacchette di nocciolo o di avellano. L’albero più celebre è la quercia di Geismar (Assia), abbattuta da san Bonifacio e che era senza dubbio la rappresentazione di Irminsul, nome dell’albero cosmico nella Germania medioevale. Meno conosciuto ma altrettanto importante è il tasso sacro, che si innalzava nei pressi del tempio di Uppsala (Svezia), al quale si facevano dei sacrifici. Adam di Brema (XI secolo) parla di tale tempio, con queste parole: “Si sacrificano nove esseri di ogni specie […]. I loro corpi vengono appesi in un boschetto che è così sacro che i pagani credono che ogni albero sia divino a causa della morte e della decomposizione degli esseri immolati. Là sono appesi cani, cavalli e uomini.” Uno scolio più recente aggiunge: “Il banchetto e i sacrifici durante nove giorni […]. Il sacrificio ha luogo nell’equinozio di primavera”. “Dee Madri: Il loro culto è attestato soprattutto dalle iscrizioni votive ritenute nelle regioni della Germania occupata dai romani, con una forte concentrazione nelle province renane, ma anche da altre iscrizioni scoperte in Inghilterra nei pressi del Vallo di Adriano. Sono tutte databili dal I al V secolo della nostra era. Sul corso inferiore del Reno un’epigrafe parla di Matronae, nell’Oltre Manica, di Matres: è difficile sapere quale sia la differenza suggerita da questa doppia denominazione. Le sculture raffigurano quasi sempre tre donne in piedi o sedute, e una di loro tiene un cesto di fiori. I nomi mutano con i luoghi. Le dee madri più presenti sono le Aufaniae, le Suleviae, le Vacallinehae, le Austriahenae e Nehalennia. Erano quindi le protettrici di Clan, popoli luoghi, come indica la seguente iscrizione: “Alle Madri sveve; alle mie patrie Madri frisoni.” Si è così potuto mettere in relazione le Albiaheniae con la città di Elvenich, le Mahlinehae con Malines e le Nersihenae con il fiume Niers. L’interpretazione etimologica dei centodiciotto nomi attestati dagli ex voto, rivela che le dee madri avevano una funzione tutelare e dispensatrice di beni, e che alcune di loro sono indubbiamente divinità delle fonti o dei fiumi. Il loro culto pare sia sopravvissuto sino al Medioevo attraverso le Dise”.
L’AUTORE – Claude Lecouteux è professore di Letteratura e civiltà del Medioevo presso l’Università di Parigi IV–Sorbona. Tra le sue numerosissime pubblicazioni: Fantômes et Revenants au Moyen Âge (1986), Nains et les Elfes au Moyen Âge (1988), Démons et Génies du terroir au Moyen Âge (1995), Chasses fantastiques et Cohortes de la nuit au Moyen Âge (1999), Histoire des vampires (1999), La Maison et ses Génies (2000), Le Livre des grimoires (2002), Le Livre des talismans et des amulettes (2005). |