Voci. Antropologia sonora del mondo antico |
Maurizio Bettini
IL LIBRO – La nostra vita è immersa nei suoni. Clacson di automobili, squilli di cellulari, un'infinità di rumori e voci umane della cui esistenza non ci accorgiamo neppure più. La nostra vita si svolge all'interno di una vera e propria fonosfera. Ma qual era la fonosfera degli antichi? Di certo conteneva sonorità che noi abbiamo perduto, come il colpo di martello dei fabbri o il cigolio dei carri. Ancor più presenti, però, erano le voci degli animali, ossia ragli, nitriti, belati, grugniti, cinguettii, ma anche il caccabare delle pernici, il iubilare dei nibbi, il drindrare delle donnole. Per gli antichi queste voci predicevano il futuro e annunciavano le stagioni; mentre i canti degli uccelli, in particolare, erano capaci di resuscitare tracce di antichi miti e di fornire a musicisti e poeti uno straordinario serbatoio di "memorie sonore". DAL TESTO – "Il mondo antico è morto da lungo tempo, e con le sue ceneri si è dispersa anche la speciale fonosfera che lo avvolgeva. Per quanto ci riguarda, è soprattutto la sua componente vocale quella che rimpiangiamo: canti di uccelli, grida di animali e parole di uomini. Bello sarebbe, e molto seducente, poter riascoltare almeno qualche nota di queste voci perdute. Ma a quale strumento (è il caso di dirlo) si può ricorrere per scoprire le tracce della fonosfera antica e, soprattutto, per ricavare un'immagine del significato che queste antiche sonorità possedevano per la cultura classica? Non abbiamo scelta, l'unica via da seguire passa attraverso le testimonianze scritte. Quando cerchiamo informazioni sui pensieri, sui sentimenti, sui modi di vedere il mondo da parte degli uomini che ci hanno preceduto, noi interroghiamo subito i testi, oltre che le testimonianze archeologiche; così come ancora ai testi ci rivolgiamo per avere un'idea degli accadimenti, massimi o minimi, che hanno segnato la loro storia. Il mondo antico corrisponde per noi a una filza (quasi interminabile) di parole scritte, con l'aiuto delle quali il nostro ragionamento, e la nostra fantasia, ricostruiscono di volta in volta un'immagine mentale di ciò che è stato, di ciò che era. Lo stesso vale anche per le nostre curiosità sonore. Fra le molte preziose informazioni che i testi racchiudono, infatti, vi sono anche le registrazioni delle voci che alimentavano la fonosfera antica: nomi, descrizioni, significato, contesto, funzione e così via. Bisognerà rintracciarle, queste registrazioni, stanarle da dove si nascondono - e a volte non sarà facile, perché vedremo che spesso hanno scelto ripari alquanto improbabili - per poi riordinarle lungo il cammino dell'interpretazione. Ciò che ci proponiamo è un'esplorazione della fonosfera antica attraverso le registrazioni scritte delle sue voci; uno schizzo di antropologia sonora che mescolerà canti di uccelli, grida di animali e parole di uomini." L'AUTORE – Maurizio Bettini insegna Filologia classica all'Università di Siena e collabora con "la Repubblica". Fra le sue opere: "Vertere. Antropologia della traduzione nella cultura antica" (Einaudi, 2012); "Elogio del politeismo" (il Mulino, 2014); "Il grande racconto dei miti classici" (il Mulino, 2015); "Il dio elegante. Vertumno e la religione romana" (Einaudi, 2015); "Radici. Tradizione, identità, memoria" (il Mulino, 2016); "A che servono i Greci e i Romani? L'Italia e la cultura umanistica" (Einaudi, 2017). INDICE DELL'OPERA – Abbreviazioni – Ringraziamenti – Prefazione - Preludio. La fonosfera - 1. Un'enciclopedia sonora (Or dov'è il suono di quelle antiche belve?/Archivi poetici/Domande e risposte/Breve digressione: nemici e amici degli animali/A ciascuno la sua «lingua»/L'enciclopedia al carnevale del linguaggio) - 2. Versi di uccelli, cinguettii di poeti (Voci di voci/La Babele degli animali/I «versi» degli uccelli poeti/Il canto dei poeti uccelli/Il mangiatore di canti) - 3. Stonati imitatori (Il porcello di Parmenonte/Identità sonore/Dio non vuole/La peggiore delle ingiustizie) - 4. Icone sonore (Voci che giungono da "altrove"/Parole degli antenati/Icone sonore/Voci di donnola) - 5. La voce si fa densa (Fischi, gemiti, invocazioni e altri comportamenti sonori/Voces che narrano storie/Bisticci di innamorati e incubi di adulteri/Il milvus: uccello contadino/Jodler campestri/Un raglio innocente?) - 6. La voce si fa ambigua (Fantasmi, baccanti e lupi mannari/Lepri e streghe) - 7. Uccelli che parlano o "sono parlati" (Riarticolazioni sonore/Il canto delle pernici/Musiche in «style oiseau»/«Un cocco! ecco ecco un cocco un cocco per te!»/Primitivismo sonoro e fascinazione perlocutiva/Cuculo, dove hai dormito?/Le phonái di Aristofane/Vocalità narrative) - 8. Uccelli che cantano miti (Nomi e lamenti/La sete del corvo e il nitrito degli uccelli/La signora fa il caffè) - 9. Glossolalie (Glossolalie greche?/Fra suono e verso (e viceversa)/Paolo, il nóus esige un interprete/Sacre imposture e autoesegesi/I dolori del giovane Simon) - 10. Me l'ha detto l'uccellino (I poteri dell'indovino/Le avventure di Melampo/La saliva, dalla lingua alle orecchie/Il pollice della conoscenza/I filtri di Democrito e altri mirabilia del mondo classico/Articolazioni divinatorie/Strumenti sonori) - Finale. Il suono e il senso – Note – Appendice – Bibliografia - Indice dei nomi |