Il Parsifal di Wagner. Testo, musica, teologia |
Giangiorgio Satragni
IL LIBRO – Si è spesso discusso circa la religiosità del capolavoro estremo di Richard Wagner, Parsifal, un aspetto a volte condiviso, a volte rifiutato: di fronte a letture anche profondamente divergenti sia nell'ambito degli studi sia in palcoscenico e nella molteplicità di visioni spesso intellettuali e speculative, Giangiorgio Satragni interroga da capo l'opera d'arte individuando le sue radici autentiche. Che cosa dice in sé il "Bühnenweihfestspiel", la "sagra scenica sacra"? Quali furono i riferimenti per Wagner e le sue osservazioni lungo la genesi? Soprattutto, quale fu il risultato confluito nella veste finale e, in ultima istanza, che cosa rivela la musica nell'assetto definitivo della partitura? DAL TESTO – "Come sovente accade per il teatro in musica di Richard Wagner, anche il vertice della sua arte, Parsifal, è stato oggetto di più interpretazioni che ne hanno discusso l'aspetto sacrale, ora sposandolo in toto ora rigettandolo anche con fermezza. Si può dire, anzi, che il Parsifal abbia sortito l'effetto di polarizzare le letture in senso opposto. Non alludiamo soltanto agli studi, copiosi quanto in genere la letteratura su Wagner, ma anche e prima ancora alla recezione scenica, che in poco più di centotrent'anni è partita da una certezza ed è giunta al suo contrario. Leggendo le cronache e le recensioni della prima rappresentazione al Festspielhaus di Bayreuth nel 1882, sovrintesa dall'autore medesimo, si ricava l'idea di un rito incentrato sulla redenzione, con una sacralità promanante dal Graal, dalla Sacra coppa, un cerimoniale liturgico e aspetti mistici impregnati di cristianesimo, dove l'antitesi fra colpa e peccato da un verso e purezza e castità dall'altro restano indubitabili, al pari dell'antitesi tra sfera del bene e sfera del male. L'aspetto sacrale è presente anche in quei resoconti non legati alla sfera dei wagneriani ferventi o a quella di ambito religioso, bensì contrassegnati da un'indipendenza di pensiero che discute o anche smonta criticamente tale contenuto del Parsifal, riconoscendolo però sempre quale connotato centrale, distintivo e costruttivo dell'azione e della musica." L'AUTORE – Giangiorgio Satragni (Torino, 1970) è critico musicale del quotidiano «La Stampa» e condirettore de «Gli spazi della musica», rivista telematica di musicologia e comparatistica dell'Università di Torino. Tiene attualmente il corso di Filosofia della musica al Conservatorio di Bologna, dopo aver insegnato Storia della musica al Politecnico di Torino e al Conservatorio di Firenze. Studioso della musica austro-tedesca dell'Ottocento e del Novecento, è autore delle monografie "La modernità in musica. Dodici variazioni sul tema" (2014), "Richard Strauss dietro la maschera. Gli ultimi anni" (2015), curatore della silloge "Fulvio Vernizzi. Testimonianze sulla vita e sulla musica" (2009), traduttore di documenti d'epoca nel volume "I Mozart in Italia" (2006) e di alcuni saggi nella raccolta "Gustav Mahler. Il mio tempo verrà" (2010). Ha pubblicato in edizione moderna il volume "Strawinski" di Alfredo Casella (2016, con Benedetta Saglietti). INDICE DELL'OPERA – Premessa - I. Le recezioni e il cuore del "Parsifal" (1. Azione sacrale o messinscena desacralizzata? - 2. Il suono come luogo della vicenda) - II. Le fonti cristianizzate (1. I racconti medievali, il Graal e il dramma wagneriano - 2. Compassione e rinuncia come amore e ascesi) - III. Cristologia e ritualità nell'azione musicale (1. Miles Christi, Imagines Christi, Imago Passionis - 2. Liturgie - 3. La simbologia cristiana e regale) - IV. Il suono mistico (1. Musica ex alto - 2. Teologia nel suono - 3. Formule sacrali) - V. Summa teologico-musicale (1. Redenzione e redentori - 2. La Grazia accolta nella fede - 3. Musica come essenza della religione) – Bibliografia - Indice dei nomi e delle opere |