Gli antimoderni Stampa E-mail

Antoine Compagnon

Gli antimoderni
Da Joseph De Maistre a Roland Barthes


Neri Pozza, pagg.509, € 28,00

 

compagnon antimoderni  IL LIBRO – Non vi è forse epoca che non sia stata attraversata dal rifiuto del cambiamento e dal rimpianto della tradizione perduta. Tuttavia, ed è la tesi che alimenta queste pagine, se i tradizionalisti ci sono sempre stati, lo stesso non si può dire degli antimoderni.
  Gli antimoderni non sono figure semplicemente mosse dall'eterno pregiudizio contro il cambiamento, e dunque fantasmi del passato che si aggirano in ogni tempo. Gli antimoderni, nel senso proprio, moderno, della parola, hanno una data di nascita precisa: il 1798, l'anno in cui la Rivoluzione francese segna una rottura decisiva e una svolta fatale; hanno una casa: la letteratura; e posseggono un'attitudine tutta loro: una relazione particolare con la morte, con la malinconia, con il dandismo, con il disincanto che li fa sembrare più moderni dei moderni, come eroi ultramoderni dell'antimodernità.
  Da Joseph de Maistre a Roland Barthes, passando per François-René de Chateaubriand, Charles Baudelaire, Léon Bloy, Marcel Proust, Pierre Drieu la Rochelle, André Gide, Jacques Rivière, Jean Paulhan, Julien Gracq, André Breton, Maurice Blanchot e tanti altri, il genio antimoderno si è rifugiato, per Antoine Compagnon, nella letteratura, ma non nella letteratura genericamente intesa, bensì in quella «che noi qualifichiamo moderna, nella letteratura che è diventata canone della posterità», e «la cui resistenza ideologica è inseparabile dalla sua audacia letteraria».
  Così, diversamente dalla vita politica, in cui, dalla Rivoluzione francese in poi, trionfa una candida apologia del moderno del tutto priva di modernità, la vita letteraria degli antimoderni, di coloro che hanno perso l'innocenza del moderno, appare, in questa importante opera dedicata alle figure più rilevanti della letteratura francese, segnata da una «reale e duratura modernità».

  DAL TESTO – "L'appellativo antimoderno non è univoco, ma come è stato osservato in ogni capitolo, esso dipende dal punto di vista. Nel movimento moderno, si è sempre antimoderni in relazionne a qualcuno. Bergson è un moderno per Maritain, e anche un modernista, condannato in quanto "modernista", dal nome dell'eresia cattolica, mentre per Péguy egli è un antimoderno nel senso che dà le armi per combattere il «mondo moderno», determinista, positivista, materialista, meccanicista, intellettualista e associazionista. Thibaudet e Benda, il bergsoniano e l'antibergsoniano, non possono essere antimoderni allo stesso modo. Il primo lo è per il suo ecumenismo e la sua indulgenza, che si esprimono con la stessa attitudine di Maurras, Barrès e Bergson, in nome di un liberalismo letterario e politico sempre più difficile da difendere negli anni Trenta, che non può prescindere dagli estremi, in particolare dal surrealismo e dal comunismo. Il secondo lo è per via del suo razionalismo, del criticismo e del classicismo, per via della sua antipatia nei confronti della letteratura e del pensiero contemporanei, il che ha fatto sì che le sue posizioni fossero talvolta confuse, a torto, con quelle dell'Action française. Ma, nella discussione che impegna con Bataille, Caillois e il Collège de Sociologie, antimoderni alla ricerca del sacro, alla vigilia della guerra del 1940, Benda è risolutamente un moderno. Dietro a loro, si profila Renan, uno degli scrittori più ambigui, moderno e antimoderno insieme, adepto della scienza, ma non ingenuo scientista, il che spiega come mai Péguy ne faccia il responsabile del «mondo moderno» e contemporaneamente un ultimo bastione contro il «mondo moderno»."

  L'AUTORE – Antoine Compagnon insegna letteratura francese alla Sorbona e alla Columbia University di New York. Dal 2006 fa parte dell'Haut Conseil de l'éducation ed è stato chiamato al Collège de France. Dal 2007 è professore onorario all'École des hautes études commerciales de Paris e presidente del comitato scientifico dell'École normale supérieure. Tra i suoi libri, "I cinque paradossi della modernità" (il Mulino, 1993), "Proust tra due secoli" (Einaudi, 1992), "Il demone della teoria. Letteratura e senso comune" (Einaudi, 2000), "Un'estate con Montaigne" (Adelphi, 2014).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione. I moderni in libertà - Parte I. Le idee - 1. Controrivoluzione - 2. Antilluministi - 3. Pessimismo - 4. Peccato originale - 5. Sublime - 6. Vituperazione - Parte II. Gli uomini - 1. Chateaubriand e Joseph de Maistre dietro a Lacordaire - 2. Antisemitismo o antimodernismo, da Renan a Bloy - 3. Péguy tra Georges Sorel e Jacques Maritain - 4. Thibaudet, l'ultimo critico felice - 5. Julien Benda, un reazionario di sinistra alla «NRF» - 6. Julien Gracq tra André Breton e Jules Monnerot - 7. Roland Barthes nelle vesti di san Policarpo – Conclusione. I reazionari di fascino – Postfazione. Dopo gli antimoderni - Nota bibliografica – Note - Indice dei nomi