La borsa di Moro |
Marcello Altamura
IL LIBRO – Giovedì 16 marzo 1978: è una data che segna per sempre la storia del nostro Paese. Una data scritta con il sangue di cinque innocenti. Il blitz che, in via Mario Fani a Roma, porta al rapimento di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, da parte delle Brigate Rosse, resta ancora oggi un rebus difficile da risolvere. A via Fani, ci sono presenze e accadimenti che sono stati inspiegabilmente cancellati dalla scena. Quella mattina andò in scena un agguato diverso da quello che sinora ci hanno raccontato: i brigatisti erano divisi in più nuclei, con più uomini e più mezzi impiegati e non tutti sapevano chi c'era e quali erano i compiti assegnati. Una scena del crimine caotica, coperta dalle bugie dei brigatisti pentiti, contraddetti dai testimoni oculari sia sul reale svolgimento del blitz che sui membri effettivi del commando, coperti anche da potenti 'mani' che fanno sparire le foto che ritraggono i brigatisti in azione e la borsa di Aldo Moro con i documenti 'sensibili' dello statista. Pezzi mancanti che avrebbero potuto riscrivere la storia di quel tragico giovedì di marzo. DAL TESTO – "Quarant'anni dopo l'agguato di via Fani ad Aldo Moro resta immerso in una cortina fumogena che ne rende impossibile scorgere i contorni. A tutt'oggi, non esistono certezze né sul numero delle persone che spararono né sulla effettiva dinamica di quanto accadde la mattina del 16 marzo 1978. Sul rapimento del presidente della Democrazia Cristiana, per molti anni si sono, per così dire, confrontati due blocchi ideologici. Il primo, facente capo all'area politica di centro e condiviso dalla destra, tendeva a indicare nella vicenda una regia dei servizi segreti dell'Est comunista e in particolare del Kgb sovietico. Il secondo, legato invece al Pci, poneva invece i fili dell'operazione nelle mani degli americani e della massoneria deviata, in particolare la P2. Una visione che, pur cogliendo molti elementi di verità nella tragica vicenda dei 55 giorni, è rimasta però ancorata a un'angolazione parziale, che col passare del tempo ha finito non per diradare i dubbi e chiarire il quadro, ma per fare esattamente il contrario. È esattamente questo quello che accade sul primo atto della vicenda Moro, ossia l'agguato di via Fani. La verità 'mirata' dei brigatisti, in particolare quella raccontata da Valerio Morucci nel suo «Memoriale» e poi confermata successivamente da Mario Moretti nel suo libro, è diventata nel tempo l'architrave di una struttura evidentemente traballante ma che è rimasta in piedi a viva forza nell'arco di 40 anni. Tutto ciò è stato possibile solo perché non ci si è mai concentrati sulle discrasie sin troppo evidenti tra quello che accadde realmente in via Fani e quela che invece è la versione degli ex terroristi." L'AUTORE – Marcello Altamura, napoletano, 40 anni, giornalista professionista, lavora al quotidiano "Cronache di Napoli". Tra le sue passioni il basket, che ha raccontato per un ventennio anche in radio e in tv, la musica e il cinema. Si occupa da tempo del terrorismo italiano degli anni di piombo e dei suoi legami con la realtà sociale e politica dell'epoca, con l'obiettivo di dare di quei tempi una lettura che ne restituisca una visione più completa e obiettiva. Nel 2007 è stato tra gli autori di "Tutti in piedi per la Carpisa" e nel 2015 di "Dodici Leoni", scritto con Franco Esposito. INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Giovanni Ricci – Premessa - Capitolo 1. La lunga scia dell'odio - Capitolo 2. Un bersaglio mobile per i terroristi - Capitolo 3. Un piano perfetto - Capitolo 4. Una fredda mattina di marzo - Capitolo 5. Una trappola per Aldo Moro - Capitolo 6. Agguati veri, agguati falsi - Capitolo 7. Scene da una strage - Capitolo 8. La borsa del Presidente - Documenti fotografici – Ringraziamenti - Bibliografia |