«A Dio appartengono i nomi più belli» |
Stefano Allievi
IL LIBRO – Le lunghe file di musulmani in preghiera, nelle moschee o sul lato di una strada, colpiscono l'immaginario occidentale più di qualsiasi altro aspetto dell'islam. E trasmettono la percezione di qualcosa di unitario, collettivo, compatto, quindi anche di incomprensibile e minaccioso. Mentre nella comune concezione cristiana la preghiera è soprattutto un'attitudine interiore, formalmente libera sia nelle modalità corporee che nei testi, l'islam la concepisce all'opposto come atto rituale fortemente standardizzato e vincolato alla lingua araba. Tuttavia, il modo di pregare dei musulmani non è affatto univoco e omogeneo, come dimostra questo libro, che si propone di accompagnare il lettore nella dimensione orante quotidiana dei fedeli di Allah. DAL TESTO – "[...] l'insistenza dell'islam sulla forma (che dai cristiani è spesso letta come mero formalismo, privo di «cuore») e l'aura di sacralità che circonda la salat (testimoniata dalle abluzioni e dal rispetto scrupoloso del rito) contrastano con l'«immanenza» cristiana, che comporta spesso una certa familiarità nel rapporto con Dio, una postura più informale, che taluni musulmani considerano una mancanza di rispetto nei confronti di Dio. Inoltre, il fatto che la salat, nella sua accezione di atto liturgico sia riservata ai soli musulmani, ne impedisce l'utilizzo nel caso eventuale, peraltro poco ricercato in ambienti musulmani, ma al contrario non di rado sollecitato in ambienti cristiani, di preghiera comune in occasioni particolari. Esiste una casistica dettagliata sulle preghiere da recitare per le varie occasioni della vita personale e sociale, in particolare per quelle legate ai riti di passaggio. E, come già sottolineato, vi è un utilizzo della preghiera, di formule particolari, anche come talismani, per propiziare buona fortuna o guarigioni, come elemento sostanzialmente «magico» in molte espressioni dell'islam popolare, e in particolare in alcune aree in cui l'islamizzazione si è maggiormente «inculturata» nelle tradizioni locali preesistenti. Ma vi sono anche situazioni ordinarie, legate a quando si chiedono preghiere e benedizioni, magari in vista di un'operazione ospedaliera o di un esame, o di un altro momento difficile o di sofferenza: che fanno parte della conversazione quotidiana e, oggi, si possono ritrovare, rivolte in maniera indifferenziata a musulmani e non musulmani, anche sui social network." L'AUTORE – Stefano Allievi è professore associato di Sociologia all'Università di Padova, dove dirige il master sull'Islam in Europa. Membro del Consiglio per le relazioni con l'Islam italiano presso il Ministero dell'Interno, collabora al "Corriere della sera - Corriere del Veneto" e al "Corriere Imprese". Autore di oltre un centinaio di pubblicazioni in vari Paesi, i suoi testi sono stati tradotti in varie lingue europee, in arabo e in turco. Tra i suoi libri recenti: "I musulmani e la società italiana. Percezioni reciproche, conflitti culturali, trasformazioni sociali" (Franco Angeli, 2009); "La guerra delle moschee. L'Europa e la sfida del pluralismo religioso" (Marsilio, 2010); "Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'immigrazione" (con G. Dalla Zuanna, Laterza, 2016). INDICE DELL'OPERA - Parlare di islam in Europa - 1. L'Oriente che prega - 2. La preghiera come dimensione quotidiana - 3. I fondamenti testuali - 4. Gli elementi della preghiera - 5. Il ruolo fondamentale della comunità - 6. La preghiera nel sufismo - 7. Il «metodo» sufi - 8. Un dialogo possibile - Conclusioni |