Morte di un presidente Stampa E-mail

Paolo Cucchiarelli

Morte di un presidente
Quello che né lo Stato né le BR hanno mai raccontato
sulla prigionia e l'assassinio di Aldo Moro


Ponte alle Grazie, pagg.430, € 18,00

 

cucchiarelli moro  IL LIBRO – Questa inchiesta si propone di dissolvere le ombre che avvolgono il più importante omicidio politico della storia repubblicana, l'assassinio di Aldo Moro. Per cogliere quell'«evidenza invisibile» segnalata da Leonardo Sciascia già nell'agosto del 1978, Paolo Cucchiarelli ci offre una ricostruzione inedita del caso Moro, fondata sull'analisi dei tanti indizi materiali che raccontano un'altra storia rispetto a quella narrata dai protagonisti della vicenda: le BR, innanzitutto, ma anche i rappresentanti dello Stato, a tutti i livelli e di ogni fazione politica. Pochi e apparentemente insignificanti granelli di sabbia depositati sui vestiti che lo statista indossava il giorno della sua morte conducono il lettore verso la definizione di una trama complessa, ma in grado di demolire il castello di bugie e contraddizioni che negli anni ha reso impossibile l'accertamento della verità, fuori e dentro le aule dei tribunali. Ciò che fino a oggi sembrava incomprensibile o caotico – le allusioni delle lettere di Moro dalla «prigione del popolo», il comportamento paradossale dei suoi carcerieri, le oscillazioni dei politici, il coinvolgimento del Vaticano, della malavita organizzata, di Gladio, della P2, dei servizi segreti statunitensi, e soprattutto l'identità di chi uccise il presidente della DC – appare finalmente chiaro e dotato di saldatura logica. "Morte di un Presidente" è un libro destinato a far discutere perché svela quel «segreto» del caso Moro che in troppi, a quasi quarant'anni dai fatti, hanno ancora interesse a difendere.

  DAL TESTO – "Il presidente Moro visse, dal 1960 in poi, all'interno di una stridente contraddizione: egli fu lo stratega delle due grandi fasi politiche post-centriste e cioè il centrosinistra e il compromesso storico (o terza fase), vale a dire l'incontro emergenziale, ma paritario, tra cattolici e comunisti nell'interesse del Paese. Al contempo, condensò, nell'unicum della sua identità politica e nel particolare linguaggio che lo distingueva, le irriducibili antinomie di questo lungo periodo storico. Tale duplicità lo relegò in una condizione di sostanziale ostracismo politico, da primo della classe inviso innanzitutto ai compagni di banco. Moro rappresenta quanto di meglio ha espresso l'anima popolare e cattolica della DC dopo De Gasperi e allo stesso tempo la sua persona fu additata come simbolo della componente più deleteria del trentennio democristiano. Il «cuore dello Stato», come scrissero le BR.
  "Per questa ragione, un odio diffuso lo circondava, non solo in Italia. «Benché estremamente colto e dotato di una intelligenza penetrante», scriveva l'ambasciatore statunitense a Roma nel 1978, Richard Gardner, in un suo report a Washington, «parlava spesso con uno stile incredibilmente ambiguo». Forse Moro non poteva che essere ambiguo, trovandosi più di ogni altro politico italiano alle prese con il rebus geopolitico del nostro Paese, che all'epoca era marca di frontiera tra Est e Ovest, ospitava al suo interno lo Stato-enclave del Vaticano e, sui banchi dell'opposizione, il più numeroso e forte partito comunista dell'Occidente, per tacere della spiccata propensione, in politica estera, al dialogo con il mondo arabo. Una combinazione impossibile da fronteggiare senza una certa dose di ambiguità linguistica, che però non divenne mai politica o morale. E questo rendeva Aldo Moro un politico che attirava su di sé l'avversione di tanti dentro e fuori il suo partito, la DC, dentro e fuori il contesto italiano. Il linguaggio involuto, a volte sibillino, di Moro, rappresentava il suo peculiare modo di governare una fin troppo complessa realtà, cercando di smuoverla lentamente ma costantemente, affinché non fosse distrutta da invisibili secche o improvvisi marosi. Fu Pier Paolo Pasolini ad accorgersi che era stato questo linguaggio a sostituire, nel tessuto profondo del Paese, il latino della Chiesa."

  L'AUTORE – Paolo Cucchiarelli, scrittore e giornalista investigativo, ha seguito i casi politico-giudiziari più eclatanti degli ultimi cinquant'anni: la strage di Piazza Fontana, Moro (due precedenti inchieste sul caso hanno portato la magistratura romana ad aprire altrettanti fascicoli giudiziari), l'attentato a Giovanni Paolo II, Gladio, Tangentopoli, la vicenda Mitrokhin. Da "Il segreto di Piazza Fontana" (Ponte alle Grazie, 2006) Marco Tullio Giordana ha liberamente tratto il film "Romanzo di una strage" (2012).

  INDICE DELL'OPERA - Premessa. L'essenziale che manca nel «caso Moro» - Introduzione. Un delitto che ci riguarda tutti – 1. La sabbia – 2. I colpi – 3. Le prigioni – 4. La Renault 4 – 5. L'Amerikano e il Grande Vecchio – 6. Petrolio – 7. Le lettere e i luoghi – 8. Viaggio nel caso Moro – 9. Alla ricerca della verità – 10. Simulazione di un omicidio – Appendice – Ringraziamenti – Note- Indice dei nomi