I tatuaggi della Dea Stampa E-mail

Michela Zucca

I tatuaggi della Dea

Venexia, pagg.300, € 35,00

 

zucca tatuaggi  IL LIBRO – I tatuaggi della Dea, dove l'archeologia e l'esame critico dei classici si incrociano con l'antropologia storica, esamina sculture, statue stele, dipinti e manufatti che restituiscono immagini di donne tatuate con gli evidenti segni del sacerdozio e della leadership militare e politica. Pur presenti in civiltà di tutto il mondo, tali segni sembrano appartenere a un'unica matrice, ovvero a tribù caucasiche, matrifocali, egualitarie, in perenne conflitto con le società dell'impero greco e romano. Trasformandosi in segno di identità, il tatuaggio si è conservato per millenni, diventando un simbolo di fede alla Madonna, l'altra faccia della Dea, e arrivando fino al secolo scorso. Se ne ritrova ancora traccia nei laboratori di tattoo della Madonna Nera di Loreto, così come sulle braccia delle donne di montagna balcaniche, greche e croate. Il libro contiene oltre duecento immagini di tatuaggi femminili.

  DAL TESTO – "Il principale fattore che accomunava le tribù che si tatuavano era il loro essere al di fuori delle culture dell'impero, e spesso anche contro di esse. Tali tribù erano prive di ciò che la cultura positivista prima, marxista poi, metropolitano-centrica oggi, identifica come i segni del progresso, ovvero la scrittura, la proprietà privata dei mezzi di produzione, la residenza urbana, la stanzialità, l'agricoltura, le grandi costruzioni in pietra, la tecnologia, le leggi codificate, la divisione in classi, la presenza di un ceto dirigente politico, economico e militare ereditario e, naturalmente, il patriarcato.
  "Si tratta di culture tendenzialmente egualitarie, in cui non esiste una prova certa di differenziazione sociale ereditaria. E anche laddove gli archeologi parlano di presenze "principesche", basandosi sul rinvenimento di alcune sepolture più ricche delle altre, in realtà non si è mai fatta un'indagine osteologica che provasse la parentela protratta nel tempo e nelle generazioni degli individui sepolti nelle tombe più belle. Anzi, in molti casi le testimonianze documentarie (per esempio il De Bello Gallico di Cesare sui popoli celtici) raccontano esattamente il contrario. Ciò tuttavia non ha impedito agli storici di parlare di "aristocrazia celtica" e via dicendo. Per questo, in quanto culture considerate marginali e non incluse a pieno titolo nella storia - anche laddove sono state rinvenute evidenze archeologiche provate della presenza di elementi culturali di alto livello che potrebbero situarle sullo stesso piano delle civiltà considerate "maggiori" - tali tribù sono di solito trascurate nell'approfondimento storiografico, non vengono studiate nella loro specificità e rimangono ingabbiate in categorie culturali-ideologiche del tutto estranee a loro (ad esempio la divisione in classi e il patriarcato). Ne sono un esempio i Celti, che potevano contare su una perizia costruttiva pari a quella degli Egizi, come dimostrano i siti megalitici irlandesi. O gli abitanti originari dell'Italia, che conoscevano la scrittura al pari degli Etruschi ma, poiché sono considerati popoli non letterati, non vengono inclusi nella "storia" bensì nella "preistoria". Per non parlare della scrittura dei popoli danubiani della civiltà di Vinca, che si sviluppò due millenni prima di quella mesopotamica."

  L'AUTRICE – Michela Zucca, antropologa, ha svolto il suo lavoro di campo in Sud America, fra gli sciamani amazzonici, in Perù e Colombia. E' specializzata in cultura popolare, storia delle donne, analisi dell'immaginario. Da più di dieci anni si occupa di formazione, europrogettazione e sviluppo sostenibile in comunità rurali marginali, soprattutto alpine, come consulente di amministrazioni comunali e regionali, enti pubblici e privati, enti di formazione. Ha fondato la Rete delle donne della montagna. Ha fondato il gruppo di ricerca di Ecologia umana e di Economia identitaria al Centro di ecologia alpina di Trento. Ha diretto i progetti europei Recite II "Learning Sustainability" e l'Interreg III C "Rete dei villaggi sostenibili d'Europa".Questi progetti hanno coinvolto il Trentino in Italia, la Lapponia in Finlandia, l'Alentejo in Portogallo, l'Arad in Romania, e la Lomza in Polonia. Ha diretto il master in sviluppo locale di Formambiente - Ministero dell'Ambiente "Progetto integrato formazione ambiente - Area sviluppo sostenibile ASL02". Ha insegnato Didattica della storia e Storia del Territorio all'Alta Scuola Pedagogica di Locarno (Ch). Ha insegnato Storia all'Università di Torino, e Valutazione della qualità territoriale all'Università della Valle d'Aosta. Attualmente sta lavorando col Ministero della Pubblica Istruzione sulla scuola di montagna. Tiene seminari di antropologia all'Università della Svizzera Italiana, ai corsi per operatori sociali.

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione - Capitolo 1. Metodologia (Le evidenze archeologiche - Le basi della ricerca - Il contesto culturale – L'antropologia simbolica - Il sistema di riferimento simbolico - La selezione nei processi di acculturazione - La reinterpretazione culturale - Fare la storia delle tribù che si tatuavano La prospettiva di genere - La matrifocalità: il principale elemento comune a molte "genti dipinte" - Donne, civiltà tradizionale e rapporto col sacro) - Prima Parte. Gli antichi popoli dipinti - Capitolo 2. La preistoria (Quando eravamo tutti neri: le scarificazioni - Le sacerdotesse di Cucuteni-Trypillian - La Venere di Arad - La cultura delle case bruciate - Le dee civetta dell'Alentejo - La dama di Saint Sernin - Le dee delle grotte pugliesi - La caverna e l'utero della Grande Madre - Caverne, iniziazione, labirinti - Le testine tatuate di Grotta Pacelli e Cala Scizzo – L'uomo del Similaun: la più antica mummia tatuata – L'ipotesi dei fosfeni) - Capitolo 3. I tatuaggi della steppa (L'antico mondo dei nomadi - Popoli dell'impero e tribù tatuate - Il tatuaggio, la guerra, l'iniziazione sacerdotale - Le donne e la guerra - Le donne guerriere dei nomadi delle steppe - Le mummie bianche dell'Asia centrale: Pazyryk e le donne guerriere tatuate - La più bella mummia tatuata nel mondo - La donna di Ukok - I tatuaggi - I simboli dei tatuaggi - La Dea come renna - La Gran Madre Drago - Donne che danzano in onore della Dea: riti di fertilità e tatuaggi femminili in Xinjiang - Il sesso sacro delle incisioni rupestri di Kangjiashimenji - I petroglifi "erotici" - I cadaveri tatuati del bacino del Tarim: un cimitero a simbologia sessuale esplicita - Simboli tatuati di cui si è perso il significato) - Capitolo 4. I Traci: la Dea Drago dalla faccia tatuata (Donne che cavalcano il drago - Le dame trace dalle facce tatuate) - Capitolo 5. Il lungo cammino delle tribù tatuate: i Dauni e i Celti (I Dauni - Donne con lo scettro in mano e la corona in testa - "Potnia hippon": Signora dei cavalli - Le statue stele - Riti iniziatici, immaginario allucinatorio, religione sciamanica - I tatuaggi sulle braccia - Il popolo blu: la prima Europa - I tatuaggi dei Celti delle isole - Tatuarsi in nome della Dea dell'inferno - Il tatuaggio politico etno-femminista - Le facce tatuate delle monete galliche - I Pitti come gli Indiani d'America) - Seconda Parte. Quello che è arrivato fino a noi - Capitolo 6. Il tatuaggio della Madonna (Le Madonne nere e la Prima Madre - Foresta Madre, alberi sacri, Signore e Madonne - Il tatuaggio lauretano: la persistenza di un rito arcaico - La simbologia primordiale del tatuaggio - Il tatuaggio religioso armeno) - Capitolo 7. Il tatuaggio balcanico: sulle tracce dell'antica Dea (La regina delle montagne - Simbologie solari e tracce della Dea - I Valacchi-Arumeni dei Monti Pindos) - Appendice Pigorini - Bibliografia