Giordano Bruno maestro di anarchia |
Aldo Masullo
IL LIBRO – Nella lacerata Europa del secolo XVI, Giordano Bruno osò pensare l'idea cosmologica e il principio etico che fondano la modernità politica ossia la forma democratica dell'ordine civile. Ogni individuo umano, in quanto centro, punto di vista, tra infiniti altri centri, punti di vista, si trova impegnato dalla situazione, privata e pubblica, a comunicare con gli altri, responsabile verso la comune umanità. Dunque nessun capo è assoluto. L'ordine umano è anarchico. Esso vive, solo dove tutte le diversità sono ugualmente rispettate. Per la dura esperienza di questa modernità noi ora sappiamo che la democrazia o è liberale o non è. L'ordine è civile, quando è garantito dall'impersonalità di leggi non solo decise con procedure democratiche ma conformi al riconoscimento costituzionale di diritti umani universali. Le ragioni della lotta politica che squassa al fondo il mondo attuale sono, fattesi adulte nella drammaticità della storia, quelle pensate da Bruno. DAL TESTO – "La tragedia di Bruno sta nel fatto ch'egli chiedeva ciò che l'ideologia dominante e l'assetto di potere del suo tempo non potevano dargli, la non interferenza per incommensurabilità di principio tra la scienza della natura, cioè della realtà sperimentabile, e la domanda sulla salvezza che assilla l'uomo e a cui qualsiasi risposta è espressione di fede. Al di là della tragedia di Bruno, ch'è la sua personale e insieme del suo mondo storico, la «contraddizione» o più semplicemente l'incoerenza o il limite, che la logica speculativa di Gentile non può, in ultima analisi, non contestare a Bruno, è il fatto che il Nolano «non riesce, non può riuscire a dimenticare quel Dio, che come absoluto, dice nello Spaccio, non ha che far con noi. E non può riuscirvi, perché nella sua filosofia il concetto vero di Dio, di quel Dio che potesse succedere all'antico, mancava: c'era il Dio-natura, ma non c'era quello che può rendere intelligibile lo stesso Dio-natura: il Dio-spirito. Onde questa Natura, per lui, dal De Umbris al De minimo, non può essere altro che un Dio fuori della stessa natura, che pure è il Dio del filosofo», ma «suppone un principio estrinseco quale suo fondamento»." L'AUTORE – Aldo Masullo, nato ad Avellino nel 1923, è professore emerito di Filosofia morale presso l'Università "Federico II" di Napoli. Insieme con l'intenso lavoro di ricerca e d'insegnamento svolto in Italia e all'estero egli ha attivamente partecipato alle battaglie di civile progresso e alla vita delle istituzioni elettive cittadine, nazionali ed europee. Tra i suoi libri: "Il continuo in Zenone di Elea ed in Aristotele" (1955), "Intuizione e discorso" (1955, 1964), "Struttura soggetto prassi" (1962,1994), "La storia e la morte" (1964, 2014), "La comunità come fondamento" (1965), "Il senso del fondamento" (1967, 2008), "Antimetafisica del fondamento" (1971), "Metafisica" (1980, 1996), "Fichte. L'intersoggettività e l'originario" (1986), "Filosofie del soggetto e diritto del senso" (1990), "Il tempo e la grazia" (1995), "La potenza della scissione. Letture hegeliane" (1997), "Paticità e indifferenza" (2003), "La libertà e le occasioni" (2011), "Piccolo teatro filosofico. Dialoghi su anima, verità, giustizia, tempo" (2012), "Stati di nichilismo" (2013). INDICE DELL'OPERA – Prefazione - Avvertenza bibliografica - Il confusissimo secolo - Il mondo rinversato - Convertiamoci alla giustizia - Il Bruno di Gentile e una critica di Sasso |