Come la democrazia fallisce Stampa E-mail

Raffaele Simone

Come la democrazia fallisce

Garzanti Libri, pagg.215, € 17,00

 

simone democrazia  IL LIBRO – Da almeno un decennio l'Occidente è scosso da due fenomeni imponenti: il crescente assenteismo elettorale e la nascita di movimenti e partiti che, pur di segno diverso, sono unificati dal violento movente antipolitico e antidemocratico. Nel frattempo regimi evidentemente dispotici diventano attori primari nel contesto planetario: Russia, Cina, i paesi del petrolio. Questi poli disegnano una situazione potenzialmente critica, quale non si era mai vista dalla fine della Seconda Guerra mondiale, che è probabilmente una crisi storica: il modello democratico sta forse arrivando al suo termine?
  "Come la democrazia fallisce" smonta pezzo a pezzo il glorioso paradigma democratico, mostrando che esso funziona a patto di prendere le sue componenti non come principi veri o promesse reali ma come finzioni, cioè come obiettivi impossibili, che nondimeno riescono a guidare il comportamento. Questi principi sono oggi avviluppati in insanabili contraddizioni. Prendendo per vero l'ideale di uguaglianza, ad esempio, si è finiti in irreparabili eccessi ed errori, come l'erosione di qualunque idea di autorità; assumendo come vera l'idea che la democrazia è una fata generosa, si pretende dalla sfera pubblica una miriade di prestazioni a cui essa non può fare fronte. Nel frattempo, con il supporto della globalizzazione si sono formati nuovi poteri, non derivanti da elezioni di alcun tipo e indifferenti a confini e sovranità statali, che prosperano all'ombra della democrazia mentre ne svuotano il significato. Sospinto da un incalzante ritmo argomentativo e basato su un'impeccabile rete di riferimenti classici e moderni, "Come la democrazia fallisce" continua e approfondisce l'analisi della modernità occidentale delineata da Raffaele Simone in "Il Mostro Mite".

  DAL TESTO – "Dal punto di vista antropologico e politico, l'accoglienza dello straniero non è per niente un fatto scontato. È piuttosto una trafila tormentata e complessa, che non in tutti i paesi si riesce a compiere per intero. Infatti, lo straniero è dapprima «un fuorilegge»; una persona sospetta, un "altro da noi", che va tenuto in osservazione per un certo tempo. Per diventare "uno di noi" deve attraversare i due stati successivi: ospite e cittadino. All'inizio c'è solo la differenza assoluta: "sono tra voi, ma pratico le mie credenze e le mie usanze". Il fuorilegge diventa ospite quando comincia ad assorbire le usanze e le pratiche (se non le credenze) del paese che lo ospita e soprattutto a rispettare quelle dei nativi. Questo traguardo si chiama integrazione. In alcuni paesi il percorso completo può compierlo solo chi soddisfa alcune condizioni: conoscere i fondamenti della civiltà ospitante (a partire dalla lingua), accettare la cultura del paese, e, soprattutto, non provocare la comunità ospitante né metterne a repentaglio la sopravvivenza. La prima condizione è formalmente pretesa, ad esempio, dagli USA, dove, per accordare la nazionalità, è richiesto a chicchessia un esame basico di cultura americana e di lingua inglese. Gli altri due requisiti sono invece ignorati quasi dappertutto.
  "Ma che cos'è che spinge i paesi occidentali a difendere l'inclusività illimitata? Può aver agito l'inguaribile senso di colpa tipico dei paesi imperialisti, che credono di rifarsi vergini aprendo indiscriminatamente le porte ai popoli che hanno sfruttato e massacrato per secoli. I gruppi di immigrati che si sono così formati, sempre più consistenti, tendono a conservarsi chiusi, senza mescolarsi con la popolazione locale, salvo isolati casi di coppie miste. In aggiunta, l'atteggiamento di ospitalità a ogni costo è il prodotto della propensione solidaristica delle sinistre e dell'umanitarismo cristiano-cattolico, portato per natura a «esagerare nel bene» fino ad arrivare a una sorta di «estremismo umanitario». Si arriva al punto di mortificare la cultura del luogo per timore di offendere gli ospiti immigrati. Si conoscono casi in cui nelle scuole si rinunciò all'albero di Natale o ai canti tradizionali per non creare turbamento negli alunni islamici."

  L'AUTORE – Oltre che linguista di reputazione internazionale, Raffaele Simone è autore di saggi di analisi della cultura e di pamphlet che hanno suscitato vasta risonanza. Ha ideato e diretto opere lessicografiche e di consultazione (tra le altre, il "Grande dizionario analogico della lingua italiana", 2009; l'"Enciclopedia dell'italiano", 2011). Tra i suoi volumi, diversi dei quali tradotti in più lingue: "Il sogno di Saussure" (1992); "L'università dei tre tradimenti" (1993, nuova ediz. 2000); "Iconicity in Language" (1995); "Fondamenti di linguistica" (1990; 21a ediz. 2011); "La Terza Fase. Forme di sapere che stiamo perdendo" (2000; 8a ediz. 2002); "La mente al punto" (2002). Con Garzanti ha pubblicato "Il paese del pressappoco. Illazioni sull'Italia che non va" (2005; 5a ediz. 2008), "Il Mostro Mite. Perché l'Occidente non va a sinistra" (2008; 5a ediz. 2011). È autore anche di un romanzo, apparso sempre per Garzanti, "Le passioni dell'anima" (2011).

  INDICE DELL'OPERA – Premessa. Come i bastoncini dello shangai - Fonti e ringraziamenti - I. Democrazia in affanno (1. «Se esistesse un popolo di dèi...» - 2. Tre pilastri: istituzioni, mentalità, mitologia - 3. Cambio di scena - 4. Volti dell'insoddisfazione - 5. Incertezza, caduta dei miti, paura. Una crisi storica? - 6. Questo libro) - II. Il "pensiero politico naturale" (1. Il punto di partenza - 2. Principi del "pensiero politico naturale" - 3. A dispetto di tutto) - III. Democrazia e "finzioni" (1. Scomposizione in fattori primi - 2. Libertà uno e due - 3. Uguali, ma non in tutto - 4. I due puzzle: primo, la sovranità - 5. I due puzzle: secondo, la rappresentanza - 6. Maggioranza, generosa e pericolosa - 7. Sotto il potere della legge, ma non tutti - 8. Fattori di secondo livello - 9. L'incompetenza resa competente - 10. Il capo, i capi - 11. Inclusione illimitata - 12. Cittadini "incontentabili", oppure la democrazia stanca? - 13. Preghiera del cittadino, luoghi di democrazia quasi perfetta - 14. L'occhio dei cittadini - 15. Virtù in cambio di fiducia. Stare vicino anticipando - 16. Progresso, concorrenza, pace, tolleranza e altre virtù) - IV. La Fata Democratica (1. "Qualcuno dovrà pur tirarti fuori" - 2. Conquiste, deduzioni improprie e piagnisteo democratico - 3. L'uguaglianza estrema e alcune distruzioni - 4. La scuola senza mura, e senza tetto - 5. Oligarchie, iscritti, votanti - 6. Incompetenza degli onnicompetenti e potere dei veri competenti - 7. "Esagerare nel bene" - 8. Spazi impenetrabili e criptogoverno - 9. Il set, dal lato dei potenti - 10. Il set, dal lato dei cittadini - 11. Il falò delle virtù) - V. Una tempesta quasi perfetta (1. Un rischio intrinseco - 2. I cittadini e le Alte Sfere - 3. La democrazia sfuggita di mano - 4. Chiudere le porte? - 5. Il capitalismo del futuro) - VI. Il voto vuoto (1. Durante l'uragano - 2. La speranza digitale – 3. L'imperativo territoriale - 4. Antipolitica - 5. La democrazia senza cittadini - 6. Il cittadino riportato all'infanzia) - VII. Finale di partita (1. "Favorisce la sua nemica" - 2. Forte, volatile o dispotica?) - VIII. Due motti di congedo - Addendum. La Fata in Italia 2015 (1. Il declino della fiducia - 2. Il popolo tenuto in silenzio - 3. Transfughi, profughi e fedifraghi - 4. Corpi intermedi e corpi separati - 5. Tracollo delle "virtù"; atteggiamento parassitario - 6. Il cittadino non vuol più votare - 7. Il governo legiferante - 8. Fonti dell'opinione pubblica - 9. Confini che bruciano - 10. Officine della democrazia - 11. Il Tono Morale - 12. Cattive maestre - 13. La civile conversazione) - Riferimenti bibliografici - Indice dei nomi