Kosovo monito per l'Europa Stampa E-mail

Giorgio Da Gai

Kosovo monito per l'Europa

Aviani & Aviani Editori, pagg.270, € 15,00

 

dagai kosovo  IL LIBRO – Questo libro è nato da uno speciale che l'Autore ha pubblicato nell'ottobre del 2008 sul mensile "Il Piave", dal titolo: "Kosovo: Dramma dell'Est e ipocrisia dell'Occidente". La storia dei Balcani e del Kosovo è stata lo spunto per una serie di riflessioni, che vanno oltre l'area balcanica, coinvolgono l'Europa intera e gli attuali equilibri geopolitici.
  Il Kosovo, come capitolo del dramma balcanico, una miscela esplosiva di odio etnico-religioso e di nazionalismo totalitario: dalla dominazione turca alla dissoluzione della Jugoslavia, compreso il dramma delle "foibe".
  Il Kosovo, come guerra "umanitaria", ipocrita illegittima e inutile. L'Occidente, nel nome della pace e per fermare la "pulizia etnica" attaccò la Serbia, in realtà il fine era tutelare precisi interessi geopolitici: l'allargamento a Est della Nato, iniziato con la caduta del Muro di Berlino; ottenere il controllo degli oleodotti, che trasportano il gas e il petrolio dall'Asia centrale all'Europa meridionale, il "Progetto Nabucco" e l'oleodotto Bakù (Azerbaigian) Tiblisi (Georgia) Ceyhan (Turchia); impedire all'Europa di sottrarsi all'egemonia statunitense creando l'Eurasia, un grande spazio politico-economico, reso possibile dalla fine della Guerra fredda.
  Il Kosovo, come precedente giuridico e politico per la secessione delle micro patrie: Veneto, Catalogna, Scozia, Ossezia e Crimea. Se gli Stati Uniti e la maggioranza dei Paesi dell'Unione Europea hanno detto sì all'indipendenza del Kosovo, con quale diritto possono negarla al Veneto, alla Catalogna o alla Crimea? Europa e Stati Uniti, paladini della "giustizia" e della "libertà" non possono dividere i popoli in "figli" e in "figliastri".
  Il Kosovo e tutta la tragedia balcanica rappresentano un monito per l'Europa, che potrebbero dissolversi per effetto dell'islamizzazione e della globalizzazione.

  DAL TESTO – "In Kosovo come in Bosnia ai serbi fu assegnato il ruolo di "cattivi". In realtà, ogni etnia affidava il lavoro sporco della pulizia etnica alle proprie milizie paramilitari, comandate dai famosi "sceriffi" dei Balcani, i signori locali della guerra. Individui che agivano per conto e con la complicità dei governi delle singole repubbliche. Di crimini di guerra non si macchiò solo l'ex Presidente serbo Slobodan Milosevic ma anche il croato Tudjman e i capi dell'UCK. Milosevic ebbe il torto di aver scatenato la guerra nei Balcani per realizzare il progetto della "Grande Serbia" e la sfortuna di aver ostacolato gli interessi statunitensi nei medesimi. A causa di questo divenne il bersaglio ideale di una "guerra umanitaria" ipocrita, inutile e illegittima.
  "La storia dei Balcani è intrisa di odio etnico, quindi estranea ai valori della tolleranza e della democrazia. Un odio che il regime titino non ha cancellato, ma represso o strumentalizzato come nel caso delle "foibe". La ferocia dei popoli balcanici non è genetica ma antropologica, il prodotto di secoli di conflitti etnico-religiosi, di un odio latente mai sopito. La tragedia di una terra dove le parti in lotta sono allo stesso tempo vittime e carnefici.
  "Quella contro la Serbia fu una guerra illegittima, perché l'attacco alla Serbia non fu autorizzato dall'ONU (la Nato temeva il veto della Russia e della Cina), perché era contrario allo statuto fondativo dell'Alleanza Atlantica (alleanza difensiva e non offensiva), perché contrario all'Articolo 11 della Costituzione italiana."

  L'AUTORE – Giorgio Da Gai è nato a Conegliano (Tv), si è laureato in Scienze Politiche presso l'Università di Padova ed ha conseguito il master della Regione Veneto per "Tecnico Amministrativo Polifunzionale con Competenze in Export per l'Europa Orientale". Nel 1994, ha pubblicato un saggio dal titolo: "Immigrazione extracomunitaria tra realtà e demagogia", Zoppelli Editore. Negli anni '90 ha collaborato con le riviste "Magnum Magazine" e "Armi Magazine", C.A.F.F. Editrice. Opinionista del periodico "Il Piave", cura gli inserti dedicati alla geopolitica. Attualmente lavora presso la pubblica amministrazione.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione dell'autore. Balcani e non solo - Prefazione critica del Prof. Aggr. Guglielmo Cevolin - Cap. I. Kosovo: tra Croce e Mezzaluna - Cap. II. Balcani e identità nazionale - Cap. III. Balcani 1941-1945: una guerra tra slavi - Cap. IV. Giuliano-dalmati: la verità non si può infoibare - Cap. V. Jugoslavia: cronologia 1914-1990 - Cap. VI. Jugoslavia 1990: fine di una nazione - Cap. VII. Croazia: inizia la vera guerra - Cap. VIII. Bosnia: tutti contro tutti - Cap. IX. Kosovo: si ripete il tragico copione - Cap. X. 26 marzo 1999: la Nato attacca la Serbia - Cap. XI. Uranio impoverito: la guerra sporca della Nato - Cap. XII. Kosovo: narco-Stato in Europa - Cap. XIII. Dall'Ossezia e alla Crimea: la Russia presenta il conto - Cap. XIV. Una proposta per i Balcani - Cap. XV. Effetto domino: dal Kosovo al Veneto? - Cap. XVI. Italia paese fragile: la debole identità nazionale, il divario Nord-Sud, la casta parassitaria - Cap. XVII. Globalizzazione: crisi politica, sociale, ecologica ed economica - Cap. XVIII. Balcani: monito per l'Europa - Cap. XIX. L'islamizzazione come guerra di conquista - Cap. XX. Europa e dhimmitudine - Cap. XXI. L'immigrazione islamica. Una minaccia per l'Europa? - Cap. XXII. Per una nuova Europa: tradizione, decrescita e federalismo