L’arte della resa |
Holger Afflerbach
IL LIBRO – Quando le madri spartane salutavano i figli che partivano per la guerra li ammonivano di tornare o con lo scudo o sopra lo scudo: o vittoriosi o morti. Arrendersi era considerato disonorevole. Come si poteva concepire di perdere una guerra o una battaglia e sopravvivere? L'«arte della resa» si è tuttavia evoluta nel corso della storia, dall'età della pietra, allorché i conflitti terminavano con la strage dei vinti, a oggi seguendo il progressivo affermarsi di una regolamentazione della vittoria e della sconfitta che ha gradatamente civilizzato la guerra, soprattutto con la Rivoluzione francese e poi con lo sviluppo di una cultura umanitaria dopo il 1945. Nei modi di vincere e di perdere si rispecchia insomma il processo di civilizzazione della nostra società. DAL TESTO – "Qui emerge l'«arte della resa» che si è progressivamente elaborata nel corso della storia europea. Essa va dai massacri a scopo di saccheggio della preistoria, dove l'avversario veniva colto alle spalle, ucciso e poi razziato, alla guerra brutale dell'antichità, le cui massime erano il vae victis e il «vincere o morire». Nel medioevo incomincia a delinearsi una nuova regolamentazione della vittoria e della sconfitta, ancorché limitata al rango superiore dei guerrieri nobili, che garantiva al vincitore un beneficio economico e al vinto di uscirne sano e salvo. Nell'età moderna queste regole, che fino ad allora avevano riguardato soltanto i cavalieri della nobiltà, vennero estese a tutto l'esercito. La Rivoluzione francese codificò i progressi compiuti e introdusse importanti misure tese a preservare il vinto di fronte alle azioni arbitrarie del vincitore. Durante le due guerre mondiali queste norme perfezionate dal punto di vista giuridico si combinarono malamente con un poderoso spirito di sacrificio che condusse, nel corso della Seconda e nei diversi paesi coinvolti, ad atteggiamenti assai divergenti nei confronti della sconfitta. Dopo il 1945 si assiste a una progressiva intensificazione dei vincoli cui è soggetto il vincitore - talvolta vincoli autoimposti – dovuti, non da ultimo, al controllo sociale e a un generale cambiamento di mentalità. I mutamenti qui descritti riguardano sicuramente l'Europa (se si vuole, l'Occidente) - disillusa dalle esperienze dei conflitti mondiali - dove si guarda con profondo scetticismo alla guerra come a uno strumento politico." L'AUTORE – Holger Afflerbach insegna Storia dell'Europa centrale nell'Università di Leeds. Tra i suoi libri: «Das entfesselte Meer. Die Geschichte des Atlantik» (2003) e «How Fighting Ends. A History of Surrender» (curato con H. Strachan, 2012). INDICE DELL'OPERA – I. L'arte della resa. Una storia della capitolazione - II. La simbologia della capitolazione - III. Gli scontri spietati della preistoria - IV. Le prime guerre organizzate e la loro conclusione per i vinti - V. Vincere o morire. La conclusione dei conflitti nell'antichità - VI. Morire o capitolare. Le regole della capitolazione nel medioevo - VII. Da eroi a soldati. La resa nell'età moderna - VIII. Andare a fondo con la bandiera spiegata? Sconfitta e capitolazione nella guerra navale - IX. Riconoscimento dei diritti dei vinti versus guerra totale. La capitolazione nelle guerre del XIX e del XX secolo - X. Un'epoca «post-eroica»? L'arte della resa nella guerra di oggi - XI. Umanizzare l'inferno? L'arte della resa nella storia europea – Note – Bibliografia - Indice dei nomi |