Il Monte Cervino Stampa E-mail

Guido Rey

Il Monte Cervino

Ulrico Hoepli Editore, pagg.XVIII-292, € 49,90

 

rey cervino  IL LIBRO – La ristampa de "Il Monte Cervino" ripropone un titolo classico che ha conquistato generazioni di lettori. Pubblicato per la prima volta nel 1904 e rapidamente tradotto in inglese, francese e tedesco, questo volume diede inizio alla gloriosa tradizione della letteratura di montagna in Italia. Tra realtà e leggenda, con parole appassionate Rey descrive i luoghi e gli abitanti, gli artisti e gli studiosi che da tutta l'Europa furono attratti dal mitico monte, racconta i sacrifici e le sofferenze morali e fisiche che accompagnarono i numerosi, caparbi tentativi di conquista della vetta da parte dei protagonisti più diversi, dalle guide della Valtournanche all'abate Gorret, fino alla vittoria finale dell'inglese Whymper nel 1865. Non meno coinvolgenti sono le intense pagine autobiografiche in cui l'autore racconta i suoi rapporti con il Cervino, che segnarono profondamente la sua esistenza. Pagina dopo pagina le parole si fondono con i disegni di Edoardo Rubino e con le riprese di Vittorio Sella e dello stesso Rey, che usa la fotografia come strumento di narrazione dell'epopea alpina ottenendo effetti di sorprendente bellezza.

  DAL TESTO – "Viene la sera. È un tramonto di indicibile magnificenza: le rupi ed i ghicciai si fanno di un solo colore di rosa, sotto a un cielo di limpido verde, segnato da strisce sottili di arancio. Il sole si è nascosto dietro l'ultime vette che si profilano in un frastaglio azzurrino, nettissimo; alcune punte culminanti splendono, ancora per poco, come tizzoni fra le ceneri grigie delle nevi; una nuvoletta perduta nel cielo si accende di un'ultima luce, come una fiammella che bruci e si consumi. Tutto si spegne e scende la notte, da prima trasparente poi nera. Avevo promesso all'amico Vaccarone, che era al Giomein, di accendere un filo di magnesio ad un'ora convenuta: il piccolo pianerottolo dinanzi al rifugio splendette della luce abbagliante per alcuni momenti, poi ritornò nel buio, più cupo di prima. Ma laggiù in fondo alla valle apparve un lumicino lontano. Era l'amico che rispondeva al saluto; rientrai nel rifugio solitario col dolce pensiero che qualcuno pensava a me sulla terra...
  "Suona la sveglia nel rifugio; da più di un'ora le guide sono in piedi, affaccendate attorno alla stufa, e chiacchierano fra loro sommessamente; nel dormiveglia avete la coscienza confusa di ciò che fanno. Chiedete che ora è, ma, prima che vi abbiano risposto, siete di nuovo assopito. La lanterna getta strani bagliori sulle pareti del rifugio, profilando enormi le ombre de' vostri uomini. Una voce vi avverte che il caffè è pronto; pieno di sonno scendete dal giaciglio, la guida v'infila gli scarponi, vi allaccia i gambali; vi lasciate fare come un fanciullo inerte e debole. Seduto sulla panca accanto alla stufa, assistete imbambolato ai preparativi della partenza come a cosa che non vi riguardi, ingoiando senza voglia l'infusione nera che la guida vi porge nella coppa di ferro."

  L'AUTORE – Guido Rey (Torino 1861 – Torino 1935) fu alpinista e letterato, per professione legato alle aziende piemontesi dei Sella, con i quali era imparentato. È considerato il più significativo rappresentante della fotografia pittorialista in Italia e fu assai conosciuto fin dai primi tempi anche all'estero, specialmente a Londra, ospitato nella rivista 'The Studio', e a Parigi ne 'La Revue de photographie' di Demachy e Puyo. Fu l'unico fotografo italiano accolto, con due delle sue fotografie, tra le pagine della prestigiosa ed elitaria rivista 'Camera Work' di Alfred Stieglitz, nel 1908, a New York. Appassionato di alpinismo, nel 1893 partecipò con alcune vedute di montagna all'esposizione del Club Alpino Italiano, di cui era socio. Guido Rey iniziò a fotografare nel 1885, proprio durante le scalate sulle Alpi, insieme al cugino Vittorio Sella, ma in breve si rivolse alla nuova moda del pittorialismo diffusasi ovunque, anche con il nobile intento di difendere l'arte fotografica dalla sua massificazione. Fu medaglia d'oro all'Esposizione Nazionale di Torino nel 1898 e a Firenze nel 1899. Nel 1905 espose alla mostra della Federazione americana delle Società fotografiche a New York , nel 1906 al Salon International del Photo-Club di Parigi e nel 1909 all'Esposizione di Dresda. Rey sviluppò il lato più artistico della fotografia, influenzato in un primo momento dalle correnti pittoriche del suo tempo. Il suo pittorialismo si differenzia da quello generalmente praticato soprattutto dai fotografi francesi, essendo progettato mediante ambientazioni scenografiche e scene in costume, simili a set cinematografici storici: ambienti di intimità familiare, interni ed esterni, riferiti soprattutto al mondo classico greco e romano, ma anche alla pittura fiamminga, con riferimenti espliciti nella struttura, nella luce, nei punti di vista e nei soggetti, a noti dipinti come quelli di Vermeer. A Rey interessa la resa concreta dell'immaginario, della realtà ilusoria: i suoi scatti sembrano delle vere e proprie istantanee riprese da una macchina del tempo, e vengono definiti da E. Thovez (uno fra i primi critici a valorizzare la componente concettuale della fotografia) "evocazioni di vita antica elaborate in modo da raggiungere un'intimità espressiva che fa dimenticare il fotografo, la composizione, l'anacronismo, per lasciar operare sui nostri occhi e sulle nostre anime la scena nella sua piena efficacia". (Fonte: http://www.alinariarchives.it/it/)

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Edmondo De Amicis – Capitolo Primo. I precursori (Dal 1792 al 1855 – Che cosa s'era fatto da noi in quel tempo?) – Capitolo Secondo. I Tre Alberghi (I Valtorneins – Paquier – Giomein – Saint-Théodule – Le prime guide) – Capitolo Terzo. I Conquistatori (Primi tentativi – Tyndall e Whymper – Carrel e Giordano – 1865 – Dopo la conquista) – Capitolo Quarto. La prima volta che vidi il Cervino... - Capitolo Quinto. Il Cervino di Zmutt – Capitolo Sesto. Il Cervino di Furggen – La Geologia del Cervino. Notizia illustrativa di V. Novarese