"Saggi" di Michel de Montaigne Stampa E-mail

Michel de Montaigne

Saggi

a cura di Fausta Garavini e André Tournon

Bompiani, pagg.1280, € 22,00

 

montaigne saggi  IL LIBRO – I Saggi di Montaigne non sono un breviario di saggezza ben temperata, un prontuario di morale salutifera, ma lo specchio delle paure e delle difese di un essere che si scopre frammentario e diversificato. È infatti Montaigne stesso il soggetto di questo libro: soggetto mutevole, di cui appunto non l'essere si può descrivere, ma solo il passaggio, e un passaggio "di giorno in giorno, di minuto in minuto", adattando la descrizione al momento. Con alcuni secoli di anticipo sulle ricerche della psicologia, Montaigne sperimenta come la personalità sia un aggregato provvisorio, incomprensibile e affascinante, di soggetti istantanei, un mosaico di io che variano secondo le contingenze. Non per nulla i Saggi sono un'opera in divenire, in continua trasformazione. I due libri consegnati al tipografo per la prima volta nel 1580 (e ristampati con alcune aggiunte nel 1582), nella successiva edizione del 1588 si trovano accresciuti d'un terzo libro, non solo, ma intarsiati di più di seicento addizioni: via via che l'io muta – senza peraltro rinnegare la sua forma precedente – l'opera, sosia dell'io, dovrà mimarne le metamorfosi. Per la prima volta in edizione tascabile la nuova traduzione di Fausta Garavini, condotta sul testo stabilito da André Tournon e con un ricco apparato di commento, che fanno di questo volume un contributo fondamentale per apprezzare la modernità della scrittura dei Saggi.

  DAL TESTO – "La maggior parte delle nostre occupazioni sono da commedia. Mundus universus exercet histrioniam. Bisogna recitare a dovere la nostra parte, ma come parte d'un personaggio preso a prestito. Della maschera e dell'apparenza non bisogna farne un'essenza reale, né dell'estraneo il proprio. Non sappiamo distinguere la pelle dalla camicia. [C] È sufficiente infarinarsi il viso, senza infarinarsi il petto. [B] Vedo alcuni che si trasformano e si transustanziano in altrettante nuove figure, e nuovi esseri, per quante cariche assumono. E che s'impretano fino al fegato e agli intestini. E si portano dietro la loro carica fin nella latrina. Io non posso insegnar loro a distinguere le scappellate che li riguardano da quelle che riguardano la loro funzione, o il loro seguito, o la loro mula. Tantum se fortunæ permittunt, etiam ut naturam dediscant. Essi gonfiano e ingrossano la loro anima e il loro discorrere naturale secondo l'altezza del loro seggio di magistrati. Il sindaco e Montaigne sono sempre stati due, con una ben netta divisione. Quando si è avvocato o finanziere non bisogna disconoscere la furfanteria che c'è in tali professioni. Un onest'uomo non è responsabile del vizio o della stoltezza del suo mestiere, e non deve per questo rifiutare di esercitarlo: è l'usanza del suo paese, e c'è dell'utile. Bisogna vivere del mondo e valersi di esso così come lo si trova. Ma il giudizio d'un imperatore dev'essere al di sopra del suo imperio, e guardarlo e considerarlo come un accidente estraneo. Ed egli deve saper godere di sé a parte, e manifestarsi come Giacomo e Pietro, almeno a se stesso."

  L'AUTORE – Michel Eyquem de Montaigne (1533-1592), nato nel Périgord, formatosi dapprima al Collège de Guyenne a Bordeaux, seguì poi studi giuridici, forse a Périgueux e a Toulouse. Consigliere al Parlement (ossia al tribunale) di Bordeaux, nel 1570 si dimise dalla carica per ritirarsi nel suo castello e attendere alla composizione dei suoi celebri Saggi, opera al tempo stesso di autoanalisi e di riflessione filosofica. Maestro del dubbio, demolitore delle tradizionali certezze rinascimentali, precursore del relativismo del giudizio e dell'idea di tolleranza, Montaigne può essere considerato uno dei punti di riferimento della filosofia moderna occidentale e della pratica della scrittura di sé.

  INDICE DELL'OPERA – Il palazzo degli specchi. Prefazione, di Fausta Garavini - Nota biografica - Edizioni delle opere di Montaigne – Avvertenza - Nota alla traduzione, di Fausta Garavini - Saggi di Michel de Montaigne - Al lettore - Libro I - I. Con mezzi differenti si arriva allo stesso fine - II. Della tristezza - III. I nostri sentimenti vanno oltre noi stessi - IV. Come l'anima riversa le sue passioni su oggetti falsi quando i veri le vengono a mancare – V. Se il comandante d'una piazzaforte assediata debba uscire per parlamentare – VI. L'ora pericolosa dei parlamentari – VII. L'intenzione è giudice delle nostre azioni – VIII. Dell'ozio – IX. Dei bugiardi – X. Del parlare spedito o lento - XI. Dei pronostici - XII. Della fermezza - XIII. Cerimoniale delle udienze reali - XIV. Come il sapore dei beni e dei mali dipenda in buona parte dall'opinione che ne abbiamo - XV. Si è puniti per l'ostinarsi in una piazzaforte senza ragione - XVI. Della punizione della codardia - XVII. Comportamento di alcuni ambasciatori - XVIII. Della paura - XIX. Bisogna giudicare la nostra felicità solo dopo la morte - XX. Filosofare è imparare a morire - XXI. Della forza dell'immaginazione - XXII. Il vantaggio dell'uno è danno dell'altro - XXIII. Della consuetudine e del non cambiar facilmente una legge acquisita - XXIV. Effetti diversi d'una medesima risoluzione - XXV. Della pedagogia - XXVI. Dell'educazione dei fanciulli - XXVII. È follia giudicare il vero e il falso in base alla nostra competenza - XXVIII. Dell'amicizia - XXIX. Ventinove sonetti di Étienne de La Boétie - XXX. Della moderazione - XXXI. Dei cannibali - XXXII. Bisogna usare discrezione nel giudicare le disposizioni del cielo - XXXIII. Del fuggire i piaceri a costo della vita - XXXIV. La fortuna si trova spesso sulla via della ragione - XXXV. Un difetto dei nostri governi - XXXVI. Dell'uso di vestirsi - XXXVII. Catone il giovane - XXXVIII. Come piangiamo e ridiamo di una stessa cosa - XXXIX. Della solitudine - XL. Riflessione su Cicerone - XLI. Del non far parte della propria gloria - XLII. Dell'ineguaglianza che esiste fra noi - XLIII. Delle leggi suntuarie - XLIV. Del dormire - XLV. Della battaglia di Dreux - XLVI. Dei nomi - XLVII. Dell'incertezza del nostro giudizio – XLVIII. Dei destrieri - XLIX. Dei costumi antichi – L. Di Democrito e di Eraclito - LI. Della vanità delle parole - LII. Della parsimonia degli antichi – LIII. Di un detto di Cesare - LIV. Delle astuzie inutili – LV. Degli odori - LVI. Delle preghiere - LVII. Dell'età - Libro II - I. Dell'incostanza delle nostre azioni - II. Dell'ubriachezza - III. Usanza dell'isola di Ceo - IV. A domani gli affari - V. Della coscienza - VI. Dell'esercizio - VII. Delle onorificenze - VIII. Dell'affetto dei padri per i figli - IX. Delle armi dei Parti - X. Dei libri - XI. Della crudeltà - XII. Apologia di Raymond Sebond - XIII. Del giudicare della morte altrui - XIV. Come il nostro spirito è d'impaccio a se stesso - XV. Il nostro desiderio si accresce per la difficoltà - XVI. Della gloria - XVII. Della presunzione - XVIII. Delle mentite - XIX. Della libertà di coscienza - XX. Nulla di quanto gustiamo è puro - XXI. Contro l'infingardaggine - XXII. Delle poste - XXIII. Dei cattivi mezzi adoperati a buon fine - XXIV. Della grandezza romana - XXV. Del non fingersi malato - XXVII. Vigliaccheria madre di crudeltà - XXVIII. Ogni cosa a suo tempo - XXIX. Della virtù - XXX. Di un fanciullo mostruoso - XXXI. Della collera - XXXII. Difesa di Seneca e di Plutarco - XXXIII. La storia di Spurina - XXXIV. Osservazioni sui modi di Giulio Cesare nel fare la guerra - XXXV. Di tre buone mogli - XXXVI. Degli uomini più eccellenti - XXXVII. Della rassomiglianza dei figli ai padri - Libro III - I. Dell'utile e dell'onesto - II. Del pentirsi - III. Di tre commerci - IV. Della diversione - V. Su alcuni versi di Virgilio - VI. Dei cocchi - VII. Dello svantaggio della grandezza - VIII. Dell'arte di conversare - IX. Della vanità - X. Del governare la propria volontà - XI. Degli zoppi - XII. Della fisionomia - XIII. Dell'esperienza – Note (Libro I - Libro II - Libro III) - Riferimenti bibliografici - Indice dei nomi e dei personaggi citati nel testo - Indice dei nomi citati negli apparati introduttivi e nelle note - Biografie dei curatori