Monsieur De Briére
Il simbolismo antico d'Oriente
Edizioni PiZeta, pagg.104, € 10,00
IL LIBRO – Pubblicato nel 1847, lo scritto è in aperta polemica con il sistema di interpretazione dei geroglifici egizi proposto venticinque anni prima da Jean-François Champollion e sostenuto dal discepolo di questi, l'egittologo Jean Antoine Letronne. L'autore, Monsieur de Brière, prendendo spunto da un famoso passo degli Stromati di san Clemente Alessandrino riferito ai geroglifici egizi, ha così modo di spiegarsi a lungo e ampiamente sul pensiero antico. Soffermandosi in particolare sui simboli teologici degli Egiziani, dimostra che essi erano imitativi dell'ordinamento dell'universo. Non si trattava, tuttavia, dell'imitazione semplicistica degli oggetti, bensì del principio fondamentale dell'imitazione delle cose, principio incommensurabile che si ripete in mille modi diversi nello studio dell'antichità orientale. Questo principio dipendeva dal legame universale, e a esso si richiamavano altri tre principi: dell'efficacia, della fatalità e, infine, della periodicità, per cui tutto ciò che avviene in un periodo si ripete nei successivi, nello stesso modo e nello stesso ordine.
DAL TESTO – "Per ritrovare la lingua sacra abbiamo due modi. 1° Le parole egiziane fornite dagli autori antichi: cerchiamo a quale lingua antica appartengano e il significato loro attribuito. 2° I brani di autori antichi che spiegano i diversi significati dei simboli: costoro ci metteranno sulla buona strada. "Le scarse parole che ci sono pervenute sono, per la maggior parte, di origine semitica e hanno notevoli rapporti con l'ebraico, il caldeo (principalmente), il siriaco, l'etiopico e l'arabo: quest'ultimo idioma, antichissimo, deve necessariamente contenere la maggior parte delle radici della lingua sacerdotale. Anche il copto contiene certe parole della lingua sacra. Ma non dovremmo sempre dedurre l'identità della pronuncia dalla rassomiglianza del simbolismo. Troviamo, in certe lingue, affinità di suono fra parole che esprimono idee del tutto diverse, e tali affinità si ritrovano in altre lingue, assolutamente distinte dalle prime. Così, in latino, pupilla è la pupilla dell'occhio e una ragazza; in greco κορη e in ebraico beth hanno gli stessi significati; sebbene i termini differiscano, le idee sono le stesse: questo rapporto è dovuto provenire da una medesima idea che si è poi trasmessa da un popolo all'altro; tuttavia esso non individua l'idioma originario." |