La sfida nucleare Stampa E-mail

Leopoldo Nuti

La sfida nucleare
La politica estera italiana e le armi atomiche 1945-1991


il Mulino, pagg.425, € 32,00

 

nuti sfida  IL LIBRO – Per tutta la durata della guerra fredda, l'Italia ha espresso una consistente politica nucleare militare ed è stata una delle principali basi nucleari europee dell'Alleanza Atlantica. Mentre per gli altri stati europei occidentali esiste un'abbondante letteratura scientifica sull'argomento, le decisioni prese dall'Italia relativamente alle armi nucleari non sono state finora oggetto di alcuna analisi specifica da parte degli storici. Utilizzando un'ampia base documentaria, largamente inedita, il volume ricostruisce per la prima volta il modo in cui la politica estera italiana ha reagito di fronte al ruolo sempre più rilevante che le armi atomiche hanno assunto in seno alle potenze occidentali. Vengono così ripercorse le principali tappe della politica nucleare militare italiana dal primo dopoguerra fino allo schieramento degli euromissili. Un contributo importante al dibattito storiografico sulla guerra fredda e sui rapporti tra l'Italia e i suoi principali alleati.

  DAL TESTO – "[...] le scelte di politica nucleare militare furono, durante gran parte della guerra fredda, appannaggio di un gruppo relativamente ristretto di politici, diplomatici e militari. Il dibattito tecnico-politico sulla linea di fondo che l'Italia doveva tenere in quest'ambito fu infatti circoscritto a pochissime persone e solo in rare occasioni sottoposto al vaglio dell'opinione pubblica. La scelta fu deliberata: in quasi tutti i casi esaminati, gli esponenti del governo dichiarano apertamente e sistematicamente ai loro interlocutori americani piena disponibilità dell'Italia a schierare le nuove armi, purché lo si faccia in modo poco appariscente, quasi sottovoce, in maniera da non attirare sul governo le ire dell'opposizione, perlomeno nella fase iniziale del processo decisionale. In un sistema politico profondamente polarizzato come quello italiano, una simile impostazione non può sorprendere più di tanto. La principale conseguenza di questo metodo, però, fu che l'isolamento quasi totale con cui venne impostato e gestito il dibattito sulle scelte nucleari lo circoscrisse al punto di consentire a un'élite, strettamente legata all'Alleanza atlantica per formazione professionale e convinzioni politiche se non per calcolo opportunistico, di elaborare praticamente in totale autonomia una linea politica basata su quelle che, secondo le valutazioni di quella cerchia molto ristretta, erano le esigenze strutturali della politica estera italiana."
  "Nell'insieme, dall'analisi della politica seguita dall'Italia nei confronti dell'intera problematica nucleare militare si ricava l'impressione di una politica estera alla costante ricerca di strumenti che le consentissero di ridurre la distanza dalle altre principali potenze europee: che aveva dunque, contrariamente a quanto spesso si legge, obiettivi ben precisi, e che pur valutando attentamente le possibili ricadute delle scelte internazionali sul piano politico interno non si limitava a un loro uso puramente strumentale ai fini di influenzare e condizionare l'andamento della vita politica nazionale, ma che ambiva anzi a individuare i mezzi per consentire all'Italia di assumere un ruolo di rilievo nel sistema internazionale. Una politica anche intelligente, che si sforzava di tutelare gli interessi nazionali in un contesto e con forme tali da non pregiudicare l'evoluzione di quelle strutture e di quei processi - l'Alleanza atlantica, l'integrazione europea - che venivano percepiti come i pilastri della posizione internazionale dell'Italia. E che tuttavia raramente raggiungeva fino in fondo gli obiettivi che si prefiggeva, e si trovava sistematicamente a dover fare i conti con un dilemma inestricabile, vale a dire se rinunciare alle ambizioni alla parità o se invece pagarne il prezzo fino in fondo: un nodo che, lungo tutto il periodo analizzato, si rivelò impossibile da sciogliere."

  L'AUTORE – Leopoldo Nuti insegna Storia delle relazioni internazionali nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Roma Tre. Tra le sue pubblicazioni: "L'esercito italiano nel secondo dopoguerra, 1945-1950" (Ufficio Storico dello Stato Maggiore, 1989), "I missili di ottobre. La storiografia americana e la crisi cubana del 1962" (Led, 1994), "Gli Stati Uniti e l'apertura a sinistra" (Laterza, 1999). Per il Mulino ha curato, insieme a Luigi Goglia e Renato Moro, "Guerra e pace nell'Italia del Novecento" (2006).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - I. Le riflessioni sul nucleare in Italia alla fine della guerra e le prime attività nel campo della ricerca nucleare civile (1945-49) - II. La revisione del trattato di pace e la prima organizzazione della ricerca nucleare - III. La rivoluzione nucleare - IV. Il grande dibattito sul «nuclear sharing»: le ipotesi europee - V. Lo schieramento in Italia dei missili SM 78 «Jupiter» e gli accordi di cooperazione nucleare del 1960 e del 1962 - VI. Il grande dibattito sul «nuclear sharing»: dalla forza multilaterale al «Nuclear planning group» - VII. La svolta: firma e ratifica del trattato di non-proliferazione nucleare (1969-75) - VIII. A volte ritornano. La «doppia decisione» del 1979 e lo schieramento dei missili Cruise dal 1983 al 1987 – Epilogo - Bibliografia