Catene di civiltà. Studi su Spengler |
Domenico Conte
IL LIBRO – Oswald Spengler: un nome che evoca immediatamente uno dei casi più clamorosi nella storia della cultura novecentesca. Sconosciuto, isolato, irritato, nel 1918, alla vigilia del crollo della Germania imperiale, Spengler pubblica il primo volume de "Il tramonto dell'Occidente", nelle cui pagine apocalittiche e fantasiose profetizza la fine della civiltà europea. Il successo è immediato, travolgente. Le polemiche, furibonde. Da allora, la bibliografia su Spengler è diventata sempre più ampia. Mai prima di oggi, però, si era tentato di collegare "Il tramonto dell'Occidente" col resto della produzione spengleriana, soprattutto con le grandi opere postume pubblicate negli anni Sessanta. Il libro di Conte colma questa lacuna, offrendo di Spengler un'immagine inedita. Non più solo le otto civiltà superiori del 1918-22, ma il mondo abissalmente remoto delle civiltà primitive cui Spengler si apre grazie alle suggestioni di Frobenius, di Dacquè, di E. Meyer. Non più solo una teoria organicistica delle civiltà, ma una riflessione intensa sulla materia vivente, sull'essere umano, sui fenomeni della vita, ferocemente antidarwiniana e profondamente influenzata dal mutazionismo di de Vries. Tutto questo, senza perdere di vista il ruolo politico di Spengler, in bilico fra conservatorismo prussiano e nazionalsocialismo, ma poi refrattario a entrambi in virtù delle dimensioni elitistiche e salvifiche legate alla sua tematica del "cesarismo". Domenico Conte ricostruisce questo complesso panorama in un'opera suggestiva e innovativa, destinata a occupare una posizione di rilievo nella letteratura su Spengler. DAL TESTO – "In Der Untergang des Abendlandes le civiltà sono collocate in un doppio orizzonte di discontinuità. Da un lato esse si distaccano, "maestosi cerchi di onde" impregnati di forma dalla "monotona marea" degli accadimenti disordinati, dove in senso superiore nulla accade. Dall'altro esse sono separate fra loro. Infatti, la nascita di ogni civiltà è "un caso", il cui senso "non può essere approfondito". E, di conseguenza, "il gruppo delle civiltà superiori non costituisce un'unità organica". Il che vuol dire che se si considerano le grandi civiltà in quanto gruppo, esse non appaiono legate da nessuna forma di legalità, essendo qui scomparso il presupposto ultimo sul quale - a parere di Spengler - si fonda la possibilità di un discorso razionale sulla storia, cioè la sua logica organica. Volendo aiutarci con un'immagine schematica, potremmo dire che in Der Untergang des Abendlandes compare sia una discontinuità verticale (le grandi civiltà rispetto al passato senza storia), sia una discontinuità orizzontale (le grandi civiltà fra di loro). Entrambe queste discontinuità vengono, in taluni punti, ad essere intaccate, segno evidente della difficoltà di tenere insieme un impianto categoriale di filosofia della storia con dinamiche propriamente storiche. Abbiamo già notato le oscillazioni di Spengler, nel secondo volume di Der Untergang des Abendlandes, rispetto ai concetti di "civiltà primitiva" e di "pre-civiltà". Un intaccamento della discontinuità orizzontale si ha invece nei luoghi in cui Spengler discute - ma sempre in modo impressionistico - di determinate "affinità" che in certo modo avvicinerebbero da un lato la civiltà faustiana con quelle dell'Egitto e della Cina, dall'altro la civiltà antica con quella indiana." L'AUTORE – Domenico Conte (Napoli 1955) è stato borsista dell'istituto Italiano per gli Studi Storici e del Deutscher Akademischer Austauschdienst (presso l'Università di Bielefeld). Attualmente lavora presso la cattedra di Storia della Storiografia dell'Università «Federico II». Ha conseguito il dottorato in storia con una tesi sul ruralismo nella repubblica di Weimar. Ha pubblicato inoltre numerosi saggi sulla storia e la storiografia tedesche fra Otto e Novecento. Ha tradotto e curato l'edizione italiana di importanti libri tedeschi. INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Capitolo primo. "Le legioni di Cesare si ridestano". Spengler e la politica (1. Annunciando civilizzazione e imperialismo - 2. Spengler e Thomas Mann - 3. Fare politica - 4. Prussianesimo e socialismo - 5. Allevare élites - 6. Un conservatore a metà - 7. Cooptare Spengler - 8. "Anni decisivi": tramonto della civilizzazione? - 9. "Anni decisivi": il ruolo della Germania - 10. Attaccare Spengler: la controversia nazista - 11. "Psicolamarckismo"? - 12. Spengler e Jünger - 13. Conclusione: civilizzazione e congiuntura) - Capitolo secondo. Catene di civiltà. Dal Tramonto dell'Occidente alle opere postume (1. Spengler e Frobenius - 2. Primogeniture e discepolanze - 3. Dubbi - 4. Cerchie di civiltà - 5. Verso la preistoria. La rottura con Frobenius - 6. Per la storia del secondo millennio a. C. - 7. Le opere postume. Stadi e mutazioni - 8. Atlantis, Kasch, Turan - 9. "Popoli di eroi" - 10. Tradizione preistorica e catene di civiltà - 11. Nord e Sud - 12. Conclusione) - Capitolo terzo. "Evoluzione (in tedesco 'progresso')". Spengler fra vitalismo e irrazionalismo politico (1. Strati della vita - 2. "Urfragen" - 3. Inconscio e istinti - 4. "Anime" - 5. Quale evoluzione? (Goethe, Darwin, de Vries) - 6. Dimensioni antidarwinistiche - 7. Il signoreggiare della vita (Nietzsche, Spengler e dintorni) - 8. Mutazionismo biologico e ideologia aristocratica (Spengler e de Vries) - 9. "Vita" e politica - 10. Ethos - 11. La rigidità della democrazia - 12. Tre esemplificazioni: antiurbanesimo, puritanesimo, volontà di potenza - 13. Lo storico e la storia - 14. Conclusione: studiando Spengler) – Appendice. La morfologia storica comparata - Bibliografia - Indice dei nomi |