Eredi ingrati |
Fabio Turato Eredi ingrati Marsilio Editori, pagg.532, € 44,00
IL LIBRO – Eredi ingrati nella prima parte indaga i modi in cui la cultura tedesca ha gestito, dal 1900 al 1945, il prestigioso patrimonio della tragedia greca ereditato dall'età del classicismo romantico e idealistico, della Klassik e della nuova filologia. Se La nascita della tragedia (1872) del giovane Nietzsche ne sconvolse genesi e destino, forme e significato, tocco a Wilamowitz ricomporne su solide basi filologiche una attendibile immagine storica e a un tempo "riscoprirla", facendola ritornare ai fasti della scena proprio nell'anno che apriva il nuovo secolo e in cui Nietzsche morì. Fu appunto la sua morte a dare origine a una dilagante voga, gravida di conseguenze per la comprensione della tragedia greca come prodotto storico. Ispirandosi infatti all'antistoricismo, alla invenzione di un "mito tragico" e al "dionisiaco" irrazionalismo di Nietzsche, una generazione di giovani, duramente provata dalla Grande Guerra e delle traumatiche conseguenze istituzionali e politiche, economiche e sociali della sconfitta, affascinata dai "miti" riscoperti della "razza germanica" e dalla presunta affinità tra mondo germanico e mondo greco, tanto più vagheggiato quanto più remoto, e attratta dalla "rivoluzione reazionaria" del nazionalsocialismo, al quale, a partire dal 1933, anche molti classicisti aderirono, portò gravi insidie alla identità "ateniese" e alla istituzionale funzione "teatrale" del dramma greco. Alcuni studiosi infatti lo proiettarono, guardando soprattutto a Eschilo, verso un primitivismo "mitico" e "rituale" di ascendenza nietzscheana; altri, preferendogli Sofocle e muovendosi nell'orbita di George, ostile al teatro, lo congelarono in un modello di astratta classicistica perfezione, in opposizione alla scomoda "modernità" di Euripide. DAL TESTO – “Già, Dioniso. È lui a costituire per Baeumler il problema più difficile, e tuttavia ineludibile, da affrontare. E quando si induce a farlo è per affermare che tra saga eroica e mito di Dioniso non c’è relazione che possa essere dimostrata. Poiché però egli sapeva che la tragedia è stata, per tutto l’arco della sua breve vita, indissolubilmente legata al culto ateniese di Dioniso e al suo teatro, al punto che – come tutti sanno – il comico Aristofane ha potuto assegnargli nelle Rane il ruolo di dio della tragedia e il tragico Euripide fargli rappresentare nelle coeve Baccanti una parte che già allora doveva apparire – come oggi a molti e anche a noi appare – ricca di sofisticati richiami metateatrali, non può sottrarsi al tentativo di dare almeno una risposta a questa domanda: quando si stabilì, in Atene, il contatto tra culto degli eroi e culto di Dioniso? E come e quanto esso ha influito sulla tragedia come istituzione cittadina e come forma formata?” L’AUTORE – Fabio Turato ha insegnato, dal 1972 al 2005, Letteratura greca nell’Università di Padova, presso la quale si è laureato con Carlo Diano. Ha pubblicato, tra l’altro, La crisi della città e l'ideologia del selvaggio nell'Atene del V secolo a.C. (Ateneo & Bizzarri 1979); Prometeo in Germania. Storia della fortuna e della interpretazione del “Prometeo” di Eschilo nella cultura tedesca (1771-1871) (Olschki 1988); per Marsilio ha curato Aristofane, Le Nuvole (20085); Euripide, Ifigenia in Aulide (2002). INDICE DELL’OPERA – Abbreviazioni e sigle - Introduzione. La tragedia greca sulle scene della modernità e negli studi storico-critici e filologici: dal 1968 al 2010 - Parte I - Nietzsche e il teatro: tragedia greca e dramma wagneriano, tra fascinazione e ripulsa - L'attacco di Wilamowitz alla Nascita della tragedia di Nietzsche e la replica di Rohde: da aspra polemica tra giovani, dotati e ambiziosi fìlologi a epocale conflitto culturale e ideologico, segnato da radicali opposizioni e contraddittorie convergenze - Da Winckelmann agli Schlegel, da Schelling e Hegel a Nietzsche: conquista della tragedia greca e scoperta del tragico. Variazioni sul tema, tra aperti conflitti e mascherate assonanze - La difficile scalata a una vetta inviolata: Orestea e trilogia da Hegel a Bachofen – XIX secolo: raro l'accesso al palcoscenico della tragedia greca. Poche le rappresentazioni degne di nota: Antigone (1841) e la «trilogia tebana» di Sofocle, messa in scena dai Meininger (1867). Pochi e insignificanti anche i «drammi greci»: Ifigenia in Tauride di Goethee Medea di Grillparzer, le eccezioni. XX secolo (1900-1945): rari i veri successi: l'Orestea berlinese e quella viennese del 1900, Edipo re (1910 e 1912) e Orestea di Max Reinhardt (1911, 1912 e 1919). Ritorna sulle scene anche il teatro di Euripide: tranne che per Medea (1904), con esiti modesti e contrastanti - Tra il 1918 e il 1949: la identità storica della tragedia «ateniese» irrigidita da estetiche classicistiche, minacciata dalla cultura irrazionalistico-nietzscheana, rifiutata, negli anni di Weimar, dalle poetiche teatrali dei movimenti progressisti e rivoluzionari, snaturata, dopo la caduta del III Reich, dall'auspicato «ritorno del tragico» - Crisi del rapporto tra mondo germanico e Grecità. Le strategie difensive del terzo umanesimo di W. Jaeger (Convegno di Naumburg, 1930) e la insidiosa svalutazione e manipolatoria appropriazione, da parte della destra culturale e politica, della tragedia greca - 1933-1934: la tragedia greca secondo i nietzscheani e nazisti W. Fr. Otto e G. Benn e secondo Reinhardt. 1939-1945: il ritorno alla scena, negli anni di guerra, della tragedia sofoclea: questi fantasmi... - Parte II - «Drammi greci» del Novecento: letteratura o teatro? Un confronto con G. Steiner, Kate Hamburger e W. Jens, con M. Fuhrmann, G. Genette e W. Frick - Il naturalismo e il rifiuto della tragedia greca: O. Brahm e G. Hauptmann tra Zola e Ibsen - Il «teatro teatrale» di Max Reinhardt - La vocazione teatrale del giovane Loris. Ritorno alle origini: il viaggio in Grecia di H. v. Hofmannsthal e G. Hauptmann: due esperienze a confronto - Hofmannsthal, Baccanti: un progetto a lungo vagheggiato, più volte ripreso e mai giunto a compimento - Alcesti: il primo «dramma greco» di Hofmannsthal giunto a compimento. Programmaticamente lontano dal modello euripideo, non resse alla prova della scena - Elettra: Hofmannsthal alla conquista, sotto la guida di Max Reinhardt, del «teatro teatrale». Sofoclea ma anche euripidea, nietzscheana ma anche freudiana, la drammaturgia - Edipo e la Sfinge, ultimo «dramma greco» di Hofmannsthal: più romance o favola tragica che tragedia – Parte III – Tra le conseguenze della guerra perduta: crisi delle istituzioni scolastiche e della cultura umanistica. 1900-1918: alcune indicazioni bibliografiche sul lavoro filologico che ha per argomento soprattutto la tragedia greca. Elementi di poetica e di drammaturgia espressionista - Tentativo di interpretare il successo teatrale (1916-1920) delle Troiane di Werfel sulla base di un confronto tutto congetturale ed induttivo tra i loro pubblici urbani e moderni e quello ateniese ed antico delle Troiane di Euripide (415 a. C.). Messaggi pacifisti in anni di guerra o teatro della pietà e delle lacrime? La risposta, all'«espressionismo di guerra» - Antigone di Hasenclever: più generoso messianesimo espressionista che «dramma greco». Il modello sofocleo, soltanto un supporto tematico-drammaturgico. Fallimentare, l'esito teatrale - Pervasivo influsso della Nascita della tragedia sul «teatro greco» d'imitazione, ma non soltanto: dalle Baccanti, da tanti drammaturghi vagheggiate ma mai giunte alla scrittura e al palcoscenico, alla ultra-nietzscheana e inattuale, ambiziosa e fallita, Liberazione di Edipo di R. Pannwitz - L'ultimo «dramma greco» dell'espressionismo e unica vera – anche se singolare - tragedia: Medea di H.H. Jahnn - Parte IV - La Tetralogia degli Atridi (1941-1945) di Hauptmann: generoso fallimento del tentativo di ritornare alle origini della tragedia, nella inquieta e solitaria attesa della inevitabile apocalisse del III Reich. Fine di un'epoca
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