Democrazia e autoritarismo |
Juan J. Linz Democrazia e autoritarismo il Mulino, pagg.632, € 40,00
IL LIBRO – Democrazia e autoritarismo si sono sfidati lungo l'intero corso del XX secolo e, malgrado gli ultimi decenni abbiano visto un successo sempre più ampio del modello democratico, il confronto fra le due opzioni, come dimostrano le tensioni internazionali recenti, non può ancora dirsi concluso. Juan J. Linz è fra gli studiosi che più efficacemente hanno esplorato i contorni di questa contrapposizione: il presente volume, curato da Marco Tarchi, ne raccoglie alcuni dei contributi più significativi in materia. Vi si esplorano in profondità sia gli aspetti più problematici dei regimi democratici, fra cui il ruolo che sulla loro stabilità esercitano le credenze religiose, gli squilibri socioeconomici, i richiami nazionalistici, le appartenenze etniche e culturali, sia i motivi di richiamo dell'ideologia e dell'azione del fascismo, il movimento politico che dell'alternativa autoritaria alla democrazia ha incarnato l'espressione più radicale. L'esperienza del Novecento rivisitata con rara lucidità di analisi e profondità di riflessione. DAL TESTO – “Un'altra proprietà distintiva del totalitarismo è l'estensione della strategia del terrore agli stessi membri dell'élite. Stalin, per esempio, comminò punizioni più dure a coloro che avevano partecipato con lui alla rivoluzione e che detenevano posizioni di responsabilità. In altri sistemi, il venir meno della fede negli scopi ultimi del regime determina la retrocessione dalle posizioni di responsabilità, oppure il ritorno alla vita privata, oppure ancora il passaggio a posizioni dalle quali non si esercita alcun potere ma che garantiscono prestigiose sinecure. Le vittime di Stalin non erano esclusivamente cittadini sovietici, ma anche leader dei partiti comunisti stranieri ospitati in Unione Sovietica e nei paesi suoi satelliti. È raro trovare dati che raccontino meglio la spietatezza di questa politica del terrore quelli raccolti da Hermann Weber sul destino dei 504 quadri del partito comunista tedesco, prima dell’avvento di Hitler: 136 di questi perirono in modo violento, 86 (il 17%) furono vittime dei nazisti e 43 (il 9%) dello stalinismo e delle lotte di fazioni interne. I membri dell'élite che sono sconfitti nella lotta per il potere devono essere eliminati e umiliati, anche quando non rappresentano più una reale minaccia. Durante lo stalinismo li si forzava a confessare crimini non commessi e li si cancellava perfino dagli annali storici. Come conseguenza della subordinazione dei militari alla leadership politica, e della capacità delle unità paramilitari partitiche e della polizia di sfidare il monopolio della forza detenuto dall'esercito, anche i vertici militari non possono sfuggire alla repressione politica e sottrarsi alla giurisdizione «civile». I dati riferiti alle purghe staliniane subite dall'Armata Rossa, raccolti da Conquest, testimoniano tutto ciò: tre marescialli su cinque, quattordici dei sedici comandanti di I e II classe, sessanta dei sessantasette comandanti di corpo, centotrentasei dei centonovantanove comandanti d'unità, e circa la metà degli ufficiali (qualcosa come circa 35.000 uomini), furono fucilati o imprigionati. Nel caso del nazismo, venti generali dell'esercito giustiziati su 675 non costituiscono una cifra comparabile con quelle precedenti, soprattutto tenuto conto del coinvolgimento attivo dei vertici dell'esercito tedesco nel fallito attentato contro Hitler del 20 luglio 1944, ma evidenziano la capacità del regime di punire gli alti comandi anche in tempo di guerra.” L’AUTORE – Juan J. Linz (1925-2013), Sterling Professor Emeritus of Political and Social Science nella Yale University, è stato uno dei più influenti e conosciuti studiosi di politica comparata del mondo. Dopo gli studi in Spagna, si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha iniziato una brillante carriera accademica. Ha insegnato per lunghi anni presso la Columbia University e ha tenuto corsi e seminari nelle principali università americane ed europee. Ha svolto studi fondamentali sull'evoluzione e trasformazione dei sistemi politici contemporanei, con una particolare attenzione per quelli autoritari e totalitari. Si è anche occupato di fascismo, federalismo e nazionalismo. Tra i suoi lavori disponibili in lingua italiana: La caduta dei regimi democratici (in collaborazione con P. Farneti e M. R. Lepsius, 1981), Il fallimento del presidenzialismo (in collaborazione con A. Valenzuela, 1995), Transizione e consolidamento democratico (in collaborazione con A. Stepan, 2000); Fascismo, autoritarismo, totalitarismo. Connessioni e differenze (2003), Democrazia e autoritarismo (2006). INDICE DELL’OPERA – Introduzione, di Marco Tarchi - Parte prima. Problemi di teoria politica - I. Costruzione dello stato e costruzione della nazione - II. L'uso religioso della politica e/o l'uso politico della religione. Surrogati ideologici contro surrogati religiosi - III. Tipi di regimi politici e rispetto dei diritti umani: prospettive storiche e «cross-national» - Parte seconda. Problemi dell'autoritarismo - IV. Note per lo studio comparato del fascismo in una prospettiva storico-sociologica - V. Lo spazio politico e il fascismo come «late-comer»: le condizioni che hanno condotto al successo o al fallimento del fascismo come movimento di massa nell'Europa fra le due Guerre - Parte terza. Problemi della democrazia - VI. I problemi e la varietà delle democrazie - VII. La legittimità democratica e il sistema socioeconomico - VIII. Democrazia, plurinazionalismo e federalismo - IX. Riflessioni sulla vittoria e sul futuro della democrazia
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