Contro lo spirito del secolo Stampa E-mail

Alessandro Guerra

Contro lo spirito del secolo
Giovanni Marchetti e la biblioteca della controrivoluzione

Edizioni Nuova Cultura, pagg.160, € 16,00

 

guerra_controlospirito  IL LIBRO – La biografia intellettuale di Giovanni Marchetti sembra acquistare un senso perché nel difficile crinale del cinquantennio che precedette e seguì il 1789, la sua esistenza e i suoi libri assunsero un carattere sociale; vale a dire che la correlazione vitale intessuta con altri protagonisti di quel periodo appare capace di svelare la potenza di quella straordinaria stagione. È la coralità che interessa ricostruire dall’esperienza del singolo. Raccontare la sua storia significa quindi anche provare a ricostruire quel vasto movimento intransigente e tradizionalista che nel confronto con il dissenso religioso (la parte che si richiamava alla spiritualità giansenista come quella che in seguito si ispirò al cattolicesimo democratico), con il pensiero dei lumi e la socialità massonica e nell’avversione successiva alle idee rivoluzionarie trovò un sicuro e duraturo collante identitario.

  DAL TESTO – “Il misoneismo concettuale di Marchetti disponeva a vedere nella più semplice deviazione dalla tradizione romana una minaccia all'ordine universale. Al tempo della comunità originaria dei Padri, così come nel proprio, a promuovere l'aggressione al pontefice - «bersaglio dell'odio di tutti gli erranti» - erano state le «cavillose» novità di quei pastori ambiziosi che degradavano il ruolo del capo della chiesa solo per la superbia di veder innalzato il proprio. L'esempio rumoroso di Scipione de' Ricci e degli altri vescovi ribelli della Toscana testimoniava la possibilità di tradurre in malvagità i progetti di carta dei novatori come Fleury. O del più pericoloso Racine, che pure aveva sostenuto la necessità di distruggere il primato di Pietro e trasformare l'unità che garantiva la sua persona in «un'idra di mille capi». Incrollabile nella sua ortodossia, Marchetti dava una lettura emergenziale della storia ecclesiastica di Racine. Nei rigidi parametri dell'intervento censorio, il tentativo di Racine venne letto come l'annichilimento dell'obbedienza dovuta ai Successori di Pietro in qualità di testimoni incarnati del messaggio di Cristo, e tutto per delegare ai principi la facoltà di intervenire in sacra. La relativizzazione dell'autorità petrina era la soluzione di cui i 'giansenisti' si servivano per trasformare il sistema ecclesiastico in una babilonia e rendere ogni vescovo padrone assoluto nel reggimento della sua diocesi. Racine, coagulando l'empietà liberata nei secoli addietro, non voleva nessuno da cui dipendere, «non autorità viva e superiore che lo raffreni, non centro comune a cui debba riunirsi».”

  L’AUTORE – Alessandro Guerra (Roma 1971) è ricercatore di Storia moderna presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Sapienza di Roma. È autore di saggi sopra il pensiero controrivoluzionario e i meccanismi della propaganda dell’intransigentismo fra Sette e Ottocento. Studioso del processo rivoluzionario e del giacobinismo ha in corso di pubblicazione un lavoro sull’associazionismo popolare come si manifestò nelle Società di pubblica istruzione e nei Circoli costituzionali in Francia e in Italia.

   INDICE DELL’OPERA – Abbreviazioni e sigle - Capitolo 1. La critica ecclesiastica - Capitolo 2. Vecchi e nuovi nemici - Capitolo 3. Il martello del giansenismo - Capitolo 4. L'equazione di Marchetti - Capitolo 5. Le annotazioni pacifiche - Capitolo 6. L'apprendistato controrivoluzionario - Capitolo 7. Il paradigma della controrivoluzione - Capitolo 8. L'ultima battaglia