Un libro molto pericoloso Stampa E-mail

Christopher B. Krebs

Un libro molto pericoloso
La ‘Germania’ di Tacito dall’Impero romano al Terzo Reich

Il Lavoro Editoriale, pagg.251, € 40,00

 

krebs_germania  IL LIBRO – Lo storico e senatore romano Cornelio Tacito aveva scritto la Germania negli anni successivi a Domiziano con l’intenzione di celebrare, attraverso la descrizione degli usi e costumi degli antichi Germani, le virtù dei Romani delle origini. Crudeli in battaglia, rozzi ma moralmente integri, feroci difensori della propria libertà, i Germani, secondo Tacito, non si erano mai mescolati con altre nazioni. Scritta per sferzare gli animi contro la tirannide, l’opera divenne invece, in anni moderni, uno strumento del potere.
  Dell’opera si persero le tracce nel medio evo fino a quando essa ricomparve nel XV secolo tra i codici che l’umanista Enoch di Ascoli, allievo di Francesco Filelfo, aveva acquisito nelle biblioteche del nord Europa, a Fulda e Hersfeld, per conto di papa Niccolò V, destinati a creare il primo nucleo della Biblioteca Vaticana. Riscoperta dagli umanisti, utilizzata come fonte da Pio II Piccolomini, l’opera divenne ben presto riferimento dei sostenitori della supremazia della cultura tedesca come l’umanista Conrad Celtis, e poi dei protestanti, fino a trasformarsi in una bibbia del Nazismo, che vi trovò la prova della purezza della razza ariana.
  Il manoscritto poi riemerse dalla polvere nella biblioteca di una nobile famiglia di Jesi, i Baldeschi Balleani, e fu pubblicato nel 1907 da un professore di liceo jesino, Cesare Annibaldi, diventando argomento di contesa da parte della Germania e di Heinrich Himmler, sacerdote dell’ideologia nazista, che voleva riaverlo a tutti i costi.
  Un libro molto pericoloso, titolo che riprende la definizione della Germania di Tacito di un grande storico italiano, Arnaldo Momigliano, è un testo affascinante. La ricostruzione attentamente documentata e scientificamente rigorosa di una vicenda che sembra la sceneggiatura di un film di avventura.

  DAL TESTO – “L'opera di Tacito esercitò una così grande influenza per un periodo di tempo così ampio - quattrocentocinquant'anni anni in tutto - perché la "Germania" per molti secoli fu soltanto un prodotto d'immaginazione. O, piuttosto, l'idea di "Germania" pose una domanda cui la Germania fornì una risposta. Esser tedesco significava chiedersi che cosa significasse essere tedesco (per usare le parole del filosofo del XIX secolo Friedrich Nietzsche). In difesa di tale autoesame si può dire che si trattava di una domanda legittima: prima che la Confederazione tedesca del nord e gli stati tedeschi del sud si unissero per formare l'Impero germanico, il 18 gennaio 1871, non c'era stato uno stato nazionale tedesco e i cartografi sospiravano guardando il centro Europa, disperati per la confusione in cui versava. Prima del XIX secolo la Germania esisteva solo come sentimento. A causa dell'assenza di una chiara unità politica e geografica tra centinaia di stati, che fino al 1806 coesistevano sotto la vaga denominazione di "Sacro Romano Impero Germanico", si cercavano un passato comune, una cultura condivisa e una lingua madre per comprovare così l'idea di un'unità nazionale. Nonostante ciò, però, una vera nazione tedesca emergeva da questo caleidoscopio politico solo per quanti ne avevano già accarezzato l'idea. Studiosi moderni hanno rivelato che questa presunta nazione culturale era in realtà variegata e frantumata come quella politica: il Volk aveva vissuto felicemente fuori da una cultura nazionale unitaria e dentro i suoi confini comuni, condividendo tradizioni regionali e parlando dialetti locali, che spesso hanno poche somiglianze con il tedesco. Contrariamente alle idee fantasiose di molti storici del XIX secolo, uno stato nazionale tedesco non era stato prede terminato né culturalmente né politicamente: pensare diversamente significa farsi ingannare dalla fallace teleologia tedesca.”

  L’AUTORE – Christopher B. Krebs ha studiato a Berlino, Kiel e Oxford. È stato Professore di Filologia Classica alla Harvard University e, dal 2012, è Professore alla Stanford University. Si è occupato di Tacito, Cesare, Sallustio e di retorica antica.

   INDICE DELL’OPERA – Nota dell'Editore – Ringraziamenti - Introduzione. Un passato portentoso - I. I Romani conquistano il mito germanico (Dai cattivi imperatori nascono buoni scrittori - Un'etnografia da poltrona - La patologia del potere) - II. Ritorno alla vita e salvataggio (Un viaggio tranquillo - Un manoscritto intoccabile - Ritorno a Roma) - III. La nascita degli antenati tedeschi (Bruti un tempo, ora gentiluomini - Cavalieri germanici autoctoni - Il nuovo figlio di Noè) - IV. Anni di crescita (Da tempo immemorabile - Liberi, coraggiosi, leali e... dimenticati - La vita migliore di un popolo semplice) - V. Le canzoni degli eroi (Teuto restaurato - Che i bardi cantino! - Tale il carattere, tale la lingua) - VI. Lo spirito libero del Volk del nord (Lo spirito nazionale - La repubblica dei contadini - Folklore nordico) - VII. Sangue bianco (Nazionalismo in assenza di una nazione - I più puri della razza ariana - Il movimento völkisch "prima di Hitler") - VIII. Una bibbia per i Nazionalsocialisti (La rivoluzione germanica - Sangue e terra - Missione incompiuta: il Reichsführer e le sue SS) - Epilogo. Un'altra lettura, un altro libro - Postfazione. L'odissea del codex aesinas, di Paolo Fedeli – Note - Indice dei nomi