La tempestosa vita di capitan Salgari Stampa E-mail

Silvino Gonzato

La tempestosa vita di capitan Salgari

Neri Pozza, pagg.256, €

 

gonzato_salgari  IL VOLUME - «Staccarmi dalle mie fantasie vorrebbe dire togliermi la ragione logica dell’esistenza» confesserà Emilio Salgari (Verona 1862 - Torino 1911), il più grande scrittore italiano di romanzi d’avventura, verso la fine della sua inquieta e tribolata esistenza. Ma quale crudele avversità avrebbe potuto staccarlo dalle sue fantasie, vale a dire dai suoi eroi e dalle loro straordinarie avventure? Non un solo evento ma la concomitanza di più eventi: non la nevrastenia che liquidava come «la solita malattia degli scrittori» di cui dichiarava di essere preda, ma la paura di diventare cieco, una sciagura letale per «un forzato della penna», e le condizioni psichiche della moglie Aida che di lì a poco sarebbe stata rinchiusa in manicomio, lasciandolo da solo a lottare contro una «semi-miseria» che imputava ai suoi editori, a governare una quotidianità fatta di magri, se non disperati, bilanci da far quadrare e di figli difficili ai quali badare: lui che fino a quel momento, più per predestinazione che per scelta, era stato estraneo alla realtà avendo bazzicato, nella malfamata taverna dell’immaginazione, pirati di tutte le risme, rajah, almee, capitani coraggiosi e cavalieri delle praterie. Aida era stata costantemente di guardia alla linea dell’orizzonte affinché il suo «capitano» potesse veleggiarvi oltre, tra tempeste immani ma docili, senza essere disturbato dalle tempeste indomabili dell’esistenza reale; era stata il sipario tirato tra due mondi incomunicabili. La sua malattia ha fatto sì che questi due mondi si scontrassero come violentissimi temporali estivi decretando la fine del più fragile, quello fittizio, fatto di eroi e fantasmi.
  Questo libro è il racconto appassionante e documentato del travaglio di uno spirito inquieto e tragico, di uno di quei predestinati all’errare randagio nei territori sconfinati della fantasia, che si proiettava nei suoi eroi fino ad abdicare alla propria identità di piccolo uomo di provincia talora soggetto allo scherno di chi lo apostrofava come visionario e mentitore. Non poteva essere un visionario chi aveva scambiato la fantasia con la realtà, e non poteva essere un bugiardo chi raccontava l’unico mondo in cui sapeva vivere e in cui i suoi falsi gradi di capitano di gran cabotaggio rilucevano come stelle.

  DAL TESTO – “È un giudizio di oggi fondato su criteri incomparabili quello secondo cui il lettore contemporaneo che avesse cercato nei romanzi di Salgari anche i valori estetici del bello scrivere, di una prosa fine e raffinata, avrebbe storto il naso. Basta sfogliare i dizionari enciclopedici del tempo, primo fra tutti quello di Girolamo Boccardo, ventiquattro volumi pubblicati tra il 1879 e il 1889, l'opera di consultazione a disposizione della redazione dell’”Arena”, per rendersi conto che la scrittura di Salgari era più corretta di quella messa in mostra dai compilatori, che pur si ritiene fossero dei letterati e degli uomini di scienza. E non presentava meno pecche neppure di quella dei più noti scrittori di romanzi d'appendice dell'epoca, in gran parte stranieri e, quindi, passati attraverso gli attenti risciacqui dei traduttori. Il "capitano", uomo e narratore impulsivo e vulcanico, cadeva talora nell'incongruenza di riproporre qualche pagina dopo, in modo difforme, quello che aveva detto qualche pagina prima: sbadataggini, tutto sommato simpatiche, che riguardavano particolari di poco conto. I testi salgariani non vanno comunque affrontati impugnando la matita rossa e blu, come non si deve guardare un quadro con la lente d'ingrandimento. Imperfezioni e incongruità si perdono nell'incalzare di una prosa che vive della forza primitiva del linguaggio dell'avventura fantastica, della freschezza sorgiva della scrittura immediata che è nello stesso tempo suggestione di immagini, suoni e odori, che tiene in sospensione il lettore, estraniandolo dalla realtà.”

  L’AUTORE – Silvino Gonzato è giornalista e scrittore, editorialista del giornale «L’Arena» di Verona. Ha pubblicato tre romanzi tra i quali, con Neri Pozza, Il chiostro e l’harem (1997); raccolte di reportage e libri di satira del costume. Massimo biografo di Emilio Salgari, è autore di numerosi saggi sul romanziere, tradotti anche all’estero. Nel 1994 ha curato un’antologia di scritti giornalistici di Salgari e nel 1995, per la Neri Pozza, ha scritto la fondamentale biografia Emilio Salgari, demoni, amori e tragedie di un capitano che navigò solo con la fantasia.

  INDICE DELL’OPERA - Osti e poeti - Il "capitano" e le stelle - Il ruggito della tigre - Duello in riva all'Adige - Un "selvaggio malese" - Il romanziere e la regina - Il "capitano" e gli editori - «Fuma sempre. Come Yanez» - «Sono ormai un vinto» - Illustrazioni - Bibliografia salgariana - Ringraziamenti