L'Italia della Uno bianca Stampa E-mail

Giovanni Spinosa

L'Italia della Uno bianca
Una storia politica e di mafia ancora tutta da raccontare

Chiarelettere, pagg.443, € 18,00

 

spinosa_unobianca  IL LIBRO – Forse non tutti ricordano gli eccidi perpetrati dai criminali della Uno bianca, che si susseguirono con una tragica sequenza tra il 1987 e il 1994. Una lunga scia di sangue (82 delitti, 22 morti e decine di feriti) che sembrava dovesse rimanere senza colpevoli. Con questo libro, adesso, sappiamo il perché. A parlare e ricostruire tutta la storia è il pm che ha condotto l'indagine che è sfociata poi nel processo che ha visto condannare i colpevoli ma che non ha chiarito i moventi dei fatti. Concatenati uno all'altro essi portano a una sola verità: l'arresto dei fratelli Savi è stato eterodiretto e le loro dichiarazioni sono state concordate prima dell'arresto. Perché? Chi proteggeva i due poliziotti, chi ha procurato loro le armi? Alla fine i nodi vengono al pettine: l'arresto dei Savi non è altro che l'atto conclusivo di una strategia di destabilizzazione legata alla criminalità organizzata e come capitolo di una strategia stragista di Cosa Nostra e dei suoi referenti. Spinosa ricostruisce anche le strategie depistanti, le finte verità messe in opera per confondere e occultare. La tesi di Spinosa è chiara: tutti quei morti facevano parte di un disegno eversivo che passava attraverso le stragi, le bombe e la Uno bianca. Un'Italia tragica, eterodiretta e criminale che se non scoperta e disinnescata può procurare altri lutti.

  DAL TESTO – “Una telefonata porta all'arresto dei fratelli Savi. È il 21 novembre 1994. Roberto, il poliziotto, soprannominato «il corto», chiama Fabio, quello noto come «il lungo», per fissare un appuntamento. «Come al solito alle sei» pattuiscono.
  “La polizia è all'ascolto.
  “A quell'ora del mattino difficilmente un pedinamento può essere discreto. Ma gli inquirenti decidono ugualmente di correre il rischio. Sospettano che i Savi abbiano in mente di rapinare una banca e che si stiano accordando per arrivare sul posto prima che apra.
  “Roberto e Fabio escono di buon mattino dalle rispettive abitazioni di Sasso Marconi, vicino Bologna, e di Torriana, vicino Rimini. La polizia li segue fino a Marina Romea, luogo dell'appuntamento. Ma il pedinamento delle auto civetta allerta i due fratelli che, giunti a destinazione, non si fermano e prendono direzioni opposte.
  “La reazione degli inquirenti è immediata. È ormai chiaro che i Savi hanno capito di essere sotto osservazione; bisogna agire.
  “Le perquisizioni effettuate la sera stessa nelle abitazioni dei due fratelli non lasciano spazio a dubbi: armi, munizioni, radio, ricetrasmittenti, denaro, filmati con le prove di rapine, posticci per travestimenti. Infine, in un borsello ordinatamente riposto in cantina, viene rinvenuto un pacchetto di listelle in plastica ricavate da schede telefoniche: il marchio esclusivo dei banditi della Uno bianca, che le usano per mettere in moto le auto rubate.”

  L’AUTORE – Giovanni Spinosa ha all'attivo vent'anni di servizio negli uffici giudiziari bolognesi, diciassette dei quali da pm, e un incarico come presidente della sezione penale del Tribunale di Paola (Cosenza), dove ha firmato la prima sentenza con cui una cosca di mafia (clan Muto) è stata condannata al risarcimento del danno in favore dello Stato per la lesione della sovranità statale sul territorio oggetto dell'occupazione mafiosa. Attualmente ricopre l'incarico di presidente del Tribunale di Teramo. In magistratura dall'81, da giudice istruttore prima e da pm dopo, ha diretto le indagini sui sequestri di persona a opera dell'Anonima sarda avvenuti in Emilia Romagna nella seconda metà degli anni Ottanta. Nelle stesse vesti e in stretta collaborazione con lo storico ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, ha svolto le prime indagini sulle associazioni mafiose legate ai Corleonesi insediatesi a Bologna e in Romagna a partire dal 1984 (indagine su Salvatore Rizzuto, uomo d'onore legato a Pippo Calò), passando per il clan Rubino (1987-1988), fino all'inchiesta sulle bische che ha coinvolto Giacomo Riina (zio del più noto Totò) e Livio Collina (1990-1994). Si è inoltre occupato di diverse inchieste sulla 'ndrangheta, sulla stidda, sul doping nel ciclismo e sulla revoca della scorta a Marco Biagi, assassinato nel 2002 dalle Brigate rosse. È stato titolare dell'indagine sui crimini della Uno bianca, consumati in Emilia Romagna tra il 1987 e il 1994.

  INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Marco Travaglio - Prima parte. Il senso di una storia senza senso – L’arresto «strabiliante» dei Savi - Processi e teoremi - Seconda parte. Una lunga scia di sangue - Dalle rapine ai caselli agli assalti alle Coop (1987-1989) - Furore omicida. Dalla «prova del fuoco» ai delitti senza maschera – L’eccidio del Pilastro. Una sistematica e consapevole organizzazione del caos (4 gennaio 1991) - Omicidi senza un apparente perché (9 gennaio - 28 agosto 1991) - La stagione delle rapine in banca (novembre 1991 - novembre 1994) - Terza parte. L’Italia della Uno bianca - Perché i Savi non parlano - Gli scenari criminali e il ruolo della Falange armata - L'ultima vittima – Postfazione – Appendice - Ringraziamenti