I simboli della discordia Stampa E-mail

Gabriele Maestri

I simboli della discordia
Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti

Giuffrè Editore, pagg.XII-360, € 38,00

 

maestri_simboli  IL LIBRO – Un partito si identifica con il nome, con la sigla, ma soprattutto con il suo simbolo. La legge se ne occupa assai poco(così come trascura volutamente i partiti politici) e dedica all'argomento solo alcune norme della disciplina elettorale. Eppure negli anni varie formazioni politiche si sono più volte scontrate tra di loro per la titolarità di un contrassegno, oppure con il Ministero dell'Interno (o le altre autorità competenti) per l'uso di un emblema alle elezioni; il tutto mentre i segni distintivi dei partiti sono diventati in tutto simili ai marchi. Questo volume traccia una sorta di "atlante giuridico" dei simboli politici, analizzando le norme e la loro genesi, ma - soprattutto - esaminando le decisioni dei giudici e degli uffici elettorali, che hanno dato alle regole un contenuto concreto.

  DAL TESTO – “Leggendo l'art. 14 del testo unico delle leggi elettorali per la Camera dei deputati […], la parola simbolo sembra doversi interpretare in senso restrittivo, con riferimento ai soli elementi figurativi o grafici (pittogrammi o più raramente diagrammi, per riprendere la terminologia tecnica della comunicazione). Si tratta, ovviamente, della parte che caratterizza maggiormente l'emblema, certamente più di un testo o di un colore in sé: ciò non significa che un simbolo non possa essere rappresentato anche da un elemento testuale - di recente si sono riscontrati casi di liste che alle elezioni non si sono avvalse di componenti figurative, salvo magari il colore usato come sfondo - ma in quel caso di solito il testo si trasforma in logo, per le grandi dimensioni dei caratteri o per il lettering (la particolare foggia data alle lettere e agli altri segni) utilizzato.
  “Con il termine contrassegno, invece, la legge finisce per indicare tutto ciò che è contenuto nella circonferenza (di diametro prestabilito) che ogni partito o gruppo politico ha a disposizione sulla scheda e sui manifesti per distinguersi e farsi riconoscere dagli elettori. La formulazione del citato art. 14 mostra che la  nozione di contrassegno è più ampia di quella di simbolo III senso tecnico: vi si legge che «I partiti che notoriamente fanno uso di un determinato simbolo sono tenuti a presentare le loro liste con un contrassegno che riproduca tale simbolo» (art. 14, comma 2) e che non si possono presentare contrassegni identici o confondibili, tra l'altro, «con quelli riproducenti simboli, elementi e diciture, o solo alcuni di essi, usati tradizionalmente da altri partiti» (comma 3). La lettura del successivo comma 3-bis, tra l'altro, permette di identificare con buona precisione quali elementi rientrino nel contrassegno: essi sono, in particolare, «i simboli riprodotti, i singoli dati grafici, le espressioni letterali, nonché le parole o le effigi» che richiamino gli orientamenti o i fini del partito e, in ogni caso, l'intera «rappresentazione grafica e cromatica generale», dunque anche la disposizione dei vari elementi e l'uso del colore (da quando la legge lo prevede) fanno parte a pieno titolo del contrassegno e vanno considerati, ad esempio per valutare la confondibilità di due emblemi.”

  L’AUTORE – Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate. Dottorando in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l'Università di Roma «La Sapienza» e collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Parma, si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti. Di recente ha scritto: Educazione alla cittadinanza e obiezione di coscienza (tra Spagna e Italia) (2010), Gianfranco Miglio: il contributo al dibattito federalista in Italia e il «falso federalismo» tedesco (2011) e, in preparazione a questo volume, Scudo (in)crociato: le dispute sul simbolo della Democrazia Cristiana a una svolta definitiva (2011) e Il contrassegno (politico-elettorale) tra diritto e mercato (2012).

  INDICE DELL’OPERA – Introduzione - Capitolo I. Il valore dei contrassegni (1. Premessa - 2. Vita di un contrassegno, dalla nascita alla scomparsa - 2.1. La registrazione di un contrassegno politico come marchio - 2.2. Simboli e regolazione dei partiti; l’ipotesi di un registro dei segni - 3. Simboli, schede elettorali e scelte dei partiti - 4. I linguaggi dei contrassegni - 4.1. Dopo la “prima Repubblica”: simboli “degradati” a marchi?) - Capitolo II. Il quadro normativo pregresso e attuale (1. La disciplina elettorale pre-repubblicana - 1.1. Dall’unità d’Italia a Giolitti: voto “nominale”, busta di Stato e primi contrassegni - 1.2. Il regime fascista: dalla scheda di Stato all’abolizione delle elezioni - 2. Il quadro normativo dall’avvento della Repubblica ad oggi - 2.1. L’elezione dell’Assemblea costituente - 2.2. Le elezioni politiche ed europee - 2.3. Le elezioni regionali - 2.4. Le elezioni degli enti locali) - Capitolo III. Al di fuori della competizione elettorale: i simboli di partito trattati come nomi e marchi (1. Premessa - 2. La tutela del nome (e del simbolo) delle associazioni non riconosciute - 2.1. Diritto al nome o all’identità personale? - 3. In caso di scissione: continuità del partito e recesso - 4. Novità e (non) confondibilità del segno; rapporti coi marchi d’impresa - 4.1. Simboli generici e conservazione del segno “dismesso” - 5. Il contenzioso sui simboli: dagli estremi (falce e fiammella) - 6. Il contenzioso sui simboli: …ai moderati (edera, garofani, sole)… - 6.1. Il garofano socialista - 6.2. Il sole socialdemocratico - 6.3. L’edera repubblicana - 7. Il contenzioso sui simboli: … al centro (lo scudo crociato) - 7.1. Premessa storico-politica necessaria: gli eventi del 1994-95 - 7.2. Prime liti: Piccoli fa “rinascere” la Dc, ma è un nuovo partito - 7.3. Il tentativo di Duce, ultimo segretario amministrativo Dc - 7.4. Dopo il 2002: (almeno) tre scudi crociati e tre Dc - 7.5. Le sentenze “Rizzo” e “Manzo” del 2006: verdetti (quasi) opposti - 7.6. Gli ultimi scontri sul simbolo - 7.7. Considerazioni conclusive) - Capitolo IV. La ricusazione dei contrassegni elettorali (1. Premessa - 2. Le fattispecie di identità o confondibilità; l’obbligo di presentare il contrassegno abitualmente utilizzato - 2.1. I criteri di valutazione della confondibilità - 2.2. I simboli legati a una tradizione politica; il parere del Consiglio di Stato del 1992 - 2.3. L’adozione del colore e la precisazione delle norme (1993-2005) - 2.4. Dalla teoria alla pratica: decisioni sulla confondibilità - 2.5. In particolare: l’uso di espressioni letterali - 2.6. In particolare: l’uso dei cognomi e la confondibilità - 3. Confondibilità con simboli di partiti presenti in Parlamento - 4. Presentazione di contrassegni al solo scopo di impedirne l’uso ad altri soggetti politici - 5. Contrassegni riproducenti immagini o soggetti religiosi - 6. Altre norme rilevanti - 6.1. La riorganizzazione del partito fascista e i contrassegni elettorali) - Capitolo V. Il contenzioso sui contrassegni tra verifica dei poteri e autorità giudiziaria (1. Premessa - 2. Le norme in materia - 3. Le posizioni in contrasto: la giurisprudenza - 3.1. La giurisprudenza civile: «difetto assoluto di giurisdizione» - 3.2. La giurisprudenza amministrativa: difetto di giurisdizione, ma con oscillazioni - 3.3. La giurisprudenza amministrativa: le eccezioni (e il “caso Pizza”) - 4. Le posizioni in contrasto: le Giunte parlamentari - 5. L’orientamento (discusso) della Corte costituzionale - 6. La delega al Governo sul contenzioso elettorale: un’occasione persa) – Bibliografia - Ringraziamenti