L’autobiografia di Giuliano di Sansevero |
Andrea Giovene L’autobiografia di Giuliano di Sansevero Elliot, pagg.951, Euro 25,00
IL LIBRO – La storia si svolge fra il 1903 e il 1957, attraversa luoghi e città italiane ed europee in un vasto arco di tempo che va dagli inizi del Novecento agli anni del secondo dopoguerra e, attraverso le vicende del suo protagonista – il nobile Giuliano di Sansevero – giunge a restituire un affresco grandioso di epoche, luoghi, persone e avvenimenti della grande storia e della cronaca quotidiana. Accanto al quadro storico di un cinquantennio decisivo per l’Italia e l’Europa, l’autore descrive il percorso di maturazione psicologica, umana e culturale del suo protagonista, le sue esperienze e l’influenza esercitata su di lui dagli innumerevoli personaggi secondari che popolano le pagine. L’opera fu concepita in cinque sezioni, a partire dall’infanzia e giovinezza del protagonista, il quale, in crisi di identità, si distacca dalla famiglia per tentare di ricostruire la propria esistenza in armonia con se stesso e con gli altri, per giungere verso la fine della propria vita con la riconquista della verità e della libertà, inutilmente inseguite per anni. Come dichiarò più volte Giovene, l’Autobiografia – che egli suddivise in cinque parti – non voleva riflettere la vita reale dell’autore ma quella del suo personaggio, in una sintesi immaginaria di avvenimenti che appartengono a tutti e a nessuno. Cionondimeno le vicende personali del suo autore costituirono una solida base di conoscenza diretta degli eventi narrati, riportati alla luce dalla memoria di Giuliano/Andrea in un flusso narrativo imponente, ricco e preciso nel dettaglio descrittivo e di ampio respiro nelle riflessioni umane del personaggio. Frutto di lunghi anni di lavoro, anche la storia editoriale di questa opera così complessa nello stile, nella struttura e nel contenuto contribuì alla creazione di un mito letterario: stampato prima all’estero (in Finlandia e Svezia) e poi in Italia da Rizzoli, che lo pubblicò in cinque volumi a partire dai primi due nel 1966 e proseguendo fino all’ultimo, uscito nel 1970, il libro ottenne una larghissima attenzione della stampa dell’epoca, come testimoniano recensioni e articoli firmati da critici come Carlo Bo, Giulio Nascimbeni, Corrado Stajano, Alberto Bevilacqua. DAL TESTO – “Silenzioso, meditativo e coltissimo, Gian Michele celava sotto modi cortesi l'animo impetuoso ed ardente. La concentrazione del suo carattere poteva esplodere in maniera improvvisa e pericolosa e durante il servizio militare si era una volta ribellato. Da questa vena di accesa malinconia, legata ad una sorta di ideale misticismo, doveva alla fine essere vinto; ma l'amore per una vedova, che egli seguì e dalla quale fu più tardi abbandonato, era in quel tempo ancora ai suoi inizi. Gian Michele, già da molti anni lavorava insieme con mio padre ad una impresa comune che aveva dato i suoi frutti; e, per allora, egli si logorava soltanto nella fatica, sostenendosi con i suoi acini di caffè. A questo zio ero devoto ma egli mi intimidiva. Raramente mi parlava, con una voce bassa e velata, effetto, credo, di una malattia giovanile, e che dava però alle sue parole una sostanza misteriosa e penetrante. L’AUTORE – Andrea Giovene nacque a Napoli nel 1904 nella famiglia dei duchi di Girasole, una delle più nobili e antiche dinastie napoletane tra cui figurarono uomini illustri e generali al servizio di Carlo D’Angiò, Carlo V e Filippo II, politici e giudici ai tempi di Masaniello, gentildonne ricordate da Goethe nel suo Viaggio in Italia, reazionari schierati contro le rivoluzioni popolari e anche un affiliato alla Carboneria. Cosmopolita per educazione e per cultura, lasciò giovanissimo la sua casa per girare il mondo, facendo mille mestieri: dal commesso di libreria al maestro di ballo a Milano, poi ufficiale di cavalleria a Ferrara, imbianchino a Parigi, impiegato in una società di navigazione, pittore, poeta, traduttore, giornalista, letterato – fondò e diresse la rivista «Vesuvio» (1928-1929) –, collaboratore del «Gazzettino di Venezia» e del «Mattino di Napoli». In questo periodo pubblicò due opere di narrativa Viaggio (Ricciardi, 1936) e Incanto (Ricciardi, 1940). Durante la Seconda guerra mondiale fu capitano di cavalleria in Grecia, poi prigioniero in Polonia e Germania (1941-45), dove assistette alla caduta di Berlino. Finita la guerra, fu nella Commissione studi Post-bellica del Ministero (1946), quindi vicedirettore del quotidiano «Il Mattino d’Italia» (1950-52). Cittadino onorario di Centola per aver promosso gli scavi archeologici della necropoli greca di Palinuro, redattore capo della sezione napoletana del «Tempo», antiquario, esperto di pesca subacquea, bibliofilo. Tra le altre opere pubblicate ricordiamo il saggio Fatti di Grecia, Polonia e Germania (1954) e la traduzione della Lesbia di Catullo (1955). Visse negli ultimi anni in parte a Londra con il figlio Lorenzo, avvocato, e in parte in Italia e Germania. È morto nel 1995 a Sant’Agata dei Goti. INDICE DELL’OPERA - "Ricordare è luce": Andrea Giovene tra autobiografia e romanzo. Introduzione di Emanuele Trevi - Biografia di Andrea Giovene - Volume I (L'Albero Genealogico - Il Giglio - Il pensile - Il ballo - Il cilicio) - Volume II (Le scimmie - La cavalla – Il diavolo - Lo schiaffo - Le pietre) – Volume III (Gli asini - L'occhio - La scure - Il fiore - L'eclisse) - Volume IV (I dadi - La civetta - I funghi - Le oche - Le lagrime) - Volume V (Le farfalle - I santi - Il fiume - I giadi - L'orecchio) - Appendice
|