La poltrona del re Stampa E-mail

Fabrizio Rinaldini

La poltrona del re

Edizioni Agemina, pagg.288, Euro 18,00

 

rinaldini_poltrona  IL LIBRO – Fabrizio Rinaldini, toscano, al suo secondo romanzo giallo, con La poltrona del re dà una prova magistrale di giallista e narratore abile nel creare atmosfere realistiche e nel tenere il lettore col fiato sospeso, in un crescendo di tensione, di curiosità, di concretezza, fino all'ultima pagina.
  Il giallo trae origine dalla guerra civile del 1944, combattuta in questo caso nel contado fiorentino con piena vittoria di pochi 'eroici' partigiani tra i quali trova posto anche qualche evaso dal carcere di Santa Teresa a Firenze. Un antefatto, dunque, che ha i colori della storia e che trova il suo sviluppo e il suo tragico epilogo negli anni '90.
  L'imprevisto e l'imprevedibile tessono tutto il plot con una successione di colpi di scena, di piccole realtà, il cui risvolto finale si evolve in modo del tutto inatteso. I delitti appaiono così ben mascherati da far pensare a una serie di suicidi e il lettore, dopo le prime pagine, viene coinvolto in una specie di intrico dove lui stesso diventa il protagonista che indaga ed esplora per conoscere il lato oscuro della vicenda e arrivare alla soluzione finale. Così le pagine si dilatano, si ingrossano, in una prodigiosa affabulazione, in un dispiegarsi di turbamenti e suggestioni e il percorso, tra sussulti e delusioni, si fa sempre più incalzante, enigmatico, tormentato, travolgente. E, a distanza di 50 anni, quando tutti hanno già dimenticato quella triste pagina di storia del '44 e qualcuno, dal passato oscuro, sta tentando la scalata politica, Gianna, nipote della prima vittima - vittima lei stessa di una lacerante violenza giovanile - e il suo compagno, Simone, con testardaggine e pochissimi labili indizi in loro possesso, lottano per risalire alla fonte dei misfatti e incastrare gli autori del diabolico piano.
  Gianna e Simone, protagonisti del romanzo, sono descritti con eccezionale forza pragmatica, ma anche gli altri personaggi de "La poltrona del re" sono delineati in modo così chiaro e incisivo da lasciare un'impronta indelebile, come Ezio o Lisetta Marchini, quasi scolpiti con pochi energici tratti. Perché una delle caratteristiche letterarie di Fabrizio Rinaldini è quella della scrittura asciutta, scarna, ma vigorosa ed eloquente.
  L'amore tra i due protagonisti gioca la parte dominante del romanzo mentre un gatto sornione riempie la scena con la sua presenza davvero ineffabile.

  DAL TESTO – "Renato Pistoresi aveva quarantacinque anni. Grande amico di Tamburini, era stato uno dei fondatori del Fascio di Combattimento di Prato, nel '20, aveva fatto la marcia su Roma e la guerra di Spagna, con la divisione "Fiamme Nere". E proprio dalla Spagna s'era portato due ricordi di guerra. Il primo era una scheggia nella gamba destra che lo costringeva ancora a zoppicare, nonostante fossero passati più di cinque anni. Era stato ferito il 24 gennaio del '39 a Manresa, durante la battaglia di Catalogna, appena due giorni prima della conquista di Barcellona. Il secondo ricordo era una pistola Echeverria Star, che gli era stata regalata da un ufficiale di collegamento spagnolo e che proprio in quel momento era posata sul comodino. Si stava rivestendo nella penombra della camera da letto, cercando di fare meno rumore possibile. La donna dormiva ancora, con una gamba nuda in bilico sull'orlo del letto matrimoniale. Ma forse non dormiva per niente, faceva solo finta. Non ne vedeva la faccia, solo i lunghi capelli neri e per un momento rimase a fissarla con desiderio."

  L'AUTORE – Fabrizio Rinaldini è nato 55 anni or sono nel comune di Scandicci e lì attualmente risiede dopo vari trasferimenti. Una militanza politica decennale e una lunga disavventura giudiziaria gli hanno permesso di assaporare l'equanimità dell'italica legge. Dopo un matrimonio durato poco e finito male, qualche anno trascorso in Africa e in America del Sud per lavoro, molte amicizie sbagliate e poche "fratellanze" vere e proprie, più di un legame sentimentale finito peggio del matrimonio, ha deciso che la cosa più divertente di tutte è scrivere. Così scrive per gioco e legge per passione. Ama la letteratura e la storia. Frequenta archivi e biblioteche per ricerche improbabili, traduce articoli dall'inglese, fra lunghe camminate a passo veloce (quelle che i salutisti maniaci chiamano fitwalking), molti libri letti e tantissimi da leggere, qualche concerto, un po' di teatro e il lavoro di sistemista informatico. Non cambierebbe il luogo in cui vive neppure con un attico a Manhattan con vista sull'Hudson, mantiene vivi i legami con la propria comunità ideale, ama i gatti, la birra Weisse, i Pink Floyd, Shakespeare, l'irraggiungibile Céline e 'Non, je ne regrette rien' di Edith Piaf che (potenza dei numeri) è stata scritta nello stesso anno in cui è nato. Ha pubblicato il suo primo giallo di successo, In morte di un collega, con Sassoscritto Editore.

  INDICE DELL'OPERA - Antefatto - Capitolo 1 - Capitolo 2 - Capitolo 3 – Capitolo 4 - Capitolo 5 - Capitolo 6 - Capitolo 7 - Capitolo 8 - Capitolo 9