Fabrizio Rinaldini
In morte di un collega
SassoScritto Editore, pagg.304, Euro 14,00
IL LIBRO – Un suicidio che non è un suicidio, l’omicidio di una prostituta, un tecnico informatico in guerra col mondo, una cura contro l’Aids che fa bene solo alle finanze di una multinazionale, un incidente d’auto che non è un incidente. Fra romanzo d’amore e medical thriller, periferie post-moderne e librerie della vecchia Firenze, la storia di un uomo e di una donna in lotta contro l’ingiustizia e il destino.
DAL TESTO – “Si svegliò alle sette, pesto e indolenzito. Il letto sembrava un campo di battaglia. Probabile che avesse avuto un incubo, o più di uno. Gli era già capitato un sacco di volte. La mattina seguente non ricordava nulla. Neppure un frammento. Qualche volta si svegliava nel bel mezzo della notte, fradicio di sudore, con ancora stampati in mente i particolari del sogno. Incredibilmente lucido, al punto da prendere il notes che teneva sempre sul comodino e provare a descrivere con mozziconi di frasi ciò che aveva sognato. Poi si riaddormentava. La mattina riusciva a malapena a decifrare la propria grafia. Leggendo, però, le tessere del sogno gli tornavano in mente e siccome erano tutt'altro che piacevoli aveva smesso di scriversi i particolari. “Uscì verso le otto e un quarto. Fuori, il deserto. Un deserto gelato, al punto che dovette percorrere la strada da casa sua fino al viale a passo d'uomo, per le lastre di ghiaccio che si erano formate sull'asfalto. “I vetri delle auto parcheggiate erano completamente bianchi. Per questo notò subito un'Alfa Sport Wagon marrone parcheggiata alla sua sinistra, rivolta verso il viale. I finestrini erano semiaperti, forse per fare uscire il fumo. Già, perché dentro c'erano due tizi che stavano fumando. Ebbe tutto il tempo di guardare quello seduto al posto del passeggero. Moro, giovane. Il suo campanello d'allarme personale squillò immediatamente perché ebbe la netta impressione che il tipo non fosse italiano. Albanese? Slavo? Un'ennesima coincidenza? “Il ricordo della telefonata che aveva ricevuto il ragazzo del call center gli trapanò il cervello. Cazzo! Si decise. Meglio passare per paranoico che finire pestato, o peggio. Continuò a guidare lentamente fino all’incrocio con viale della Repubblica. Dallo specchietto vedeva che l'Alfa era sempre allo stesso posto.”
L’AUTORE – Fiorentino, Fabrizio Rinaldini è nato 55 anni or sono. Dopo una lunga disavventura giudiziaria che gli ha permesso di assaporare l’equanimità dell’italica legge, un matrimonio durato poco e finito male, qualche anno trascorso in Africa e in America del Sud per lavoro, molte amicizie sbagliate e poche “fratellanze” vere e proprie, più di un legame sentimentale finito peggio del matrimonio, ha deciso che la cosa più divertente di tutte era scrivere. Così scrive, frequenta archivi e biblioteche per ricerche improbabili, e lavora come sistemista informatico per una multinazionale francese. Vive ancora nel contado fiorentino e non cambierebbe Badia a Settimo neppure con un attico a Manhattan con vista sull’Hudson, mantiene vivi i legami con la propria comunità ideale, ama i gatti, la birra Weisse, i Pink Floyd, Shakespeare, l’irraggiungibile Céline e Non, je ne regrette rien di Edith Piaf.
LA CRITICA – “C’è un nuovo giallista in Italia, si chiama Fabrizio Rinaldini, il suo romanzo d’esordio si intitola In morte di un collega (Sassoscritto, 300 pagg, euro 14), il suo “eroe” è politicamente scorretto, il suo campo d'azione una Firenze fatta di librerie e pizzerie, prostitute slave e lavanderie cinesi, ferita a morte dal turismo eppure mortalmente bella. “In morte di un collega mette in scena un omicidio mascherato da suicidio, una cura contro l’Aids che in realtà manda dritti all’altro mondo, un magistrato donna che cerca la verità e una procura che depista, il corrotto manager di un’azienda farmaceutica, un povero pensionato malato terminale, un racket della prostituzione, un finto attentato delle Br... E poi incidenti stradali sospetti, pirateria informatica, servizi deviati… A passo di carica Rinaldini si prende il lettore sulle spalle e se lo porta dietro per trecento pagine piene di avventure. ““Politicamente scorretto” si diceva all’inizio. Già, perché Francesco, il protagonista, lavora con i computer e odia le multinazionali, si innamora di una piemme, ma detesta magistrati e “sbirri”, schifa la politica, ma da ragazzo ne ha fatta talmente tanta che l'ha pagata con la galera... Rinaldini mette insomma in scena un sopravvissuto degli anni di piombo vissuti dalla parte sbagliata, un “fascio” che la fine delle ideologie, il crollo del comunismo e l’ascesa del berlusconismo ha ulteriormente radicato nel suo rifiuto del mondo. Perché poi, in teoria avrebbero vinto “i suoi”, ma quella destra al potere è per lui un incubo. Quanto ai nemici di un tempo, si sono riciclati nella managerialità o nella marginalità da salotto buono, globalismo, ecologismo light e girotondi, dritti dell’uomo e guerre umanitarie: un altro incubo. Senza appesantire il romanzo e tenendo a bada la retorica della nostalgia (c’è solo un troppo insistito rimando tolkieniano...) l’autore racconta un particolare tipo umano minoritario quanto saldamente radicato nella società italiana, di solito un “fallito di successo”... Uno che legge molto, ma non gli scrittori da best-seller, ama pittori come Caillebotte e poeti come Cardarelli… “In morte di un collega è un noir malinconico dove chi vince perde sempre e comunque, nella miglior tradizione del genere. Sistemista informatico per una multinazionale francese, cinquantacinquenne, Rinaldini è un esordiente, come dire, di lungo corso: dalla quarta di copertina si capisce che ha vissuto, ha dato più di quanto abbia ricevuto, ha sbagliato e ha pagato e alla fine va bene così. Con qualche accorgimento (più sottrazione, meno dettagli) il suo Francesco, idealista e ruvido, potrebbe divenire il protagonista di una serie, ma il suo autore ha curiosità e cultura più che sufficiente per guardare eventualmente altrove. In alto i cuori, viene da dirgli.” (Stenio Solinas, Con «In morte di un collega» arriva in libreria il giallo di destra, Il Giornale, 2 luglio 2011, pag.27)
INDICE DELL’OPERA - Capitolo 1 - Capitolo 2 - Capitolo 3 - Capitolo 4 - Capitolo 5 - Capitolo 6 - Capitolo 7 - Capitolo 8 - Capitolo 9 - Capitolo 10 - Capitolo 11 - Capitolo 12 - Capitolo 13 - Capitolo 14 - Capitolo 15 - Capitolo 16 - Capitolo 17 - Capitolo 18
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