Fuga dall’inferno e altre storie Stampa E-mail

Muhammar Gheddafi

Fuga dall’inferno e altre storie

Manifesto Libri, pagg.128, Euro 14,00

 

gheddafi_fuga  IL LIBRO – Conoscevamo il Gheddafi provocatore, arringatore di folle, profeta; qui ci si rivela, in una dozzina di sorprendenti novelle, un Gheddafi scrittore e poeta, dalla personalità complessa e profondamente riflessiva. In queste storie, tra la favola moderna e la parabola morale, emerge, forse più che nei suoi interventi politici, il carattere particolarissimo di questo personaggio del nostro tempo, tanto attento alle trasformazioni portate dalla modernità quanto legato all’antica cultura beduina con le sue radici nomadi e con il suo attaccamento alla natura solitaria del deserto. Lontani dall’immediatezza della politica, questi racconti non mancano tuttavia, in forma metaforica e visionaria, di bersagli polemici come certi potentati musulmani legati mani e piedi agli Stati Uniti o come gli integralisti, cui Gheddafi imputa un carattere retrogrado e criminale. Alla fine di questa lettura avremo scoperto un personaggio davvero fuori dal comune.

  DAL TESTO – “La città è nemica dell'agricoltura, costruita com'è su terreni agricoli sradicando alberi da frutto, e attrae a sé i contadini lusingandoli, affinché lascino la loro attività per trasferirsi sui marciapiedi della città a fare i mendicanti, trasformandoli in pigri nullafacenti; allo stesso tempo la città fagocita tutta la produzione agricola, e ne chiede ancora... ma questi prodotti agricoli richiesti dai cittadini necessitano a loro volta di terreno agricolo e contadini. La città è l'antitesi della produttività, perché questa richiede sforzo e costanza, mentre per sua natura la vita di città è quanto di più contrario alla pazienza, alla serietà e allo sforzo fisico. È nella sua natura voler prendere senza dare, consumare senza produrre ... mentre si espande in ogni direzione, senza limiti, ricoprendo di una patina tutto ciò che le sta intorno, protendendo i tentacoli per spargere i suoi veleni, distrugge 1'aria pura trasformando l'ossigeno in biossido di carbonio, e il biossido di carbonio in monossido di carbonio... Deturpa la forma della natura, ne annebbia l'immagine mandando boccate di fumo, vapori e gas di scarico, soffoca il respiro, insudicia ogni cosa... rende invisibili le stelle, la luna e perfino il sole... e grida, urla, strombazza, schiamazza, mettendo a dura prova l'udito, provocando emicranie e ipertensione. La città si estende per divorare i terreni agricoli e i villaggi circostanti e farli scomparire sotto la sua ala lurida e soffocante: affonda voracemente i denti e gli artigli - che hanno forma di strade, edifici, servizi pubblici e circonvallazioni - nei piccoli villaggi isolati e tranquilli, che immediatamente divengono sobborghi, poi periferie indivisibili da essa, schiacciati inesorabilmente dal suo immane peso: si trasformano da villaggi calmi, fecondi, sani, quieti, governati da reciproco accordo, salubri e floridi, in alveari bui, scuri e malati, pezzi di un insieme pesante, malsano, che fatica senza risultato, che si stanca senza lavorare, che vive senza scopo, che esiste senza un fine...
  “La città annienta il sentire sociale e i sentimenti umani, e produce soltanto apatia e indifferenza, e questo perché i suoi abitanti replicano senza sosta comportamenti e scene che attirerebbero l'attenzione nei villaggi e nelle oasi, tra i nomadi e i beduini, mentre in città... non ti fai domande né devi rispondere di un movimento frettoloso o di un assembramento, di un gesto lento o di uno sparpagliamento, e questo per l'assuefazione a guardare ogni cosa senza che questa attiri minimamente l'attenzione, quel tanto che basterebbe per chiedere spiegazioni: lo stesso vale per una rissa, per il pianto di un uomo o una caduta in mezzo alla strada, finanche per lo scoppio di un incendio in un posto qualsiasi... a condizione però che non sia vicino a casa tua. Passi accanto a dei poveracci, barboni addormentati sui marciapiedi, o in piedi in un angolo, appoggiati ai muri o ai tronchi degli alberi, e nemmeno te ne accorgi, anche se ti rivolgono la parola, o ti tendono la mano per chiederti l'elemosina o aiuto: questa è una tipica scena cittadina, la cui ripetizione causa una indifferenza naturale con il passare del tempo, divenendo solamente una delle tante possibili immagini mentali della città, così abituale da non destare la benché minima attenzione”.

  L’AUTORE – Muhammar Gheddafi dal 1969 è il leader della Libia contemporanea e uno dei grandi protagonisti della politica araba moderna.

  INDICE DELL’OPERA - La città -  Il villaggio… il villaggio - La terra… la terra - Il suicidio dell’astronauta - Fuga all’inferno - L’erba della debolezza e l’albero maledetto - La morte - Maledetta sia la famiglia di Giacobbe… e benedetta sii tu, carovana - Rompete il digiuno alla sua vista - La preghiera dell’ultimo venerdì - È passato il venerdì senza preghiera - L’annunciatore del sahûr di mezzogiorno