"Lettere" di Tommaso Campanella |
Tommaso Campanella Lettere Olschki, pagg.XXXII-728, Euro 74,00
IL LIBRO – Negli anni ’60 del secolo scorso Luigi Firpo aveva progettato una nuova edizione del corpus delle lettere di Campanella, necessaria per emendare e completare quella curata da Vincenzo Spampanato nel 1927. L’iniziativa, che non si era allora potuta realizzare, giunge a compimento con il presente volume. Distribuito, seppure in modo diseguale, lungo l’intero arco della vita, l’epistolario di Campanella si presenta multiforme e vario, ma animato da un’unità profonda, sotterranea. Le lettere risultano diversificate per ampiezza, contenuti, lingua e stile espressivo: ampi memoriali a papi e sovrani convivono con scarni biglietti e opuscoli su quesiti scientifici; il volgare si alterna con il latino, e un linguaggio alto e ricercato con toni più semplici e familiari: ma ognuna di esse contribuisce ad aggiungere una pennellata all’autoritratto dell’autore. Ed è proprio a una lettera al granduca Ferdinando II che Campanella affida un autentico testamento spirituale, in cui sembrano riunirsi le fila di una vita: l’elogio della casa medicea per avere favorito la rinascita degli studi platonici; la riforma del sapere alla luce dei due libri della natura e della Scrittura; l’incontro giovanile a Padova con Galileo, che aveva segnato l’inizio di una costante amicizia e stima. La riflessione infine sul destino dei profeti, che, perseguitati dai politici e dai potenti perché osano illuminare le tenebre e svelare i loro inganni, risorgono il terzo giorno o il terzo secolo. DAL TESTO – “Perché in verità Satana, proprio nel tempo in cui Iddio prepara segretamente la riforma del mondo, apparecchia il seggio dell'Anticristo: e siamo ormai nella sesta età della Chiesa, già squilla la sesta tromba, già «il sole si muta in tenebre e la luna in sangue» e si rivelerà «quel corno piccolo che dice cose altisonanti». Lutero, infatti, che ne fu l'ultimo precursore, ha recitato la sua parte sotto il quinto sigillo, gli ha preparato il seggio. Fu «la canna agitata dal vento», spazzò via i sacramenti, la penitenza, l'ubbidienza, la verecondia, la misericordia divina, e introdusse un certo Iddio traditore degli uomini, il quale promette che ci farà del bene, mentre al contrario ha stabilito lui stesso di sospingerci al male; dunque fu in tutto l'antitesi di Giovanni Battista: appunto come il mio san Vincenzo già da tempo aveva mostrato che egli sarebbe nato in Germania e avrebbe avuto ufficio di precursore. Quanto a Calvino, quinta coppa dell'ira di Dio, «ha ottenebrato il suo regno». In Italia e in Ispagna aveva preparato il terreno l'empio Machiavelli, che imperversa quasi dovunque tra prìncipi e magistrati; tutto il resto del mondo ci pensa Maometto a tenerlo apparecchiato con favole, lussurie ed empietà per il regno dell'Anticristo, che avrà breve durata. Ma il Signore dice per bocca di Zaccaria: «Contro i figli tuoi, o Grecia, susciterò i tuoi figli, o Sion» ecc., e: «S'avanzerà il Signore come un turbine che viene da mezzogiorno» ecc. Non rammento bene le parole”. L’AUTORE – Nato a Stilo, in Calabria, nel 1568, Tommaso Campanella entrò nell'ordine dei domenicani quando era ancora molto giovane, ma, a causa delle sue idee in fatto di religione, si ritrovò ben presto nel mirino degli inquisitori, dai quali fu accusato di eresia e rinchiuso in carcere a Roma, nello stesso periodo di Giordano Bruno. Nel 1599 tornò in Calabria, dove tentò di organizzare un'insurrezione contro il dominio spagnolo e di gettare le basi per una profonda riforma religiosa. Anche in questa occasione fu arrestato e condannato, ma riuscì a salvarsi dalle torture fingendosi pazzo. Il suo presunto stato mentale non poté, però evitargli il carcere: rimase rinchiuso per 27 anni, durante i quali trovò la forza per continuare a scrivere, specialmente di filosofia. Fu proprio durante la prigionia che compose un'opera dedicata a Galileo, del quale apprezzava incondizionatamente (e pericolosamente) il lavoro ed il pensiero. Nel 1626 riacquistò una parziale libertà: uscì dal carcere ma rimase a Roma, sotto il controllo del Sant'Uffizio. Grazie alla benevolenza di papa Urbano VIII, anche questo vincolo venne in seguito eliminato ma, nel 1633, Campanella venne nuovamente accusato di eresia e di propaganda antispagnola, così, prima che la situazione precipitasse, decise di rifugiarsi a Parigi, sotto la protezione di Richelieu, e di dedicarsi alla pubblicazione dei suoi scritti. Morì nella capitale francese nel 1639. Insieme con Giordano Bruno e Bernardino Telesio, Tommaso Campanella fu uno dei principali anticipatori di alcuni importanti argomenti della filosofia moderna e il suo pensiero testimoniò di questo passaggio tra Medioevo e modernità oscillando tra la trascendenza tradizionale del cattolicesimo e l'immanentismo del naturalismo rinascimentale. (Fonte: http://www.liberliber.it/biblioteca/c/campanella/index.htm)
|