Gli uscocchi. Pirati, ribelli, guerrieri tra gli imperi ottomano e asburgico e la Repubblica di Venezia Stampa E-mail

Stevka Šmitran

Gli uscocchi. Pirati, ribelli, guerrieri tra gli imperi ottomano e asburgico e la Repubblica di Venezia

Marsilio Editori, pagg.XXII-111, Euro 22,00

 

stevka_uscocchi.jpg  IL LIBRO - La vicenda degli uscocchi si colloca all’interno delle grandi lotte per il potere tra l’Impero ottomano, la Repubblica di Venezia e l’Impero degli Asburgo nel delicatissimo scacchiere adriatico tra il XVI e il XVII secolo, ma - a tutt’oggi - la documentazione storica non è stata studiata a sufficienza, e resta un mistero il loro stesso nome, che persino vocabolari ed enciclopedie descrivono in maniera discordante e imprecisa. Il termine, dal serbo/croato uskok, “fuggiasco”, ha poi assunto negli anni molti altri significati: “profughi”, “migranti”, “predatori”, “assalitori”, “disertori”, “ribelli”, “guerrieri”, “pirati”.

  L’epoca degli uscocchi, che in origine svolgevano un’utile funzione militare come primo baluardo cristiano contro l’avanzata turca, è durata circa ottant’anni: da cento - quanti erano inizialmente nel 1537, quando la roccaforte di Klis venne conquistata dai turchi - diventarono duemila alla fine della loro storia, conclusasi con la “guerra di Gradisca” o “guerra degli uscocchi” nel 1617. I cronisti pagati dai tre stati che si spartivano l’Adriatico li descrivono, a seconda delle necessità e degli obblighi verso i committenti, a volte come profughi spinti dall’avidità per il danaro e la vendetta, altre come combattenti per la giustizia e la libertà. Ma, da qualunque punto di vista si osservi, è indubbio il fatto che i Balcani mai sono stati tanto presenti nell’Adriatico come lo furono con gli uscocchi; quegli «homini valorosi e disperati» hanno lasciato la propria impronta sulla scena politica europea dell’epoca: l’età moderna non può che apprezzarne appieno il mito.

 

  DAL TESTO - "Molto compatti e organizzati, proteggevano la propria comunità con un forte spirito di corporativismo, vendetta e onore: la parola data era sacra tra gli uscocchi. Come confermato persino dalle parole del provveditore veneto Niccolò Donà che cercò invano di corrompere un capo degli uscocchi: «Anche se sono capaci di compiere i più atroci delitti, a queste canaglie si deve riconoscere che mai tradirebbero la parola data, né tra loro, né addirittura al nemico».

  "I ritratti che ci sono giunti li presentano come gente di statura imponente, soprattutto coloro che discendevano dai primi transfughi bosniaci, molto più vigorosi di coloro che provenivano dalle terre in prossimità di Senj.

  "Di loro e del loro modo di vita abbiamo questa descrizione: «sono combattenti coraggiosi e di successo»; «sono homini valorosi e disperati».

  "Questi uomini che esercitavano la guerra per vivere , fieri della propria esistenza si presentavano agli altri come uscocchi. L'appartenenza a un'etnia o a un'altra era meno importante che sentirsi valorosi combattenti con un'esistenza precaria".

 

  L'AUTRICE - Stevka Šmitran - poetessa, traduttrice, saggista - insegna all’Università di Teramo. Tra le sue pubblicazioni si segnalano: Crnjanski e Michelangelo (1988), Racconti popolari jugoslavi (1988), Camao (1991), Antologia della poesia dell’ex Jugoslavia (1996), Poesie scelte di Ivo Andrić (2000), L’ultimo pranzo di Miodrag Pavlović (2004), Antologia della poesia contemporanea serba (2007).

 

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione - I. L'Adriatico tra l'Impero ottomano, la Repubblica di Venezia e l'Impero asburgico - II. Sull'origine degli uscocchi - III. L'epoca degli uscocchi - Appendice - Anonimo, Dialogo: Giovanni et Antonio - Glossario - Bibliografia - Indice dei nomi e dei luoghi