Ferramonti di Tarsia. Voci da un campo di concentramento fascista 1940-1945 Stampa E-mail

Mario Rende

Ferramonti di Tarsia. Voci da un campo di concentramento fascista 1940-1945

Mursia, pagg.296, Euro 19,00

 

rende_ferramonti_di_tarsia.jpg  IL LIBRO - Dopo le leggi razziali del 1938, a Ferramonti di Tarsia (quaranta chilometri a nord di Cosenza), venne aperto il più grande campo di concentramento fascista per ebrei e stranieri non graditi. Fra il 1940 e il 1943 oltre duemila persone vissero in questo luogo che ricorda esteriormente un campo nazista, ma in realtà rappresentò per molti ebrei una fonte di vita e di salvezza. Nel campo si celebrarono diversi matrimoni, nacquero molti bambini, vennero aperte delle sinagoghe e una cappella cattolica, c’erano una scuola e una biblioteca, e si organizzarono attività culturali e sportive.

  Questo miracolo della compassione e della dignità umana accadde per precise e coraggiose scelte di uomini che superarono pregiudizi razziali e religiosi, come Paolo Salvatore, direttore di Ferramonti, che arrivò alle mani pur di difendere gli ebrei, o padre Callisto Lopinot che tesseva un fondamentale rapporto fra il Vaticano e la comunità ebraica.

  Con documenti e testimonianze originali, Mario Rende dà voce a uomini straordinari e silenziosi che «hanno saputo, in giorni neri, onorare il nome dell’Italia».

 

  DAL TESTO - "Non credo ci sia nella storia dell'uomo il caso di un campo di concentramento che viene ricordato dalle stesse «vittime» per cui venne costruito come un «paradiso inaspettato». Tale però fu l'incredibile sorte di Ferramonti. Sempre nello stesso articolo viene citata una definizione di uno storico di Cambridge, il professor Jonathan Steinberg, che identificò nel campo di Ferramonti «il più grande kibbutz del continente europeo». Se queste definizioni non provenissero da una fonte ebraica e non fossero supportate da una realtà storica inconfutabile, chiunque avrebbe imbarazzo nel citarle per paura di essere scambiato per un ignobile revisionista, negatore della Shoah. Eppure un campo di concentramento posto nel sud agricolo e rurale dell'Italia del 1940 fu per molti ebrei e stranieri una fonte di vita e di salvezza. Se da una prospettiva ebraica Ferramonti, nella sua organizzazione sociale, poteva essere assimilato a un kibbutz, dal punto di vista della storia della democrazia in Italia, la presenza nel campo di un «parlamento» eletto dagli internati fa di Ferramonti un raro caso nell'Italia di quegli anni di un'organizzazione sociale democratica «parlamentare»".

 

  L'AUTORE - Mario Rende, nato a Roma nel 1958 è medico e professore ordinario di Anatomia Umana presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo di Perugia. S’interessa di storia e costumi del Meridione d’Italia e, in particolare, della Calabria, di cui è originaria la sua famiglia.

 

  INDICE DELL'OPERA - Presentazione - Introduzione - Cronologia - Testimonianza di Paolo Salvatore, direttore del campo di Ferramonti - Testimonianza di Padre Callisto Lopinot da Geispolsheim, assistente spirituale del campo di Ferramonti - Relazioni degli ufficiali inglesi che entrarono nel campo di Ferramonti - Ringraziamenti - Bibliografia e filmografia - Indice dei nomi