Gino Serafini
La Decima Mas e il Diario di Umberto G.
Effigi, pagg.496, € 22,00
Il periodo compreso tra l'8 settembre 1943 e la fine della Seconda Guerra Mondiale è uno dei più drammatici e controversi della storia italiana. Dopo l'armistizio che sancisce la resa dell'Italia agli Alleati, il Paese si trova spaccato in due. Da un lato, l'occupazione tedesca e la nascita della Repubblica Sociale Italiana (RSI), un regime fascista guidato da Benito Mussolini, che cerca di mantenere viva la lotta contro le forze alleate e la Resistenza italiana; dall'altro, la crescita della lotta partigiana, che si schiera con gli Alleati contro i fascisti e i nazisti.
In questo contesto storico, la Decima Flottiglia MAS, meglio conosciuta come la Decima MAS, emerge come una delle forze più emblematiche della RSI. Composta principalmente da ex membri della Regia Marina e da fascisti convinti, la Decima MAS fu coinvolta in missioni di sabotaggio, attacchi contro le forze alleate, e difese disperate contro l'avanzata delle truppe alleate e partigiane. Gli uomini che combattevano nella Decima, tra cui molti giovani idealisti, si trovavano a fronteggiare un destino segnato dalla disillusione e dalla tragedia, in quanto la sconfitta era ormai inevitabile.
Il libro di Gino Serafini, "La Decima Mas e il Diario di Umberto G.", si inserisce in questo contesto storico complesso, ma lo fa da un'angolazione molto personale e intima. Il volume nasce dalla scoperta di un diario di guerra scritto da Umberto Guidotti, un giovane membro della Decima, trovato dalla nipote dell'Autore, che rimarrà sconcertata dalla lettura del testo. Quello che appare inizialmente come un resoconto di guerra, in realtà diventa un viaggio dentro la psicologia e la biografia di un individuo che ha scelto di combattere in un conflitto che, dopo l'8 settembre 1943, sembrava già perduto. Il diario di Guidotti non è solo una testimonianza di eventi bellici, ma un documento che rivela la visione del mondo di un giovane che, pur nutrendo ideali di giustizia e onore, si ritrova ad aderire a una causa perdente.
Il volume di Serafini offre quindi un duplice ritratto: quello della Decima MAS, con le sue contraddizioni e il suo ruolo durante gli ultimi anni della RSI, e quello di Umberto Guidotti, un uomo che nel conflitto si ritrova a fronteggiare i propri limiti morali e le proprie convinzioni.
Il diario di Umberto Guidotti, sebbene in gran parte composto da resoconti di esperienze dirette sul campo di battaglia, si distingue per la sua penna "sottile" e riflessiva. Il tono del diario non è mai univocamente eroico o esaltante; al contrario, si fa largo una forte dose di disillusione. Dalla resa di Genova fino all'esperienza nel campo di prigionia di Coltano, dove i soldati della Decima MAS erano detenuti dai partigiani e dalle forze alleate, il diario di Guidotti offre uno spaccato crudo e veritiero della fine della guerra e della fine di un'ideologia. Il giovane marò racconta non solo le dure condizioni fisiche, ma anche la confusione morale che permea la sua esistenza: la violenza della guerra, la disgregazione dell'ideale fascista, e il senso di tradimento da parte di una nazione che si appresta a chiudere un capitolo storico drammatico e devastante.
La lettura del diario è un'esperienza di grande impatto emotivo, in quanto consente di entrare in contatto con la mente di un giovane soldato che si trova a dover giustificare le sue scelte in un mondo che sta crollando intorno a lui. La domanda che si pone, e che il libro cerca di esplorare, è quella di una sorta di paradosso morale: perché un giovane "idealista e perbene" ha scelto di combattere per una causa che sarebbe poi risultata perdente e giuridicamente ingiustificabile? La risposta a questa domanda non è semplice, ma il diario ci offre degli spunti significativi.
La trascrizione del diario è stata curata dalla nipote di Umberto, e il lavoro di Gino Serafini si è concentrato sull'inquadramento storico degli eventi e sul contesto in cui il diario è stato scritto. Serafini, con il suo approfondito lavoro di ricostruzione storica, fornisce al lettore gli strumenti necessari per comprendere le ragioni della partecipazione alla Decima MAS. Non si limita a riprodurre una storia personale, ma inserisce il diario in una cornice storica che permette di interpretare le scelte di Guidotti alla luce delle contingenze politiche e ideologiche del tempo. Il lavoro di Serafini si distingue per la sua capacità di rendere accessibili al pubblico le dinamiche storiche complesse e, spesso, problematiche, che hanno segnato la guerra civile italiana e il destino di milioni di uomini e donne. L'Autore non cade nel facile giustificazionismo né nella condanna assoluta, ma cerca di mettere in luce la tragedia umana di chi si è trovato coinvolto in un conflitto fratricida e ideologicamente confuso.
Il libro di Serafini non è solo una biografia di un combattente, ma anche una riflessione più ampia sulla Decima MAS come simbolo di una parte della società italiana che, nonostante fosse parte del "lato sbagliato della Storia", ha vissuto il conflitto con una certa forma di idealismo e convinzione. La Decima MAS è stata spesso celebrata da alcuni come un simbolo di eroismo, ma anche messa sotto accusa per le sue implicazioni nelle atrocità della guerra civile. La narrazione di Guidotti e l'analisi storica di Serafini rivelano la complessità di questo gruppo e la sua partecipazione a una guerra che, fin dalle sue prime fasi, non poteva che concludersi tragicamente.
Al centro della narrazione si trova una domanda che accompagna il lettore per tutta la lettura: come è possibile che un giovane, come Umberto, cresciuto con valori di onore, di giustizia e di amore per la patria, abbia scelto di combattere in una causa che poi si è rivelata persa? Il libro non risponde direttamente a questa domanda, ma invita a una riflessione più profonda sulle ragioni che spingono un individuo a compiere scelte che, nel contesto attuale, appaiono incomprensibili. È una riflessione sulla natura della guerra, sull'identità nazionale e sulla capacità dell'individuo di giustificare le proprie azioni in un contesto di estrema incertezza e violenza.
Gino Serafini offre un contributo importante alla comprensione di una parte della nostra storia che, purtroppo, è spesso dimenticata o travisata. Il volume, pur nella sua specificità, diventa così un'opera che stimola una riflessione sulle scelte individuali in tempi di conflitto e sulle conseguenze che queste scelte hanno non solo sugli individui, ma sulla memoria collettiva di un'intera nazione. |