J'accuse Stampa E-mail

Francesca Albanese

J'accuse
Gli attacchi del 7 ottobre, Hamas, il terrorismo, Israele, l'apartheid in Palestina e la guerra


 Fuoriscena, pagg.176, € 16,00

 

albanese jaccuse  Il conflitto israelo-palestinese, una delle questioni più complesse e dibattute del panorama geopolitico contemporaneo, affonda le radici in più di un secolo di storia, segnato da eventi e decisioni che hanno avuto e continuano ad avere un impatto devastante per le persone coinvolte. Sin dalla fine della Prima Guerra Mondiale, con la dissoluzione dell'Impero Ottomano e la successiva creazione del Mandato britannico sulla Palestina, la regione è stata teatro di una crescente tensione tra la comunità ebraica e quella araba. Il movimento sionista ha promosso l'idea della creazione di uno Stato ebraico, mentre la popolazione araba palestinese ha resistito a quella che vedeva come un'occupazione coloniale e una minaccia per la propria esistenza e indipendenza. Con la nascita dello Stato di Israele nel 1948, la prima grande ondata di conflitti ha avuto inizio, culminando con la Nakba (la "Catastrofe" palestinese) e la successiva espulsione di centinaia di migliaia di rifugiati palestinesi.

  Nel corso degli anni, il conflitto ha assunto forme diverse, passando attraverso le guerre del 1956, 1967 e 1973, la lotta armata, la guerriglia e i negoziati diplomatici. Uno degli snodi cruciali del conflitto è il 1967, con l'occupazione israeliana dei territori palestinesi, una questione centrale nell'attuale dibattito internazionale, soprattutto in relazione alle accuse di apartheid e di violazioni dei diritti umani.

  L'intreccio di violenza, legittimazione ideologica, diritti umani e politica internazionale è il contesto in cui si inserisce il libro di Francesca Albanese e Christian Elia, "J'accuse", che analizza la situazione politica e umanitaria attuale dei territori palestinesi e delle sue implicazioni per il conflitto con Israele, con particolare attenzione all'occupazione e alla condizione di apartheid. Il libro, pubblicato in un periodo storico delicato e segnato dall'escalation degli attacchi di Hamas il 7 ottobre 2023 e dalla guerra a Gaza, intende denunciare non solo la violenza immediata, ma anche il contesto di lungo periodo che ha contribuito alla tragedia.

  Il libro non nasce come una reazione immediata agli attacchi dell'ottobre 2023, ma come un'opera di denuncia che vuole sollevare l'attenzione su un conflitto che, troppo spesso, è stato trattato con superficialità o ideologizzazione. Questo volume si distingue proprio per la sua preoccupazione di offrire una lettura lucida e documentata, radicata nella realtà dei fatti, evitando semplificazioni.

  Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, porta nel libro il peso di un'esperienza che affonda le radici in un decennio di impegno professionale in difesa dei diritti umani. Albanese non è solo una voce accademica o politica, ma una testimone privilegiata, con una conoscenza diretta dei rapporti internazionali e dei rapporti sul campo, che ha permesso di analizzare la condizione dei palestinesi non solo attraverso la lente dell'opinione pubblica, ma anche alla luce delle normative internazionali e dei trattati in vigore.

  Il volume mette in evidenza, con il rigore e la precisione tipici della relatrice ONU, l'emergere di una vera e propria condizione di apartheid nei territori palestinesi occupati da Israele dal 1967. In questo senso, "J'accuse" si inserisce in un filone di studi e analisi che non risparmia Israele dalla critica, ma la pone in una cornice di analisi internazionale più ampia. La realtà dell'occupazione israeliana non viene infatti ridotta alla semplice denuncia delle violazioni, ma viene inquadrata in una discussione legale, politica e storica di grande valore, dove emerge con chiarezza il contesto neocoloniale che ha alimentato la repressione, l'esclusione e la violenza.

  Una delle parti più delicate del libro riguarda la reazione alla violenza palestinese, in particolare gli attacchi di Hamas. Albanese non si sottrae ad affrontare l'argomento, ma la sua posizione non è né quella di una giustificazione né di una condanna ideologica. Piuttosto, l'Autrice e il co-autore Christian Elia lavorano per mettere in luce il fatto che l'occupazione e la violenza israeliana sono state alla base della radicalizzazione e della nascita di gruppi armati come Hamas. Questo non significa giustificare l'utilizzo della violenza indiscriminata, ma sottolineare che è necessario comprendere le cause profonde del conflitto, evitando di ridurlo a una semplice contrapposizione tra "terroristi" e "innocenti".

  Il libro cerca di evitare il luogo comune che afferma che ogni critica alla politica israeliana equivalga a un supporto al terrorismo, una dicotomia che contribuisce solo a mantenere il conflitto in uno stato di stallo. Invece, Albanese e Elia propongono un approccio basato sulla comprensione delle dinamiche storiche e politiche che hanno condotto all'escalation delle violenze. Il messaggio che ne emerge è chiaro: la soluzione al conflitto non può essere trovata nella perpetuazione della violenza, ma solo nel riconoscimento dei diritti umani e nell'impegno per una pace giusta che rispetti la dignità e i diritti di tutti i popoli coinvolti.

  Un punto saliente del libro è l'analisi legale e giuridica dell'apartheid come fenomeno emergente nei territori palestinesi occupati. Utilizzando i rapporti ufficiali delle Nazioni Unite, il testo documenta in maniera inconfutabile come le politiche israeliane abbiano contribuito a creare una condizione di segregazione e discriminazione sistemica. La tesi dell'apartheid non è presentata come un giudizio moralistico, ma come un'analisi legittima e documentata, basata su strumenti giuridici internazionali e sui principi dei diritti umani. In questo contesto, l'Autrice invita la comunità internazionale a non voltarsi dall'altra parte, ma a guardare in faccia la realtà della disuguaglianza e della repressione.

  "J'accuse" è, dunque, un'opera di grande rilevanza, non solo per il suo contenuto rigorosamente documentato, ma anche per l'impegno profuso dall'Autrice nel rispondere alle narrazioni semplicistiche e polarizzanti che troppo spesso dominano il discorso sul conflitto israelo-palestinese. Il volume invita a una riflessione profonda e a una maggiore consapevolezza, partendo dal riconoscimento dei diritti fondamentali come base per ogni possibile soluzione al conflitto. Un'opera che merita di essere letta e discussa da chi desidera davvero comprendere la realtà dei territori palestinesi e il contesto che ha portato agli eventi tragici del 7 ottobre 2023 e alla guerra che ne è seguita.